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Sposarsi senza confessarsi è peccato?

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© DaviPeixoto

Julio de la Vega-Hazas - pubblicato il 14/02/17

Risposta alla domanda di un lettore, più complicata di quanto possa sembrare

La domanda è un po’ più complicata di quello che potrebbe sembrare a prima vista. Iniziamo citando il nº 1622 del Catechismo della Chiesa Cattolica (che a sua volta cita l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II): “In quanto gesto sacramentale di santificazione, la celebrazione liturgica del Matrimonio. . . deve essere per sé valida, degna e fruttuosa” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 67]. Conviene quindi che i futuri sposi si dispongano alla celebrazione del loro Matrimonio ricevendo il sacramento della Penitenza”. Sono parole molto misurate che ci serviranno da riferimento.

Stiamo parlando del matrimonio tra battezzati, che è matrimonio e al contempo un sacramento. Ci sono sacramenti – Battesimo, Penitenza e in alcuni casi Unzione dei Malati – che restituiscono (nel caso del Battesimo conferisce per la prima volta) la grazia che si perde per via del peccato grave.

Gli altri no, aumentano la grazia e conferiscono grazie particolari – quella definita “grazia sacramentale” -, ma bisogna riceverli stando già in stato di grazia, ovvero senza peccati gravi non confessati. È il caso del matrimonio.

Per questo, la vera questione non è se sia necessario confessarsi appena prima di sposarsi o nei giorni precedenti, ma se si deve ricevere in stato di grazia.


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Se è da molto tempo che non si ricorre al sacramento della Penitenza, è probabile che se ne abbia bisogno per arrivare all’altare in stato di grazia. In ogni caso, ce n’è bisogno se si ha la consapevolezza di un peccato grave non ancora perdonato nel sacramento corrispondente, che è appunto la Penitenza.

Il testo menzionato in precedenza utilizza tre aggettivi: valida, degna e fruttuosa. Se ci si sposa senza stare in stato di grazia, non per questo il matrimonio non è valido – sempre che si rispettino i requisiti richiesti –, ma non è degno, e soprattutto non è fruttuoso.

Non si riceve alcuna grazia, e come segnala anche il Catechismo senza questo aiuto l’uomo e la donna non possono arrivare a realizzare l’unione delle proprie vita nell’ordine a cui Dio li ha creati “da principio” (nº 1608).

Ma il fatto che sia infruttuoso non significa che sia un peccato. O sì? La risposta classica a questa domanda è che qualsiasi sacramento che si riceva consapevolmente in modo indegno rappresenterebbe un sacrilegio, e questo si applicherebbe anche al matrimonio, che è un sacramento. È così per regola generale, ma nel caso di un matrimonio che si riceve senza essere in stato di grazia ci sono alcuni dubbi.

Il motivo è la peculiarità del matrimonio. È un sacramento, sì, ma allo stesso tempo è un’alleanza che è nella natura umana e rispetto alla quale c’è un vero diritto naturale, il che non accade con nessun altro sacramento. Per questo si può considerare che non ci sia sacrilegio – e quindi nemmeno peccato – quando si contrae un matrimonio legittimo anche se il contraente non è in stato di grazia. Per questo motivo, il punto del Catechismo citato parla della confessione previa in termini di convenienza, non di assoluta necessità.


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Ad ogni modo, senza smentire quanto detto, bisognerebbe aggiungere due cose.
La prima è che contrarre matrimonio senza essere in stato di grazia, pur non essendo un sacrilegio, è una cosa da deplorare. Non ci sarà un peccato nuovo, ma se non si è in stato di grazia è perché persistono quelli precedenti, ovvero si è in peccato finché non si ricorre al sacramento della Penitenza.

Come si è già segnalato, inoltre, quanto alla grazia questo sacramento è infruttuoso, sterile (si riceve la grazia propria del matrimonio quando ci si confessa in seguito).

La seconda è che non sarà sacrilego ricevere il matrimonio senza essere in stato di grazia, ma in ogni caso lo è ricevere l’Eucaristia. In questa situazione i contraenti non si possono comunicare, e visto che non sta bene che si celebri il matrimonio all’interno della Messa, bisognerà far sì che non ci sia Messa. I parroci già sanno quello che bisogna fare, e celebrano il matrimonio con una liturgia della Parola senza Messa né Comunione.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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