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Quelle che spesso per le donne sono dimostrazioni d’amore per gli uomini sono il contrario

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Fot. Lyuba Burakova | Stocksy United

ZYTA RUDZKA - pubblicato il 01/03/17

Il matrimonio di Margherita è in crisi. Dopo 15 anni di convivenza, il marito è andato a vivere da suo fratello. Ha detto che non c'è un'altra donna, ma vuole riposarsi

“E di cosa dovrebbe riposarsi?!”, grida Margherita. “Sono io quella che dovrebbe riposarsi dal fatto di cucinare, pulire, stirare e consolarlo perché il suo capo non lo capisce e i colleghi vogliono che se ne vada! Ho costruito una bella famiglia per lui, con due figli meravigliosi! C’era sempre un pasto in tavola, anche se ho un lavoro molto esigente. Una settimana fa è caduta la mensola con le spezie e sono stata io a correre alla ricerca di un martello, ci credi?”

Non posso vedere Margherita in altro modo che come l’unica eroina di casa, ma perché non nutro troppa ammirazione o simpatia nei suoi confronti? Si sforzava sempre troppo per tutto, ma non si è mai posta la domanda: “Perché devo essere sempre la migliore in casa?”

“Mi sacrificavo e lavoravo sodo, ma lui non lo apprezzava”, si lamenta Margherita. Ma forse lei apprezza se stessa? Nel ruolo di una sposa coraggiosa, madre e donna di casa sì, ma in tutto il resto? Quando le chiedo cos’ha fatto per se stessa a parte sacrificarsi per gli altri, mi guarda come se fossi dalla parte di Cristoforo. “Non ho nulla da rimproverarmi. Ho cercato ogni giorno di dargli un pezzetto di cielo”.

Quando vogliamo dare un pezzetto di cielo a qualcuno, la cosa migliore sarebbe verificare come immagina il cielo quella persona.


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E la domanda più importante: tu come lo immagini?

Cristoforo se n’è andato, e Margherita si sente una vittima. Ma non lo era forse già prima?

Era capace di farsi carico di tutto, ma non di se stessa. “Ma come potevo farlo? Non c’era il tempo! Ho preferito rinunciare ai miei piaceri e non lascerò che mi dicano che sacrificarsi per i propri cari è sbagliato”.

Essere vittima non nobilita

Ciò vuol dire che non mi sforzo di costruire un rapporto di coppia in cui le mie necessità sono importanti quanto quelle degli altri membri della famiglia. Non so difendermi davanti alla delusione, alla furia, all’ira. Ci sono molte di queste sensazioni dolorose in Margherita, ma non sono apparse solo per colpa di Cristoforo.

Ti accetto come sposo e come qualcuno che ha bisogno di aiuto

Perché l’amore si guadagna, ovvero bisogna lavorare sodo. E il sacrificio è la prova dell’amore.

Mi prenderò cura di te. Sopporterò le sue giornate no. Sopravvivrò ai miei anni peggiori. Perché ti amo tanto! Con i tuoi problemi coprirò nobilmente i miei problemi irrisolti.

Potrò farlo, perché mi priverò del diritto di dire: “Mi sento impotente! Ho paura! Ne ho abbastanza!”

Anziché chiedere “Cosa prova per me?”, mi chiederò “Cos’altro posso fare per lui?”

Quando parlo con gli uomini infelici le cui mogli sono degli angeli, vedo che il diavolo è nei dettagli. Gli uomini percepiscono quella che le donne ritengono una prova d’amore come una dimostrazione di limitazione, controllo e dipendenza.


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Margherita ammette di essere iperprotettiva, ma che c’è di male nel fatto che una donna si prenda cura del marito? “Voglio solo che sia contento”. Cristoforo non coglie i gesti d’amore. “Margherita è possessiva. Vive la mia vita. Mi tiene legato. Devo arrivare in tempo visto che per lei la cosa più importante è la tavola pronta per il pranzo”.

L’eccesso di attenzione può distruggere l’amore più grande

In genere, all’inizio tutto sembra inoffensivo. La sposa si sforza, e il marito è felice – non deve preoccuparsi di nulla. Dopo lei è sempre in allerta, ma sempre più tormentata e solitaria. Lui continua a stare comodo, ma si sente come un leone ben nutrito in uno zoo di lusso. Vuole un po’ di adrenalina, e qui c’è la gabbia ben pulita e il pasto servito direttamente in bocca. E inizia a speculare, pensando che forse non ha bisogno di una vita così perfetta.

A poco a poco, l’uomo si stanca di trovarsi sotto la vigilanza speciale dell’amore. Questo sistema non serve a nessuna delle parti.

Quando amiamo, vogliamo che il nostro amore sia corrisposto e duri “finché morte non ci separi”.

Concentrarsi troppo sulla figura del marito non salvaguarda la relazione, e sacrificarsi non si traduce nella capacità di durata del matrimonio.

Amare e aiutare, sempre di pari passo

L’aiuto è un elemento di vicinanza, ma non la esaurisce.

Un aiuto saggio è come una dolce carezza in un momento difficile, ma non per far avanzare per mano l’altra persona come un bambino nella direzione che vogliamo noi.

La storia di Margherita mostra che ci si può, a suo avviso, sacrificare senza limiti ed essere sottovalutate, ma perché questo l’ha sorpresa? Cristoforo ha forse capito qualche volta le sue emozioni, si è preso cura di lei e l’ha aiutata?

A Margherita costa dare una risposta specifica.


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Credo che sia il momento di vedere se questa crisi matrimoniale le ha insegnato qualcosa. Anziché sentirsi una vittima, sarebbe meglio definire questa esperienza un “beneficio occulto del fallimento personale”. Aiuta a rendersi conto della parte distruttiva del voler aiutare. L’eccesso di aiuto danneggia, corrompe.

Aiutare tuo marito non è aiutare una vittima

Il matrimonio non è uno stato d’emergenza o un momento di pericolo, quando io non conto niente.

Nel matrimonio ci si deve aspettare la reciprocità, la simmetria nell’aiuto. Mi preoccupo per lui, e lui appare quando è necessario – non in cambio di qualcosa che ha ricevuto da me, ma come espressione naturale dei rapporti d’amore.

È consigliabile che anziché rimboccarsi ancora una volta le maniche per correre a fare tutto ci si dica: “Sto verificando! Voglio vedere se non mi sto sacrificando da anni per un egoista. Mi sto sforzando per l’uomo su cui posso contare. Ovviamente non ho sposato una cattiva persona. Oh, no! È sensibile – ma forse solo alla sua sofferenza”.

È bene vedere a quello che rinunciamo continuamente. Va bene se il prezzo del fatto che una casa funzioni è che debba stare tutto il tempo in qualcosa di simile a una ruota per criceti?

Se ci piace tanto aiutare, nulla ci impedisce di aiutare noi stesse.

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Zyta Rudzka, polacca, è laureata in Psicologia presso l’Accademia di Teologia Cattolica. Ha vinto il Gdynia Drama Prize per il suo “Buffet Freddo”. La versione televisiva della sua opera, The Sugar Bra, ha vinto la medaglia d’oro al prestigioso Worldfest Independent Film Festival di Houston. Le sue opere sono state tradotte in italiano, tedesco, russo, inglese, croato, francese e giapponese.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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