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La fede di Alessandro Greco: castità come valore, matrimonio come bene aggiunto

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Credere - pubblicato il 12/01/17

di Francesca D’Angelo

A volte i ricordi possono trarre in inganno. Tutti noi infatti associamo ancora il nome di Alessandro Greco a quel ragazzo sbarbatello, gioviale e scanzonato, che a soli 25 anni conduceva su RaiDue Furore. Quel giovane conduttore (o meglio, il più giovane conduttore della storia Rai) è invece cresciuto: è andato avanti nel suo cammino di fede, si è sposato, è diventato padre di due figli, ha maturato una visione del mondo profonda e contemplativa. Di sé parla con pacatezza, prendendosi i suoi spazi di silenzio, soppesando le parole. Ama raccontare soprattutto di Dio e delle “Dioincidenze” (le chiama così) che costellano la sua vita. Impossibile insomma non rimanerne spiazzati perché, appunto, i ricordi a volte depistano e l’aspettativa era di trovarsi davanti a un uomo inquieto e sopra le righe. Nulla di più sbagliato.

Lo ammetto, non me l’aspettavo. Da dove nasce questa fede così fervida?

«Non è altro che l’ennesimo dono meraviglioso che Dio mi ha voluto concedere, insieme all’esistenza stessa. Se credo, è solo perché il Signore è buono e misericordioso».

Anche la sua famiglia è cattolica?

«Ho imparato, assorbito e respirato i principi della fede proprio nella mia famiglia d’origine, che era cattolica anche se non molto praticante. Diciamo che, per quel che riguarda la frequentazione della Chiesa, sono stato io ad alzare l’asticella. Addirittura alcune persone deridevano mio padre sostenendo che avesse un figlio prete, perché andavo in parrocchia e servivo a Messa. Purtroppo la mia eventuale vocazione era vista non per quella che sarebbe dovuta essere, ossia una grazia, ma come una strada non auspicabile, soprattutto per un figlio maschio».

C’è stato un momento in cui ha valutato di entrare in seminario?

«No, non era la mia strada! Fin da subito invece ho sentito la vocazione artistica: amavo fare le imitazioni e improvvisare spettacoli. Così, ben presto, il sacro fuoco dell’arte mi ha portato a girare per le piazze: la mia gavetta è stata legata agli spettacoli itineranti del Sud Italia, la maggior parte abbinati a feste religiose. E qui ci vedo una Dio-incidenza».

Prego?

«Mi piace chiamarle così. Quando i tuoi recettori spirituali si accendono, rivedi la tua vita con un nuovo sguardo e molti fili, apparentemente scollegati, si uniscono. Nello specifico, non penso sia stata una coincidenza che da giovane fossi sempre fisicamente vicino a una chiesa: era un modo con cui Dio mi assisteva nel coltivare i talenti che avevo ricevuto in dono. Dunque, una Dio-incidenza»

Il mondo dello spettacolo non è certo facile e lei ha raggiunto il successo a vent’anni: non ha mai vacillato?

«Nell’animo non mi sono mai allontanato da Dio, ma ci sono stati anni in cui ho praticato meno: conducevo una vita scombussolata, più notturna che diurna. Però Dio mi ha sempre preservato, donandomi la grazia del discernimento: quando sentivo puzza di zolfo, me la davo a gambe. Sentivo dentro di me proprio un impulso ad allontanarmi! È stato così anche quando divenni famoso con Furore, tanto che molte persone mi davano dell’altezzoso perché non frequentavo certi giri. Non era così. Il mio è stato un modo – diretto o indiretto – di dire sì a Dio: di lasciare fare a lui, di togliere l’“io” e mettere “Dio”, che è poi l’essenza del cammino che desidero fare».

Poi, di colpo, è sparito dal radar della tv: come ha gestito il momento di stop?

