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L’umile preghiera del re Enrico VI d’Inghilterra

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Aleteia Francia - pubblicato il 20/02/17

Alcuni dei suoi contemporanei dicevano che era più adatto a fare il monaco che a fare il re

La Chiesa ha splendidi tesori spirituali. Tra questi ci sono le preghiere che i fedeli recitano e su cui meditano con fervore. Alcune sono atemporali come il Padre Nostro, che Cristo stesso ha insegnato agli apostoli. Altre vengono direttamente dai santi che popolano il Regno dei Cieli.

Ci sono però preghiere poco conosciute che meritano di essere riscoperte. Tra queste c’è quella intitolata “La preghiera del fondatore”, attribuita al re Enrico VI d’Inghilterra (1421-1471):

“Domine, Jesu Christe, qui me creasti, redemisti, et preordinasti ad hoc quod sum; Tu scis quae de me facere vis; fac de me secundum voluntatem tuam cum misericordia. Amen”. “Seignore Gesù Cristo, che mi hai creato, redento e predestinato ad essere quello che sono; Tu sai cosa vuoi fare di me; fa’ di me secondo la tua volontà con misericordia. Amen”.

Chi era Enrico VI?

Enrico VI è uno di quei re inglesi poco conosciuti perché pochi fatti gloriosi hanno caratterizzato il loro regno. Appartenente alla casa dei Lancaster, era l’unico figlio del re Enrico V e della moglie, Caterina di Valois. Nato il 6 dicembre 1421 nel castello di Windsor, in un’Inghilterra segnata da sanguinose lotte con la Francia, salì al trono di uno dei regni più prestigiosi del Medioevo quando aveva appena nove mesi, anche se solo nel novembre 1429 venne consacrato re d’Inghilterra nell’abbazia di Westminster. Due anni dopo, nel dicembre 1431, venne incoronato re di Francia a Parigi, nella cattedrale di Notre Dame.

Il cardinale di Beaufort e il conte di Suffolk proposero di porre fine alla lunghissima Guerra dei Cent’Anni tra Inghilterra e Francia attraverso un’alleanza. Tra tutte le principesse del regno di Francia, la prescelta per sposare Enrico fu Margherita d’Angiò, figlia del re Renato e di Isabella di Lorena. Dalla lor unione nacque Edoardo di Westminster, principe del Galles.

La fondazione del college di Eton e la grazia di una preghiera reale

In un’Inghilterra in rovina per via delle battaglie, Enrico VI decise di lasciare la sua traccia ai posteri attraverso due importanti fondazioni. Nel 1440 fondò infatti il King’s College di Nostra Signora di Eton vicino Windsor (Eton College). In origine questa scuola doveva accogliere 70 bambini poveri, che avrebbero ricevuto un’istruzione gratuita. Poi avrebbero avuto la possibilità di entrare all’università del King’s College di Cambridge, che Enrico VI fondò nel 1441.

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Re molto pio, Enrico VI dava grande importanza all’aspetto religioso. Al servizio della cappella nominò10 sacerdoti, 10 cappellani e 16 cantori di coro. Ogni giorno si dovevano celebrare 14 Messe, alle quali si aggiungevano le preghiere e le Messe per le anime del Purgatorio. La cappella doveva inoltre accogliere le reliquie di un frammento della vera croce e della santa corona di spine per la venerazione dei fedeli.

Il monarca inglese voleva che quello da lui fondato fosse uno dei massimi luoghi di pietà. Per questo scrisse “la preghiera del fondatore” per l’atto di fondazione dell’Eton College.

Cosa insegna questa preghiera?

Al nostro sguardo “mortale” può sembrare semplice, ma la preghiera è piena di una grandezza che solo gli occhi della fede possono percepire. Bisogna meditarla con tutta l’anima per godere le ricchezze dei suoi doni spirituali.

Come un grido di supplica al cielo, inizia con un appello a Cristo,“Domine, Jesu Christe”, e ci invita a interrogarci sul senso della nostra esistenza terrena.

A ogni battito del nostro cuore siamo destinati a compiere la volontà di Dio. Questa preghiera ci ricorda che possiamo confidare in Lui e abbandonarci totalmente a Lui. Cercando di realizzare la sua volontà, ci avvicineremo al cuore di colui che è la Via, la Verità e la Vita.

Non è forse l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine? E allora lasciamo che conduca la nostra vita. Lasciamoci semplicemente guidare.

In musica

Henry G. Ley e Gabriel Jackson sono due compositori inglesi, ciascuno dei quali cerca attraverso il proprio talento di dare una dimensione spirituale e meditativa a questa preghiera tanto bella.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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