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Perché dovremmo ascoltare Bauman sui rischi dell’amore liquido

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 09/01/17

Il sociologo di origini polacche spiegò la società "liquida" e l'importanza dei legami

Erik Gandini, regista italo svedese, parte dalla Svezia in un viaggio cinematografico che lo porta fino all’Etiopia. Il suo film (La Teoria Svedese dell’Amore) nasce da una riflessione sul manifesto proposto dal parlamento svedese nell’ormai lontao 1972, “La famiglia del futuro”. Il concetto alla base del quale è che ogni relazione umana autentica si deve basare sull’indipendenza: una donna dal marito, gli adolescenti dai genitori, gli anziani dai figli. L’indipendenza però limita i contatti e le interazioni: così oggi dopo 50 anni, metà della popolazione vive sola, sempre più donne diventano madri single tramite l’inseminazione artificiale. Perché una vita sicura e protetta può rivelarsi tanto insoddisfacente? Una possibile risposta è affidata al noto sociologo polacco Zygmunt Bauman, che dimostra perché una vita priva di problemi non è necessariamente una vita felice.

Uno stile di vita liquido (categoria molto amata dall’illustre sociologo) è attraente per molte persone perché offre un rapporto senza restrizioni, senza impegni. L’amore, invece, richiede, impegno, sforzi. I social network rendono facile trovare come abbandonare i partner, amplificando sempre di più una tendenza che è diventata dominante in Occidente.

«Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi, ma dal saperli superare, saper superare le sfide e le difficoltà posti dal fato. Ci si sente persi se aumentano le comodità». Per Bauman «Quello che lo Stato e i politici non possono darti sono i rapporti con le altre persone». Il prossimo – spiega il sociologo polacco – è una necessità, l’indipendenza ci priva della capacità di entrare in contatto col prossimo, perché è una cosa complessa: devi scendere a patti, negoziare, ricreare insieme. La solitudine taglia queste possibilità e questi sforzi. «Ci sono molti modi di essere umani, quando iniziamo un dialogo non sappiamo come va a finire e questo spaventa» inoltre «più siamo indipendenti, più siamo incapaci di sottrarci alla nostra indipendenza e abbiamo difficoltà ad abbandonarci ad una piacevolissima inter-dipedendenza».

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Per Bauman (1925 – 2017), sociologo polacco naturalizzato inglese, la nostra società correva da qualche decennio verso la distruzione di tutti i legami interpersonali, una tendenza che ha visto progressivamente la fine dei partiti, dei sindacati, del rapporto tra famiglie e istituzioni come la scuola, e in taluni casi anche tra singole persone, sempre più ridotte ad atomi incapaci di costruire legami di qualunque tipo, condannate alla solitudine e all’unica gratificazione del consumo. Il consumismo è diventato infatti la cifra dell’Occidente, unica ideologia intoccabile con un unico nemico: l’amore. Oggi ci lascia un grande pensatore, tra i pochi capaci di mettere in guarda contro queste derive, ci mancherà.

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