«Non sono mai stato una meteora: Dio non mi ha mai fatto mancare il pane e ho sempre continuato a lavorare. Certo, a volte ho provato dispiacere e un certo senso di ingiustizia ma non ho mai cercato di gestire tali situazioni da solo. Mi sono rifugiato nei porti sicuri che ognuno di noi ha, come la famiglia. Con i doni che ho ricevuto e con l’aiuto di Dio ho cercato di rimanere dritto e andare avanti, amando e rendendo belle tutte le cose che facevo, anche se di minore visibilità».

Negli anni ha aderito a qualche movimento religioso?

«Appartengo prima di tutto al movimento di Dio. Tuttavia mi sento molto vicino alla corrente di grazia del Rinnovamento nello Spirito, anche perché l’esperienza di padre Roberto Basilico si inserisce in quel solco: lui è il padre spirituale mio e di mia moglie Beatrice».

Di solito le coppie non amano fare entrare un terzo incomodo e, quando succede, spesso si tratta di uno psicologo e l’amore è in crisi. Com’è nato il desiderio di una guida comune?

«È una decisione che non abbiamo preso a tavolino, anzi, non ce lo siamo nemmeno detti. Semplicemente, è successo: frequentando questo frate, è nato il desiderio di essere guidati da lui. E questo non perché eravamo in crisi! La direzione spirituale è come la preghiera: non ci si rivolge al Signore solo per chiedere aiuto, ma anche per ringraziarlo e lodarlo. Dio, infatti, va invitato alle nostre feste».

So che il rapporto con sua moglie non è stato privo di prove.

«Anche Beatrice è cresciuta in un contesto cattolico e, per entrambi, il matrimonio è sempre stato quello in Chiesa. Poiché c’erano tutti i presupposti per l’annullamento del precedente matrimonio di Beatrice, siamo subito ricorsi alla Sacra Rota ma, purtroppo, ci sono stati anni e anni di impedimenti. Abbiamo iniziato a convivere. Poi, un giorno, siamo andati a Medjugorje e qui Beatrice si è confessata con Fra Renzo. Durante il colloquio, lui le ha suggerito di intraprendere un periodo di castità: “Dimostra con i fatti quello che hai nel cuore. Mettete veramente nelle mani di Dio questo desiderio di matrimonio, mettetevi in preghiera: cosa siete disposti a donare per arrivare, con i suoi tempi e i suoi modi, a lui?”, le disse».

Lei come reagì a questa proposta?

«L’ascoltai e poi risposi: “Se sta succedendo questo a Medjugorje e tu lo desideri, io ti dico sì. Sono con te”. Il periodo di castità è durato tre anni. È stata una umile decisione che è possibile portare avanti solo con la forza del cuore: senza Dio, è impossibile».

Quando siete riusciti a sposarvi?

«Anche qui, si è verificata una Dio-incidenza. Un giorno ci siamo recati a un itinerario di preghiera con le famiglie (era il terzo che facevamo) e i frati diedero a ognuno di noi una frase. Quella di Beatrice era: “Infrangerò il giogo che ti opprime, spezzerò le tue catene”. Lo stesso giorno, a Roma, il nostro avvocato ricevette una comunicazione dal tribunale ecclesiastico di Roma: la procedura di Beatrice era stata annoverata nel nuovo ordinamento, le cui procedure erano più snelle. Gli dissero che c’erano tutti i presupposti per l’annullamento immediato. Il giogo era stato infranto. Ci siamo sposati il 6 aprile 2014. I nostri sensi spirituali erano connessi con Gesù e lui era presente su quell’altare a celebrare il matrimonio. Magari nel 1997/1998 non sarebbe stato così…».

LA CARRIERA

Classe 1972, Alessandro Greco ha debuttato in tv nel 1995 con UnoMattina Estate. Il successo non si fa però attendere: due anni dopo, a soli 25 anni, conduce su RaiDue Furore appassionando milioni di italiani. Il quiz va avanti fino al 2001. Dal 2008 si apre anche al mondo delle radio entrando nella squadra di RTL 102.5 con cui collabora tuttora. Di recente ha partecipato, come concorrente, a Tale e quale show e ha presentato Una voce per Padre Pio su RaiUno. Inoltre i bene informati sostengono che, da gennaio, sarà lui il nuovo volto de L’eredità

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