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La confessione di mamma Rachel: così ho smesso di dire “sbrigati” a mia figlia

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Berufstätiger Vater hetzt mit seinem Kind die Straße entlang.

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 09/01/17

Grazie ai gesti pacati della bambina è cambiata per sempre la sua vita

E’ la bella storia di una mamma che viveva la sua quotidianità di corsa. Una donna che non riusciva a godersi a pieno la sua piccola. Tutto di fretta. Ogni cosa. “Sbrigati“, era la parola che ripeteva più spesso alla bambina. E invece è stata proprio lei, la sua piccola, ad insegnarle a godersi ogni attimo della sua giornata, della sua vita. E lo ha fatto con quella pacatezza che solo una bambina può comunicare.

Rachel Macy Stafford, autrice americana, ha voluto raccontare la sua “seconda vita” da mamma sulle colonne dell’edizione francese deL’Huffington Post e da mesi (maggio 2016) l’articolo è diventato virale, incassando migliaia di visualizzazioni su facebook e gli altri social network:

Vedete, sei anni fa sono stata benedetta dall’arrivo di una bambina rilassata, spensierata, del tipo “guarda mamma che bei fiori, vuoi annusarli?”. Quando io fremevo per uscire di casa, lei si prendeva tutto il tempo necessario per scegliere una borsetta ed una coroncina scintillante. Quando dovevo essere da qualche parte “cinque minuti fa”, lei si ostinava ad assicurare al sedile i suoi pupazzi di peluche, allacciando loro la cintura di sicurezza. Se dovevamo pranzare alla svelta da Subway, lei si fermava a parlare con la donna anziana accanto a noi che somigliava a sua nonna. Se avevo, per caso, trenta minuti da dedicare ad una corsetta, lei insisteva affinché ci fermassimo ad accarezzare ogni cane incrociato per strada.

“SBRIGATI O FAREMO TARDI”

Ricorda Rachel:

Le mie frasi iniziavano in questo modo: “Sbrigati, o faremo tardi”. E finivano anche così: “Ci perderemo tutto se non ti sbrighi”. Le mie giornate partivano con questa parola: “Sbrigati, finisci la colazione”. “Sbrigati, vestiti in fretta”. Le mie giornate terminavano con questa parola: “Sbrigati, lavati i denti”. “Sbrigati, vai a letto”.

“ERO UNA BULLA…”

Un giorno però la vita dell’autrice è cambiata:

Eravamo appena passate a prendere mia figlia maggiore all’asilo e ci apprestavamo a scendere dall’auto. Ritenendo che la sorellina non andasse abbastanza veloce, mia figlia le disse: “Sei così lenta”. Quando incrociò le braccia e lasciò andare un sospiro spazientito, rividi me stessa: quell’immagine mi spezzò il cuore. Ero una “bulla”: facevo pressioni e mettevo fretta ad una bimba che non desiderava altro che godersi la vita. Avevo aperto gli occhi. Vedevo con chiarezza i danni che la mia esistenza frenetica stava causando alle mie figlie, oltre che a me stessa.

LE SCUSE DI RACHEL

Con voce tremante, Rachel guardo’ la figlia negli occhi e disse: “Ti chiedo scusa per averti costretta a correre continuamente. Amo il fatto che tu prenda il tuo tempo, vorrei essere come te più spesso”. Poi fece una riflessione:

La mia dolorosa ammissione lasciò di stucco entrambe, ma il volto della più piccola era illuminato da un’espressione inconfondibile di conferma e accettazione. “A partire da oggi, ti prometto che sarò più paziente” dissi abbracciando la mia bambina dai capelli ricci, raggiante di fronte a quell’inedita promessa materna. È stato abbastanza semplice bandire la parola “Sbrigati” dal mio vocabolario. La parte difficile è stata acquisire la pazienza promessa.

“L’UNICO MODO PER VIVERE DAVVERO”

Alla fine mamma Rachel ce l’ha fatta. E la lezione che ha appreso da questa storia è racchiusa nell’ultima frase della sua “confessione”: “Fare una pausa per godersi le gioie semplici della vita è l’unico modo per vivere davvero”.

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