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Speranza, pii desideri e presunzione – qual è la differenza?

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padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 01/02/17

Imparare a vivere con la vera speranza cristiana

“Speranza! Che grande spreco di energia!” Era un uomo anziano e amareggiato. Ammiravo molte cose in lui, ma non la mancanza di speranza. Aveva sicuramente buoni motivi per pensarla così. La vita era stata dura con lui. La sua disperazione mi spaventava, perché sospettavo che potesse perdersi qualcosa di importante, addirittura vitale. Mi spaventava anche perché in alcuni momenti molto bui mi sono chiesto se non avesse ragione.

Le visite che facevo a quel pover’uomo – lo chiamerò Ed – all’hospice quando ero un giovane gesuita mi mettevano molto in discussione, e a volte lo fanno ancora oggi. Ho sentito parlare tanto di speranza tra i cristiani, e il dolore e le domande di Ed facevano impallidire tutti quei discorsi.

Spesso le parole cristiane sulla speranza provengono da cristiani che vivono in una situazione confortevole e sicura. Offrono una combinazione di pii desideri e scicca presunzione. Assumono e si aspettano che il bello della vita di cui godono oggi continuerà anche domani e ancora dopo… perché… Perché? Non lo dicono, ma mi sembra che si aspettino di continuare a vivere bene perché Dio è buono e anche loro. Non posso leggere la loro anima, ma non posso fare a meno di chiedermi se queste persone abbiano mai letto il libro di Giobbe. E allora, in questo senso, Ed aveva ragione. Se la speranza è semplicemente una fiducia ingiustificata nel fatto che i bei tempi continueranno in modo indefinito, allora è davvero uno spreco di energia. Cosa ancor peggiore, ci prepara a una tremenda delusione quando i bei tempi finiscono – e succede sempre. Cosa peggiore di tutte, queste false speranze, quando si basano sull’illusione del “Dio mi benedice perché ho guadagnato le mie benedizioni”, ci accecano di fronte al nostro bisogno costante di pentimento e conversione.



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Ed mi ha anche messo in guardia contro una combinazione di ignoranza e disperazione mascherata da speranza. “Chi gioca alla lotteria? Un poveraccio che non sa la matematica!” Mi ricordava che non sono solo i Governi a sfruttare i poveri. “E tutte quelle parrocchie che hanno più giocatori d’azzardo che vanno a giocare a Bingo il venerdì sera che fedeli a Messa la domenica mattina?” (le parrocchie ospitano ancora il Bingo?)

Ancora una volta, fino a un certo punto, Ed aveva ragione. Se la speranza si basa sul pio desiderio di un’autosoddisfazione compiaciuta o sul pio desiderio della disperazione non merita l’approvazione cristiana. Ma che dire del suo totale rifiuto della speranza, il rifiuto che la tradizione cristiana definisce “disperazione”?

Ironicamente, la disperazione è una forma di presunzione che Ed giustamente denunciava. Se la speranza come pio desiderio presuppone un lieto fine, la disperazione è una forma di presunzione che porta certo a un finale negativo. Il pio desiderio dice: “Ho visto come finisce la storia, e certamente per me deve finir bene”. La disperazione dice: “Ho visto come finisce la storia, e sono certo che per me andrà a finire male”. In entrambi i casi, la gente afferma di conoscere più di quello che è in grado di sapere. In entrambi i casi, le richieste divine relativamente agli sforzi umani vengono ignorate.

La speranza cristiana combina il “già” e il “non ancora”. La speranza cristiana dichiara: “Dio mi chiama a una gioia perfetta e duratura in cielo. Non ho ancora realizzato la mia chiamata, ma ho scelto di rendermi disponibile”.

La speranza cristiana è una scelta di rendersi disponibili al bene perfetto del Paradiso, di disporsi come un pellegrino, facendo tutto ciò che è richiesto per cooperare con le grazie necessarie per ottenere tutto ciò che Dio ha promesso. Evita la presuntuosa follia del pio desiderio, perché i cristiani sanno che anche se Dio è inevitabilmente fedele noi non lo siamo. Evita anche la presuntuosa follia della disperazione, perché i cristiani sanno che la bontà di Dio va al di là di quello che possiamo immaginare.

In altre parole, la speranza cristiana si radica nella magnanimità – l’aspirazione dell’anima verso tutto ciò che è grande (e cosa c’è di più grande dell’unione eterna con Dio?)

Josef Pieper ha scritto che “una persona è magnanima quando ha il coraggio di cercare ciò che è grande e ne diventa degna”. Ovviamente possiamo diventare “degni” del Paradiso solo ricevendolo giustamente come un dono di Dio. Ricevere il dono del Paradiso correttamente è il compito della speranza.

Fare affidamento sui pii desideri sta diventando sempre più difficile. Non possiamo ripararci facilmente dalle tragedie e dai dolori di questo mondo. Allo stesso tempo, sta diventando più semplice essere vinti dalla disperazione. Nel turbinio della malvagità umana e del folle percorso del nostro mondo moderno, la speranza cristiana aspira al bene che il mondo non può offrire e al Dio che lo offre.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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