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La fede costruisce società più solidali? Pare di sì…

A South Korean girl lights candles at Myeongdong Catholic Cathedral in Seoul – it

AFP PHOTO / Sam YEH

REPUBLIC OF KOREA, SEOUL : A South Korean girl lights candles at Myeongdong Catholic Cathedral in Seoul on December 24, 2011. Christmas is one of the biggest holidays celebrated in South Korea with Christians forming over half the population. AFP PHOTO / Sam YEH

Aleteia - Lucandrea Massaro - pubblicato il 08/03/17

Il vantaggio evolutivo della fede religiosa in uno studio di psicologia sociale

Già molti studi elencano gli effetti positivi della fede nella vita personale, nell’atteggiamento dei credenti verso il prossimo, ma ancora sono pochissime le ricerche volte a considerare gli effetti della religione nella storia evolutiva dell’umanità, in termini di “vantaggio”.


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Ad affrontare, almeno parzialmente questo aspetto, ci ha pensato Eleanor Power del Santa Fe Institute, autrice di un articolo apparso sulla rivista “Nature Human Behaviour”, secondo cui le attività religiose consentono a chi vi partecipa di stabilire legami sociali più forti con i membri del proprio gruppo. La novità nello studio della Power è anche il fatto di aver condotto la sua ricerca sul campo, dal vivo, e non in laboratorio con questionari o analisi delle reazioni. Lo studio quindi è doppiamente interessante.

Power ha studiato per 20 mesi il modo in cui le pratiche religiose influenzano la vita personale e sociale degli abitanti di due villaggi dell’India meridionale,Tenpatti e Alakapuram. In queste comunità, la maggior parte dei residenti vive in condizioni di povertà e non ha accesso a un conto bancario: si basa quindi sull’appoggio della famiglia e degli amici per i lavori agricoli, la costruzione degli edifici e altre attività quotidiane fondamentali. L’autrice ha analizzato le relazioni interpersonali degli abitanti dei villaggi con un metodo statistico chiamato modello grafico casuale esponenziale e ha cercato una possibile correlazione con le pratiche religiose (Le Scienze).

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Il dato che emergerebbe dalla ricerca è la tendenza a chiedere supporto a una persona se questa frequenta regolarmente le funzioni religiose o se è coinvolta in atti religiosi più evidenti e impegnativi (sia in termini di tempo che di risorse), perché viene giudicata più affidabile e generosa rispetto agli altri. Il supporto in genere viene poi ricambiato: dunque, a fronte di un impegno, si viene ricompensati con relazioni umane di mutuo aiuto.

“Gli atti religiosi possono acquisire un senso notevole quando si guarda al loro beneficio sociale”, ha spiegato Power. “Perciò se la pratica religiosa influenza la probabilità di stringere queste relazioni e la loro qualità, influenza anche la capacità degli individui di far fronte alle incertezze e alle difficoltà della vita”.

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