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Esercizi spirituali, Michelini: “Morte e vita di Gesù non sono una fiction”

Vatican Insider - pubblicato il 06/03/17

Da Plutarco ad Hanna Arendt ed Elie Wiesel, da Tommaso da Celano ai rabbini Hillel e Baal Shem Tow: sono arricchite da preziosi spunti storici le prime meditazioni del francescano padre Giulio Michelini agli Esercizi spirituali di Quaresima del Papa e la Curia. Nella Casa Divin Maestro ad Ariccia, il frate minore sviscera il Vangelo di Matteo per riflettere sul tema della passione, morte e resurrezione di Gesù – che «non sono una fiction», precisa – tratteggiandole come «un grande affresco, di cui si guarda l’insieme per poi rimanere colpiti da un particolare». 

Michelini ha aperto ieri gli Esercizi, che si svolgeranno fino a venerdì 10 marzo, con una introduzione – riportata dalla Radio Vaticana– in cui confessava tutta la sua «paura» per l’importante compito affidatogli da Francesco. «Farò quello che posso», ha ammesso il predicatore, «dove non potrò, arriverà lo Spirito». 

Nella meditazione di questa mattina – la prima della giornata, riportata sempre dall’emittente – il religioso ha smosso le coscienze dei 74 presenti con una serie di quesiti. Il primo: «Sulla base di quale criterio faccio discernimento? Decido d’impulso, mi lascio prendere dall’abitudine, metto me stesso e il mio tornaconto personale davanti al Regno di Dio? Ascolto la voce di Dio, che parla in modo umile?». Padre Michelini ha ricordato infatti che Gesù prendeva le sue decisioni nella preghiera e non attraverso sogni o maghi, come invece faceva Alessandro Magno nel racconto di Plutarco. Noi facciamo lo stesso? 

Il francescano ha richiamato quindi la figura di Pietro, come descritta dalla tradizione rabbinica, per domandare: «Ho l’umiltà di ascoltare Pietro? Abbiamo l’umiltà di ascoltarci gli uni gli altri, facendo attenzione ai pregiudizi o alle pre-letture che certamente abbiamo, ma attenti a cogliere quello che Dio vuole dire nonostante le mie chiusure? Ascolto la voce degli altri, magari debole, o ascolto solo la mia voce?». 

Al centro della meditazione, il frate ha posto anche le «ritirate strategiche» di Gesù che – ha chiarito – non sono un modo per fuggire dai pericoli, come l’arresto di Giovanni Battista o la notizia dei farisei che vogliono ucciderlo, bensì un’occasione per compiere gesti concreti come annunciare il Regno e guarire i malati. Michelini ha richiamato il pensiero di Hanna Arendt sulla banalità dal male, in riferimento alle atrocità dei nazisti, efferate quanto l’uccisione del Battista, e quello del rabbino Hillel perché «Gesù continua la missione assumendo nuove responsabilità fino a quella che lo porterà a Gerusalemme». Uno spunto, questo, per porsi un’altra domanda: «Ho il coraggio di andare fino in fondo per seguire Gesù Cristo, mettendo in conto che questo comporta portare la croce, come lui ha detto, annunciando la risurrezione, la gioia, ma anche la prova?». 

Importante anche riflettere sul silenzio, ha detto il francescano nella seconda meditazione di oggi pomeriggio. Quel silenzio che Gesù pone davanti ai suoi nemici, a coloro che volevano distruggerlo e lo accusavano di essere un bestemmiatore. «Potremmo dire che le parole in alcuni momenti non servono affatto quando gli interlocutori sono potenziali antagonisti o il potere non permette di pronunciarne», ha sottolineato. Anzi a volte possono danneggiare, come diceva Baal Shem Tow, fondatore del moderno chassidismo. Ci sono però vari tipi di silenzio, annota il frate minore: un silenzio rancoroso di chi medita vendetta oppure il silenzio che, come disse Elie Wiesel, «non aiuta mai la vittime». Quello di Gesù nella Passione è un silenzio «disarmante», mentre quello di Dio è un «silenzio bruciante». Invece i nostri silenzi come sono? «Mi chiedo se comunico la fede solo con parole o se la mia vita è evangelizzante. Mi chiedo poi di che tipo sono i miei silenzi, e in relazione all’ufficio ecclesiale che svolgo, se sono colpevole di silenzi che non ci sarebbero dovuti essere», ha chiesto il religioso. 

Ha messo quindi in guardia dal diventare «professionisti del sacro» che scendono a compromessi pur di salvaguardare la facciata, l’istituzione, a scapito dei diritti delle persone. Soprattutto i poveri: sia quelli che non prendono parte alle liturgie perché anziani o ammalati, sia coloro che chiedono anche solo un minuto per essere ascoltati. «Molti poi sono quelli che non hanno il coraggio di bussare alle nostre porte, e verso i quali dovremmo andare noi», ha detto padre Giulio, «se poi siamo sinceri e ci guardiamo dentro, non possiamo non mettere anche noi tra quei poveri: ognuno è, in fondo, un povero per l’altro».  

Nella introduzione di ieri, il francescano ha chiarito invece che la vita e la morte di Gesù «non sono una fiction». Cristo «è morto davvero», la sua non è una morte «apparente» come asseriva un testo del 2010 dal titolo “Morti favolose degli antichi” che raccoglieva i resoconti dei decessi di personaggi storici divisi in diverse categorie. Quella di Gesù è nella categoria delle morti apparenti. Se davvero la morte di Gesù venisse considerata «apparente», non solo crollerebbe tutto il pensiero cristiano ma di fatto sarebbe «apparente» tutta l’esistenza di Gesù, ha affermato il predicatore. Tutta la sua vita sarebbe «una fiction». E non lo è affatto, come testimoniano i Vangeli.  

Su questo si indagherà nelle prossime giornate di Esercizi, che – ha riferito padre Michelini al Sir – si svolgeranno in silenzio su richiesta di Papa Francesco. Durante i pasti, invece, si ascolterà della musica e si leggeranno i brani di due libri. Il primo è del francescano fra Ibrahim Alsabagh e si intitola “Un istante prima dell’alba”. «Sono cronache di guerra e di speranza da Aleppo: mi sembrava bello portare all’attenzione del Santo Padre e della Curia romana una realtà tanto drammatica toccata dalla fede», ha spiegato Michelini. L’altro libro è invece una raccolta di testi mariani, curati dalla Comunità di Bose: «Di Maria, infatti, si parla poco o niente nel racconto della Passione di Matteo. E non potevamo fare a meno di riferirci a lei». 

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