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Trump blocca i fondi per Planned Parenthood e rilancia i contributi per pro-life e maternità

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CC-Gage-Skidmore

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 24/01/17

Uno schiaffo contro le politiche abortiste. Il presidente degli Usa Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per tagliare i fondi pubblici all’International Planned Parenthood.

Mentre serve una legge del Parlamento per tagliare i finanziamenti pubblici alla Planned Parenthood of America, l’ente statunitense che opera negli Stati Uniti, il presidente – capo del governo – ha il potere di varare un ordine esecutivo che revoca il finanziamento pubblico per l’ente internazionale che finanzia le cliniche all’estero dove si può abortire (www.notizieprovita.it, 23 gennaio).


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PRESSING SUL CONGRESSO

I prolife americani confidano nel fatto che il Congresso vorrà completare l’opera, soprattutto a seguito degli scandali che hanno coinvolto le cliniche Planned Parenthood: il commercio degli organi dei bambini innanzitutto e poi le continue denunce per violazione di leggi igienico – sanitarie. E’ in corso una petizione on line per sollecitare l’intervento del Congresso.

LA “MEXICO CITY POLICE”

Trump ha così ripristinato la “Mexico City Policy” che Obama, appena eletto, aveva sospeso. La “Mexico City Policy” prevedeva che i denari dei contribuenti americani non potessero essere usati per finanziare enti che promuovevano e praticavano l’aborto all’estero.

E di fatto il provvedimento di Obama, all’epoca, dirottò gli aiuti che venivano dati a enti assistenziali per la maternità e l’infanzia (non abortisti) in favore della International Planned Parenthood e della Marie Stopes International, altra organizzazione internazionale pro-aborto.


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PRO MATERNITA’ E INFANZIA

L’atto esecutivo di oggi di Trump, ripristinando la “Mexico City Policy” blocca il  finanziamento da parte dei contribuenti americani agli enti abortisti, e di conseguenza dirige le risorse a quelli che fanno assistenza internazionale alla maternità e all’infanzia.

LA PRIMA VOLTA CON REAGAN

Il provvedimento adottato da Trump, è stato istituito per la prima volta da Donald Reagan nel 1984; poi è stato revocato dalle Amministrazioni democratiche e reintrodotto da quelle repubblicane che si sono negli anni succedute (Avvenire, 23 gennaio).

SONDAGGIO CRITICO

La decisione di Obama di finanziare gli enti abortisti all’estero non incontrò il favore del popolo americano, scrive lifenews.com (23 gennaio). In un sondaggio condotto dall’organizzazione Gallup, il 58 per cento degli americani si era detto contrario alla decisione di Obama, mentre la supportava appena il 35 per cento (il 7 per cento non si era espresso).


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TRUMP CI CREDE DAVVERO?

Scrive Marco Tarquinio, direttore di Avvenire (23 gennaio): «per noi, il bando è una scelta giusta»: non si può e non si deve finanziare l’aborto «con fini di controllo delle nascite e persino di sfruttamento commerciale dei corpicini dei figli rifiutati e scartati».

Tarquinio è però perplesso sulle ragioni della scelta di Trump. Non dettate, probabilmente dallo sposare la battaglia pro life, ma da strategie politiche. «A me, ma non solo a me, risulta davvero difficile e persino impossibile considerare “per la vita” chi dichiara di volere difendere l’esistenza umana sin dal suo primo inizio e poi non ritiene che un livello decente di cure debba essere assicurato a tutti e non solamente a chi può permetterselo», dice alludendo alla ventilata ipotesi da parte di Trump di rovesciare la riforma della sanità (Obamacare) voluta dal suo predecessore.

«Non per nulla – conclude il direttore di Avvenire – i vescovi degli Stati Uniti d’America hanno appena rivolto un pubblico appello ai nuovi governanti e al Congresso perché ai più poveri vengano mantenuti (o garantiti in forma nuova) i minimi livelli di welfare sanitario introdotti dalla legge di Obama che Trump così tanto avversa».


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