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La persona a cui vuoi bene è diventata religiosa… e ora?

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Jeffrey Bruno

Matthew R. Wenke - pubblicato il 20/01/17

Quando qualcuno che ami è chiamato alla vita consacrata, inizia un processo duraturo di lasciarla andare

Quasi due anni e mezzo fa, nostra figlia Nora, nota ora come suor Frances Marie, è entrata nella clausura delle Suore Passioniste di Whitesville, nel Kentucky (Stati Uniti). Ho già descritto in questa sede l’esperienza dolceamara di lasciarla andare via con un misto di stupore, gioia, solitudine e dolorosa tenerezza.

Ci sono ancora momenti in cui ci manca la sua presenza a casa e nelle nostre conversazioni quotidiane, ma il nostro Dio è un Dio di consolazioni, e suor Frances Marie è ancora accessibile. Possiamo scriverle in qualsiasi momento, e a lei è permesso di scrivere a noi, ogni mese e in occasione di eventi speciali come i nostri compleanni, la festa della mamma e del papà e le feste principali. Parliamo al telefono quattro o cinque volte all’anno.

La cosa migliore è che le suore ci accolgono gentilmente nel loro monastero due volte all’anno per visite di tre giorni, con orari di visita molto aperti. Queste visite sono una riunione gioiosa, intervallata dai suoi momenti di preghiera, a cui siamo invitati e amiamo partecipare. In cappella abbiamo la possibilità di lodare Dio insieme, e cogliamo il senso della vita quotidiana di Frances Marie.

Ironicamente, “perdendo” nostra figlia per la clausura la nostra “famiglia” è aumentata! È un vero piacere entrare in contatto con tutta la comunità come parte della nostra visita. Le suore sono diventate una vera famiglia per noi. Le nostre preoccupazioni e i nostri fardelli sono i loro, e i loro sono i nostri. Nel parlatorio le suore si mostrano come donne gioiose e giocose di tutte le età. Sono spiritose e divertenti, molto pie, riflessive e sagge.


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Queste visite ci permettono anche di entrare in contatto con le famiglie delle altre suore, e questo è fonte di gioia e conforto. Un padre ed io abbiamo riflettuto su quanto spesso abbiamo pianto prima dell’entrata in monastero delle nostre figlie, solo per poi rimanere sbalorditi dalla loro gioia. La felicità delle nostre figlie nella loro vocazione rende difficile dispiacersi molto per la loro mancanza.

La scelta della clausura da parte delle nostre figlie è stata presa liberamente, e le sosteniamo come faremmo se si fossero sposate – non avremmo comunque scelto i loro coniugi, avremmo solo pregato per la loro realizzazione. Ricordare questo ci aiuta nel processo di “lasciarle andare”, soprattutto quando le nostre visite giungono alla fine, e scoraggia la speculazione inutile su quello che avrebbe potuto accedere se fossero diventate medici, avvocati o insegnanti. Miracolosamente, Dio la sta chiamando a questa vita di servizio unico al mondo.

Se qualcuno che amate sta prendendo in considerazione la vita religiosa, vi prego di sostenerlo nel suo discernimento della volontà divina. Se porterete con lui/lei la croce del discernimento e lo/la aiuterete nel suo cammino riceverete doni e grazie.

I Passionisti hanno un carisma speciale – restano sul Calvario con Gesù e Maria, intercedendo per il mondo. Spiritualmente, percorro con mia figlia la via dolorosa, anche se lei procede più avanti nella Via Crucis, più vicina a Gesù. Io la seguo e offro l’aiuto e il sostegno necessari. Lei prega sette volte al giorno, e anche di più, con le consorelle. Trovo conforto nel sapere che è sempre “a casa”, pregando per tutti noi.

Spesso la testimonianza dei santi ci dice che quello che all’inizio sembra un peso con il tempo, la grazia e la saggezza diventerà un dono prezioso. La chiamata di una persona cara alla vita consacrata può sembrare così; c’è il dolore della separazione, ma in breve tempo il dono diventa evidente, e poi si capisce il privilegio che si ha, e questo paradossalmente rende più umili.

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice che chiunque ami la madre o il padre, il figlio o la figlia più di Dio non è fatto per il cielo. Quando mia figlia è entrata in clausura, ho sentito come se Dio stesse indirizzando quella sfida proprio a me. In questo momento la sta indirizzando a voi? Come risponderete? Pensando alla vostra felicità o a quella di vostro/a figlio/a? Al Regno e all’eternità o al mondo che passa?

Per favore, non pensate che stia predicando. Se rispondete “Sto pensando al mio cuore, alla nostra casa e al mondo” significa che siete normali. Questo “dono ultimo” che vi viene richiesto è un vero sacrificio. Facendo visita a Frances Marie il primo dell’anno le ho detto quanto mi consolasse il fatto che, anche se le nostre strade sembrano divergere in questo mondo, portano alla stessa dimora celeste, perché sì, mi manca.

Ma siamo chiamati a tenere gli occhi fissi sul panorama più ampio. I nostri figli sono nati alla propria chiamata come noi siamo nati alla nostra, e se stanno rispondendo coraggiosamente “Sì” dovremmo alleggerire il peso del sacrificio che cercano di portare o aggiungerne altro?

Dio vi benedica e vi doni coraggio, un amore profondo e carità in questo compito. Possiate ricevere e sperimentare la gioia senza pari del sacrificio e della generosità di dare tutto, anche voi stessi, a Gesù. Riceverete il centuplo in benedizioni. Gesù è fedele e mantiene TUTTE le sue promesse.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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