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La fede di una giovane coppia l’ha aiutata a dire “Sì” a 5 gemelli

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Courtesy of the Baudinet Family

Zoe Romanowsky - pubblicato il 27/01/17

“Dio mi ha chiesto di arrendermi... fisicamente, mentalmente e spiritualmente”, dice la neomamma Margaret Baudinet

Dopo essersi sposati all’Università della Virginia nel 2011, Margaret e Michael Baudinet erano ansiosi di allargare la famiglia. Dopo la tanto attesa notizia di una gravidanza e l’aborto che è seguito, la coppia ha deciso che lasciar perdere non era la soluzione giusta. È andata un’altra volta dal medico, che ha suggerito di assumere dei farmaci per la fertilità per aumentare le possibilità di una gravidanza.

Quando un test è risultato positivo Margaret e Michael erano euforici, ma alla prima ecografia la felicità della coppia si è trasformata in sbigottimento. Margaret aveva concepito almeno quattro – forse cinque – bambini.

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Alla fine erano cinque, e visto che le probabilità che tutti i feti riuscissero ad andare avanti senza gravi problemi di salute erano basse, i Baudinet sono stati consigliati di abortirli tutti tranne due (nella terminologia medica si parla di “riduzione selettiva”). Questo li ha messi seriamente in discussione, ma erano anche addolorati all’idea che tutti i loro bambini potessero morire. In un post su quel momento del percorso, Margaret ha scritto:

Abbiamo deciso di prenderci il fine settimana per pensarci su. Michael è andato dal suo parroco e io ho incontrato il pastore della mia chiesa. Abbiamo entrambi trascorso molto tempo pregando e meditando. Ovviamente eravamo tutti e due terrorizzati all’idea di non essere d’accordo sul da farsi (…) Mentre andavo al lavoro il giorno dopo, ho sentito come se Dio mi stesse chiedendo di fare una cosa. Non mi stava chiedendo di essere coraggiosa, di conoscere tutte le risposte o di soddisfare chiunque in questo processo. No. Dio mi ha chiesto di arrendermi. Arrendermi. Fisicamente, mentalmente, spiritualmente. Dio mi ha chiesto di arrendermi. Per me, questo significava che avremmo tenuto i cinque bambini e avremmo lasciato che fosse Dio a determinare il loro destino.


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Michael si è poi imbattuto su Newsweek nella storia di un medico di Phoenix (Arizona) di nome John Elliott, esperto nel salvare gemelli. Il dottor Elliott è noto perché porta avanti la gravidanza delle donne oltre la media, riducendo i rischi di handicap fisici e mentali. Nessun altro medico che la coppia è riuscita a trovare aveva più esperienza con molti gemelli, e tutti i pazienti del dottor Elliott erano entusiasti di lui. La coppia lo ha contattato, e hanno trascorso un’ora parlando al telefono.

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“Il dottor Elliott è stato il primo medico che non ci ha detto che tenere tutti e cinque i bambini significava che avremmo dovuto sperare che accadesse il meglio”, ha scritto Margaret sul suo blog. “Il suo atteggiamento era invece ‘Si può fare’. Non ha indorato la pillola nel descrivere i rischi, ma ha spiegato che poteva aiutare a far sì che la gravidanza si concludesse felicemente. Non sarebbe stato facile, ma si poteva fare”.

In base alle ricerche effettuate da Margaret, in America cinque gemelli nascono in media a 27-28 settimane di gestazione. Alla 26ma, un bambino ha circa l’80% di possibilità di sopravvivere, ma anche quasi il 50% di possibilità di riportare significativi handicap fisici o mentali a lungo termine. A 28 settimane la percentuale arriva al 90-95% a livello di sopravvivenza e al 25% per quanto riguarda la disabilità a lungo termine.

L’obiettivo dei Baudinet era arrivare a 30 settimane, mentre il dottor Elliott puntava a 34. La coppia ha poi deciso di trasferirsi temporaneamente a Phoenix per poter essere curata dal dottor Elliott e dallo staff del St. Joseph’s Hospital. Familiari e amici si sono messi in moto per aiutarli.

Il parto cesareo di Margaret è stato fissato per il 17 dicembre, a 34 settimane di gestazione, ma i bambini avevano progetti diversi e sono arrivati 13 giorni prima, il 4 dicembre.

Margaret e Michael hanno accolto con gioia Ava Louise, Clara Catherine, Camille “Millie” Whitney, Isabelle Frances e Luke Thomas. I piccoli sono stati trasferiti nel reparto di terapia intensiva pediatrica, dal quale poi sono usciti alla spicciolata, l’ultimo l’8 gennaio, una settimana prima che la famiglia lasciasse l’Arizona.


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Se nutrire e accudire tutti e cinque richiede una squadra, che attualmente include entrambe le nonne, la grande sfida una volta usciti dall’ospedale era riportarli in Virginia da Phoenix. Un viaggio in macchina sarebbe stato troppo lungo e accidentato, e un viaggio aereo poteva esporre i piccoli a germi pericolosi che il loro sistema immunitario non era ancora in grado di gestire. Attraverso alcuni contatti, Margaret ha trovato un amico generoso disposto a mettere a disposizione un jet privato.

“Abbiamo suscitato scalpore con i nostri cinque seggiolini, il cane e tre adulti”, ha scritto Margaret il 20 gennaio. “Molti si sono girati mentre mettevano seggiolino dopo seggiolino sull’aereo. I bambini si sono comportati benissimo”.

Il padre di Michael, Charlie Baudinet, è poi tornato a Phoenix per ritirare la macchina della coppia e riportarla in Virginia. “La prossima sfida sarà convincere la Nissan a donarci un pullmino!”, ha affermato.

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Due bambinaie arriveranno a febbraio per aiutare la coppia, soprattutto perché Michael dovrà tornare al lavoro.

“Viviamo un giorno alla volta, confidando nel fatto che Dio non ci dà niente che non possiamo gestire”, ha affermato Michael. Margaret ha aggiunto: “In questo processo, abbiamo sentito Dio chiederci semplicemente di arrenderci. Alla Sua volontà e alla Sua scelta. Dio ci ha assicurato che si sarebbe occupato del resto…”

Nel caos attuale, abbondano lo stupore e la gratitudine per la benedizione che i Baudinet hanno ricevuto – in primo luogo cinque sani e bellissimi bambini, ma anche l’enorme sostegno e l’aiuto generoso di tante persone.


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“Siamo molto grati per tutte le preghiere e l’aiuto che abbiamo ricevuto e per il fatto che Dio ci abbia condotti fin qui”, ha detto Michael. In un aggiornamento recente del blog, Margaret ha scritto:

Non ci sono parole per potervi dire quanto ci siamo sentiti supportati. Grazie. Dagli amici del liceo dei miei genitori ai miei amici, dai miei concittadini ai nostri nuovi amici a Cville e alle infermiere della terapia intensiva del St. Joseph’s, grazie per la vostra generosità e il vostro affetto. Credo che sia in Proverbi 22, 9 che si dice che “Chi ha l’occhio generoso sarà benedetto”. Dio benedica tutte voi, persone generose, vi siamo così grati!

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Zoe Romanowskyè lifestyle e video editor dell’edizione inglese di Aleteia.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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