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Conoscere la Madre di Dio, come madre

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Zvonimir Atletic/Shutterstock

David Mills - pubblicato il 15/02/17

Come vale per quasi qualsiasi convertito abbia conosciuto, stavo arrivando a Maria e alla devozione mariana più lentamente di quanto non fossi arrivato ad altre cose

“Ho detto alla Beata Vergine che non ne scriverò quattro, ma solo tre”, mi ha detto enfaticamente la mia amica, e questo mi ha colpito come se fosse una notevole insubordinazione. Mi stava raccontando delle sue conversazioni con la Madre di Dio. “Aspetta”, ho pensato, “non puoi farlo”.

Ovviamente ne sapevo ben poco.

I limiti del convertito

All’epoca ero cattolico da sei, forse otto anni. Come nel caso di quasi qualsiasi convertito che io abbia mai conosciuto, stavo arrivando a Maria e alla devozione mariana più lentamente di quanto fossi arrivato ad altre cose. La Messa mi aveva attirato, e lo stesso valeva per la realtà della Comunione dei santi e della misericordia del Purgatorio. L’Ave Maria era fantastica, ma il Rosario non molto. E per quanto riguardava la Medaglia Miracolosa e alcune delle opere di devozione… uhm, no…

Sentire alcune persone (anche se non tutte) parlare delle apparizioni di Maria mi faceva provare quello che sentivo quando la gente parlava degli UFO o dell’ultima dieta lampo. Non dubitavo che fosse apparsa a Lourdes, a Fatima e in altri luoghi, ma mi sembrava un po’ strano quando le persone ne parlavano. Sembravano un po’ troppo entusiasmate.


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Alcuni membri dell’alto anglicanesimo, la tradizione dalla quale ero giunto nella Chiesa, recitavano occasionalmente l’Ave Maria, e qualcuno poteva perfino recitare l’Angelus a mezzogiorno. Il rapporto era formale e regolare. Si recitava quella preghiera in quel momento. Nei circoli anglicani, recitare quelle preghiere era anche un po’ audace. Quando si diceva l’Ave Maria ci si sentiva come si sentirebbe un battista nel bere scotch nel suo seminterrato con la porta chiusa a chiave. Era fare una cosa azzardata.

Da neocattolico, sapevo che i cattolici avevo un rapporto speciale con Maria. Quando la mia famiglia ed io eravamo entrati nella Chiesa, avevo aderito a tutto l’insegnamento e a tutti i dogmi. In teoria quando si è in ballo bisogna ballare, ma non nella pratica e decisamente no a livello di sentimenti.

Sapevo che diventando cattolico ero parte della famiglia di Maria in un modo in cui non ero stato prima, ma sentivo di doverlo fare più che altro come qualcuno che riempiva un questionario e lo inviava via e-mail a un alto ufficiale noto per la sua benevolenza ma molto lontano. Penso che molti convertiti si sentano così. La distanza culturale da qualsiasi cosa siano stati alla piena devozione cattolica è grande.

Il soldato semplice al generale

Mentre la mia amica mi diceva cosa aveva detto alla Beata Vergine, mi sono sentito come se stessi guardando un soldato semplice dire a un generale che quel mese non avrebbe marciato, grazie tante. Non avevo categorie per un rapporto di quel tipo. Sembrava, l’ho già detto, un’insubordinazione.


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Poi ho pensato: “È vicina a sua madre. Ed è vicina a sua Madre. È il modo in cui si potrebbe parlare alla propria madre”. “Mamma, taglierò l’erba ogni settimana, ma ai piatti pensaci tu”, o “Taglierò l’erba ogni settimana, ma se vuoi qualcuno che passi l’aspirapolvere chiama mio fratello. Io non lo faccio”. Dire ‘No’ mostra intimità, conforto, amicizia, fiducia. Mostra un amore per qualcuno che ci ama abbastanza da non chiederci di fare più di quello che vogliamo fare.

La conversazione disinvolta della mia amica con la Beata Vergine mi ha mostrato qualcosa sulla devozione e la pietà mariana che non avevo visto e che sicuramente non provavo. Il rapporto che aveva non era esattamente formale, anche se era comunque pieno di rispetto e reverenza. Era il rapporto che si potrebbe avere se nostra madre fosse un grande eroe. Non dimenticheremmo che è fantastica, ma sarebbe comunque nostra madre.

Grazie alla mia amica, ho capito per la prima volta – o ho realizzato a livello sia esistenziale che intellettuale – che si poteva essere amici di Maria. Poteva essere una madre in un senso più che metaforico. Mi piaceva usare la frase di C.S. Lewis “Figlio di Adamo e figlia di Eva”, ma non avevo mai immaginato che si potesse essere un figlio o una figlia della Nuova Eva – e men che meno che quella “madre” potesse essere più di una dichiarazione formale e potesse descrivere qualcuno che ci amava talmente da lasciarci dire “No”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]


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