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Essere single prova che mi sta succedendo qualcosa?

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© ALESHYN_ANDREI / SHUTTERSTOCK

Magdalena Galek - pubblicato il 02/02/17

Finché non mi accetterò, non mi amerò e non mi ammirerò, non lascerò che lo faccia qualcun altro

Qualche giorno fa ho trovato l’ultimo numero della rivista “Tu Style”. In copertina appare l’attrice polacca Anna Dereszowska con un vestito a fiori color ciliegia, e sotto il titolo: “È un peccato che non sia mai stata single”. Il mio cuore si è agitato e ho detto a voce alta: “È davvero un peccato che tu non lo sia stata, Anna…”

A volte essere single può essere una maledizione o una benedizione.

Nel mio caso, per molti anni è stato come una pietra attaccata al piede, che non mi permetteva di andare avanti, come una maledizione che mi condannava a tristezza e lacrime, una prova del fatto che qualcosa non andava in me. Mi sembrava di essere diversa dalle altre persone. Ero convinta che mi mancasse qualcosa, che in qualche posto dentro di me ci fosse “qualcosa” di misterioso, di vergognoso. Non c’è bisogno di dire quanto desiderassi assomigliare fisicamente alle modelle che apparivano sulle copertine, super-ritoccate con PhotoShop.

Chi di voi non crede che una parte del suo corpo sia troppo grossa o troppo magra lo scriva nello spazio in fondo dedicato ai commenti!

È la piaga dei nostri tempi – insistiamo nel compiere prove fallite per inserirci negli standard dettati dalla moda. Io ero troppo pigra per seguirli. Non mi lasciavo trascinare in diete estreme, e solo il pensiero di dover andare a correre mi faceva venire i brividi. Continuavo a vivere insoddisfatta del mio corpo. Oggi non mi sorprende che all’epoca non uscissi con i ragazzi.

Chi vorrebbe uscire con una persona che non si sente a suo agio con se stessa?

Ci sono anche i coraggiosi. Ho conosciuto vari uomini ai quali non dava fastidio il mio atteggiamento di repulsione nei confronti di me stessa. Purtroppo non ho dato loro alcuna opportunità, neanche minima, di trascorrere del tempo insieme, di arrivare a conoscerci. Perché? Com’è possibile? La prima ragione è che giocavo ad essere Dio. Dopo tre secondi che guardavo un uomo ero convinta di sapere tutto di lui, anche quanto sarebbe stato poco attraente come marito (nella mia testa comparivano scene di matrimonio dei film). Suona ingiusto? Credo che lo fosse.

Descriverò la seconda ragione con un esempio. Esattamente un anno fa, al matrimonio di alcuni amici, mentre facevo la fila per andare a porgere le congratulazioni agli sposi mi è avvicinato sorridendo un bel fusto. Durante una breve conversazione mi ha chiesto se ero accompagnata da un amico, un ragazzo che era al mio fianco. Ho risposto di no e ha detto: “Allora ti sequestro!” Una scena da film!

Putroppo dopo non è andata come nei film. Sono rimasta inchiodata a terra. Anche se dentro di me sentivo l’emozione e il desiderio di avventura, non li ho espressi né con un gesto né con una parola o un sorriso. In quei pochi secondi in cui il ragazzo aspettava la mia risposta è apparso nella mia testa un commento negativo: “Credo che si confonda. Queste cose accadono solo nei film”.

No, è impossibile che una persona del genere si interessi a me. Non avendo visto alcun interesse da parte mia, il ragazzo avrà pensato che ero presuntuosa o noiosa… sarà stato così? Non lo so. Forse un giorno avrò il coraggio di chiederglielo. La storia finisce qui. Il ragazzo è scomparso, e non c’è stato sequestro. Sono rimasta da sola con la delusione e alcune domande senza risposta: “Perché non credo di poter piacere a qualcuno anche se non sembro una modella?”; “Cosa posso fare la prossima cvolta in cui qualcuno vorrà conoscermi di più?” La risposta è stata semplice: amare me stessa.

Ho capito che finché non mi fossi accettata, non mi fossi amata e ammirata, non avrei permesso a un’altra persona di farlo. Come dice il comandamento, “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22, 39). Ma dove prendere questo amore per se stessi? Si può “fabbricare” in qualche modo? Mi sono rivolta al Principio del Creato. Mi sono convinta che Dio è amore e che un giorno si è preso del tempo e mi ha creata. Mi ha progettata e gli sono piaciuta.

Ha dipinto tutti i colori della mia personalità e li ha codificati molto bene. Forse sembra una favola, ma con me ha funzionato. Ho iniziato a conoscermi, a scoprire il segreto del mio essere. A scoprirlo davanti a me e, cosa importante, anche davanti ad altre persone. Oggi sento che c’è molta bellezza dentro di me, e della vecchia oscurità vergognosa non resta nulla.

Accettando tutti gli aspetti della mia personalità: i difetti, i vantaggi, la sessualità e i sentimenti. Non devo assomigliare a qualcuno che non sono.

Quando qualcuno mi dice che sono bella non divento più una statua di sale, ma ringrazio con gioia.

Non voglio più mettermi al posto di Dio e decidere qual è la modella difettosa e quale quella perfetta.

E io quale sarò? Preferisco stare davanti a una persona e godermi quel miracolo che aspettare che debba amarmi, riempire il vuoto o darmi qualcosa. E questa è la mia benedizione dell’essere single. Se state leggendo questo è probabile che lo siate anche voi. Avete il coraggio di scoprire quanto siete meravigliosi/e?

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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