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Perché le mie preghiere non funzionano?

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Norman M CC

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 08/03/17

Seconda parte di una serie di contributi sulla preghiera di intercessione: imparare a pregare con l'obiettivo, la tempistica e il cuore giusti

“Perché le mie preghiere non funzionano? Perché non ottengo da Dio quello che voglio?” È difficile rispondere a questa domanda, soprattutto quando la persona inizia a leggere Luca 18, 35-43, che si può riassumere dicendo: “Gesù dice: ‘Cosa vuoi che faccia per te?’ Il cieco risponde: ‘Signore, che io riabbia la vista’. Gesù replica: ‘Eccoti la vista’”.

Perché non si può rispondere in modo così semplice, chiaro e diretto a tutte le preghiere di intercessione (di cui ho scritto la settimana scorsa nella Parte 1)? Spesso la nostra preghiera non “funziona”, e allora potremmo essere tentati di lamentarci dicendo: “Signore, non sto chiedendo niente di male. Non chiedo la morte del mio rivale o di diventare il tiranno della Terra. Non chiedo niente di impossibile. Chiedo solo cose degne di lode, come un buon coniuge cattolico o l’eccellenza negli studi o la pace in famiglia. Perché non mi tratti come il cieco?”

Le domande sulle preghiere rimaste apparentemente senza risposta possono essere le più sentite, e quindi le più dolorose. Ci presentiamo a Dio nella nostra necessità e vulnerabilità, e Dio sembra non rispondere o rimanere indifferente.

Che significa se Dio non è tempestivo o chiaro nel rispondere alle nostre richieste? Se la richiesta è sbagliata Dio dice “No”. Possiamo esserci concentrati su qualcosa che non ha in mente per noi, e Dio nella sua bontà dice “No”. Dio dirà sempre di no a qualsiasi richiesta che ci separerebbe da Lui.

Se è sbagliata la tempistica, Dio dice “Con calma”. La tempistica è importante. Una cosa buona al momento sbagliato è una cosa negativa. Possiamo chiedere cose che non siamo ancora pronti a ricevere e a curare in modo adeguato.

Se la persona che prega è in errore, allora Dio dirà “Cresci”. Dio ci esorterà sempre a superare un cuore diviso (l’esempio più famoso è Sant’Agostino prima della conversione: “Signore, rendimi casto ma non subito”). A volte siamo ambivalenti riguardo al fatto di ricevere una grazia che richiede una conversione, o chiediamo di essere liberati dal ricevere una grazia che richiede la conversione, o ancora di essere liberati da un desiderio peccaminoso che ancora amiamo. Dio può lavorare al meglio in un cuore indiviso, che non traccia un confine tra il “Questo è per me” e il “Questo è per Dio”. Se preghiamo per ottenere la grazia ma non la vogliamo davvero, allora San Giacomo dice che siamo instabili e doppi (vogliamo e non vogliamo allo stesso tempo), e quindi non dovremmo aspettarci di ricevere niente da Dio, perché non gli abbiamo dato un luogo in cui porlo.

San Paolo è ancora più diretto, dicendo in Romani 12, 1-2 che non possiamo adorare bene o discernere la volontà di Dio se ci aggrappiamo a ciò che è indegno della nostra chiamata cristiana: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.

A volte possiamo ritenere la chiamata divina all’integrità e alla crescita spirituale come condizione per ricevere le migliori benedizioni di Dio frustrante, umiliante o che fa arrabbiare. Darci quello che vogliamo ucciderebbe Dio?

Sì. Lo farebbe. Dalla caduta di Adamo ed Eva, noi umani abbiamo concentrato il nostro cuore, la nostra mente e le nostre mani su ciò che non è Dio, insistendo su idoli, giochi e piaceri che pensiamo di meritare o di cui crediamo di avere bisogno. Quando ci siamo chiusi nella morte spirituale insistendo su ciò che volevamo noi indipendentemente dal fatto che fosse davvero buono per noi o meno, la nostra unica speranza di riscatto era un intervento divino. Gesù è morto per spezzare i legami della nostra disobbedienza che avevamo forgiato con tanto orgoglio. Solo un Dio amorevole può esortarci ad essere maturi e non accontentare ogni nostro capriccio. Solo un Dio sorprendente può darci una seconda possibilità di felicità e santità, comprata dal Sangue versato dal Figlio di Dio.

Se la richiesta è giusta, la tempistica e giusta e noi non siamo in errore, allora Dio dirà “Sì! Ricevi il desiderio del tuo cuore – un cuore concentrato su ciò che è meglio per te. Tuo Padre te lo dà volentieri”.

Quando preghiamo, ricordiamo che ci stiamo rivolgendo al Dio che ha scelto liberamente di crearci, salvarci e santificarci. Ci stiamo rivolgendo al Dio che ci chiama alla gloria. Se ricordiamo questo, allora preghiamo con decisione e prontezza “Gesù, confido in Te”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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