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Spiritualità
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Cosa c’è in comune tra una proposta di matrimonio e l’amore infinito di Dio?

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Catholic Link - pubblicato il 02/03/17

di Silvana Ramos

Quando mio marito mi ha chiesto di sposarlo è stato un momento così speciale che, se ve ne raccontassi i dettagli, non mi credereste mai. L’unica cosa che posso dire è che in quel momento ho pensato persino ai bambini che non ancora avevamo, e a quanto raffinata era stata quella proposta di matrimonio. Ricordo di aver detto, (senza pensare minimamente che la nostra prima figlia sarebbe stata una femminuccia): “Poverino il fidanzato di nostra figlia, non riuscirà mai a fare meglio di questo”.

Era tutto così assolutamente incredibile, e per molto tempo mi sono addirittura chiesta perché il nostro reciproco impegno fosse così… magico! Anche nelle mie preghiere, oltre a ringraziare infinitamente Dio – non solo per la delicatezza e per ogni dettaglio del nostro rapporto, e per la persona straordinaria che presto avrei sposato – parlavo a Lui di quel momento. Perché il momento doveva avere un significato speciale, non doveva essere bello solo perché avrei detto sì.

Guardando indietro mi rendo conto che quel momento – e in realtà tutti i momenti che abbiamo vissuto insieme e che sono ormai parte dei nostri ricordi – hanno un significato importante nella nostra vita: sono la forza di cui abbiamo bisogno nel nostro cammino, soprattutto quando ci troviamo davanti una salita e ci mancano le forze per andare avanti.

Sono sicura che nel matrimonio, senza la grazia di Dio ricevuta nel Sacramento, mio marito ed io non saremmo riusciti ad arrivare dove siamo arrivati. Quante volte mi sarei voluta arrendere perché tutto sembrava molto complicato, perché sentivo venir meno le forze… e improvvisamente mi è venuto in mente il ricordo di quel momento speciale, un momento che non è venuto da me ma da qualcun altro. I simboli, la naturalezza, le parole pronunciate, il nostro matrimonio, i progetti sognati insieme… tutte queste cose sono come la voce di Dio che mi ricorda il motivo per cui sono qui. Sono come un alimento, che rinnovano non solo il desiderio, ma anche la volontà di andare avanti e di continuare a ricominciare da capo. Ostinatamente.

Il matrimonio è l’immagine dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. E così come ci ricordiamo della Sua promessa di “essere con noi tutti i giorni, fino alla fine”, anche i momenti speciali della vita coniugale ci  aiutano a ricordare quelle promesse che ci siamo scambiati. Ci aiutano a ricordare che si tratta di un impegno per la vita, una comunione, una storia personale che due persone decidono di costruire, mattone per mattone, giorno dopo giorno, con la Grazia di Dio.

Quando nel matrimonio arrivano dei momenti di avversità, facciamo l’esercizio di tornare a quei momenti che ci ricordano il motivo per cui siamo qui, del perché ci siamo impegnati liberamente e abbiamo dato vita ad una storia d’amore. Sì, una storia d’amore. Penso che questo concetto non sia valido solo per la vita coniugale, ma anche per la vita consacrata e per il nostro rapporto con Dio. Sono molti i dettagli e le storie che sperimentiamo nel corso della nostra vita, del nostro cammino con Dio.

Custodire quei momenti, e imprimerli nella mente e nel cuore, ci aiuterà ad affrontare il momento in cui arriveranno il deserto ed il dubbio, quando arriverà la disperazione. Sono momenti che alimentano la nostra fede, fede che Dio ci dà come grazia. Ma sapendo che siamo umani e deboli, non ci ha detto soltanto di credere ciecamente. Ci ha donato azioni concrete e momenti da ricordare. Ci siamo forse dimenticati che è morto sulla Croce per noi, e soprattutto che è risorto e che sarà con noi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi? Forse queste cose non sono reali? Certo che lo sono, e abbiamo bisogno di ricordarcene. Sempre.

Che questi ricordi, sotto l’azione della grazia di Dio, ci aiutino a crescere nella fede e a continuare questo cammino – che non di rado appare difficile – con gioia, sentimento e la convinzione di non essere soli.

«Il nostro tempo richiede cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarità con la Sacra Scrittura e i Sacramenti. Persone che siano quasi un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre alla vita che non avrà mai fine» (Benedetto XVI, Udienza Generale del 24 ottobre 2012).

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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