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Perché bisogna curare le proprie ferite interiori?

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Natasha Grigel

Comunità Shalom - pubblicato il 24/01/17

Abbiamo bisogno di essere guidati da Dio e non dai nostri traumi, angosce e ferite

Ogni essere umano, alcuni più di altri, ha bisogno di guarigione interiore. Perché tutti noi abbiamo delle ferite, spesso nascoste e impercettibili, ma che possono influenzare molto negativamente il nostro carattere, il nostro comportamento, le nostre vite. Queste ferite ci impediscono di:

– Ottenere l’integrità emotiva, cioè vivere una vita affettiva equilibrato e delle relazioni sane;

– Crescere nella santità.

La nostra mente è come un iceberg. Un iceberg è un’enorme montagna di ghiaccio nel mare; non sembra molto grande, ma in realtà ad essere grande è la parte che non vediamo, la parte sommersa. La nostra mente ha tre livelli, ma è nel livello più profondo, nell’inconscio, che vengono memorizzati gli eventi della nostra vita che ci hanno traumatizzati.

Non sapendo come gestirli, li reprimiamo. È un meccanismo di difesa. Tuttavia, sebbene siano nell’inconscio, possono influenzare i nostri atteggiamenti, le nostre decisioni e le nostre relazioni (con Dio, con gli altri e con noi stessi). Molte volte cerchiamo di controllare quei ricordi dolorosi, ma non sempre ci riusciamo, e finiscono per prendere le redini della nostra volontà. Le conseguenze sono disastrose. Ecco perché abbiamo:

– Sbalzi di umore;

– Crisi depressive;

– Malattie psicosomatiche:

– Comportamenti distruttivi (alcolismo, droga, ghiottoneria, sessualità deviata, etc.)

Le conseguenze sono facili da riconoscere, perché molte persone vivono costantemente nel dolore e nell’angoscia; altri si disperano per qualsiasi cosa e arrivano anche a tentare il suicidio. Altri ancora sono pessimisti, timidi, paurosi, insicuri, instabili, inquieti, agitati e insoddisfatti. Infine, ci sono altri che non sono mai liberati dal rimorso dei peccati del passato e credono che Dio non li ami. Considerano Dio come un nemico, pronto a punirli. Queste persone sono anche diffidenti nei confronti degli altri, isolandosi da loro per arroganza e disprezzo.

Ci troviamo di fronte a queste realtà ogni giorno, anche nelle persone che sono considerati normali ed equilibrate, ma in realtà sono vittime di squilibri emotivi causati da traumi che forse esistono da anni.


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C’è chi prende dei calmanti. Ma questi servono soltanto ad allentare la tensione per un po’, non eliminano la vera causa. Altri annegano i loro dispiaceri nell’alcool, nelle droghe o nei piaceri della carne. Ma, svanito il sollievo momentaneo, i problemi diventano più forti; e, peggio ancora, si diventa dipendenti dalle droghe e dal vizio. Altri ancora inseguono ogni tipo di divertimento, ma i loro mali li seguono ovunque vadano.

Siamo prigionieri delle catene del passato e soffriamo:

– Per le nostre imperfezioni;

– Per le imperfezioni altrui;

– E siamo sempre più confusi, bloccati, abbiamo difficoltà a relazionarci con Dio, con gli altri, a pensare e prendere decisioni.

Ma l’uomo è stato creato da Dio, per Dio e ha bisogno di Dio per raggiungere la felicità eterna (l’obiettivo finale). Ma noi mettiamo tutte le nostre aspettative negli altri, confidiamo negli altri, ci fidiamo degli altri, vogliamo essere amati dagli altri, che sono tanto imperfetti e limitati quanto lo siamo noi. E poi finiamo col sentirci respinti, angosciati, soli e vuoti.

Spesso questo processo avviene in modo sottile, non ce ne rendiamo conto, ma i nostri cuori sono bui e vuoti. Un processo che porta disordine nelle nostre relazioni, e i sentimenti che produce generano gelosia, egoismo e invidia … E la radice di tutto è lì, nei primi giorni della nostra vita nella culla.

Abbiamo bisogno di essere guidati da Dio e non dai nostri traumi, angosce e ferite. Gesù è il vero Signore e il Signore della nostra vita, la nostra giustificazione. Egli solo ha il potere di penetrare nei nostri ricordi e trasformare le tenebre in luce (Is 53,4-5).

Ma affinché Gesù possa operare nelle nostre ferite, dobbiamo volere che lo faccia. È necessario un atto di volontà da parte nostra, dobbiamo invitarlo a purificarci, a liberarci. Dobbiamo essere liberi per diventare uomini e donne nuovi, come noi siamo chiamati ad essere.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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