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Nostro figlio ci ha preparati alla sua morte

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Alfa y Omega - pubblicato il 24/01/17

Lezioni per vivere come mortali di alcuni saggi che non ci sono più

di Jesús García Herrero

Storditi dai tanti saperi, manchiamo della saggezza fondamentale: imparare a morire. La prima lezione di cui tener conto è che moriremo e che i nostri cari se ne possono andare. Solo capendo questo potremo affrontare meglio la realtà della morte nella vita.

Le prime comunità cristiane erano convinte che la vittoria di Cristo avesse sconfitto definitivamente la morte, e dicevano: “Dov’è, o morte, la tua vittoria? […] Sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore”.

Teresa di Gesù confessava che la morte non solo sarebbe sopravvenuta, ma non sarebbe arrivata abbastanza presto. Francesco d’Assisi si preparò a morire cantando “Vieni, sorella mia, portami al cuore del Padre di bontà; introducimi nel seno della Madre dalla tenerezza infinita”. Unamuno preparò come epitaffio per la sua morte: “Padre eterno, mettimi nel tuo petto, dimora misteriosa. Dormirò lì, perché vengo sfiancato dalla dura lotta”.

Madeleine Delbrêl leggeva la vita non come un insieme di fatti assurdi e incomprensibili, ma come una scuola misteriosa: “La vita ci spiega la morte a poco a poco o all’improvviso, in base ai giorni […]. A volte sottolineando le nostre piccole morti quotidiane […], o in ogni addio definitivo alle persone care”.

Acquistano importanza per noi le reazioni di fronte alla morte tragica o inaspettata di qualcuno che ci è vicino. Ecco la testimonianza di alcune persone con cui ho parlato:

“Ho modificato la mia scala di valori. A che serve accumulare, avere successo, sapere di più… niente di tutto questo è paragonabile alla vita semplice, alla famiglia, all’incontro amichevole, a costruire le nostre persone nell’amore”.

“Nostro figlio ci ha preparati alla sua morte; l’ha accettata, l’ha vissuta in pace avendo fiducia in Dio, ci ha chiesto coraggio e ha promesso che avremmo continuato ad essere spiritualmente in comunione con lui. Questa convinzione ci aiuta a superare la morte”.

Queste ferite e cicatrici confessate sono capaci di illuminare chi deve affrontare la malattia e la vicinanza della morte. Chi è già andato via ci ha insegnato a vivere come mortali, pronti a partire appoggiandosi al Padre creatore che ci solleva dal nulla.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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