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Il cammino di Albert Camus verso il Senso della vita, proprio come fecero i Magi

Albert Camus – it

© DR

Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 07/01/17

L’analogia del cammino dei Magi verso la capanna come un simbolo dell’uomo moderno che si mette in cammino per una risposta, per andare ad accogliere Colui che offre senso alla vita, è davvero azzeccata.

L’ha proposta oggi Papa Francesco nell’omelia dedicata alla festa dell’Epifania. «Questi uomini hanno visto una stella che li ha messi in movimento», ha detto. «Avevano il cuore aperto all’orizzonte e poterono vedere quello che il cielo mostrava perché c’era in loro un desiderio che li spingeva: erano aperti a una novità. I magi riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore. In tal modo, esprimono il ritratto dell’uomo che ha nostalgia di Dio».

Viene in mente il percorso esistenziale del filosofo Albert Camus, proprio due giorni fa è stato il suo anniversario di morte. Un esponente di quel profondo esistenzialismo ateo, lontano anni luce dal bambinesco laicismo di oggi, che si autogiustifica con gli scandalucci dei preti o sulle percentuali di scienziati atei. Per lui il problema era l’assoluta indifferenza del cosmo alla sua radicale domanda di senso, di significato della vita, al problema del male, ben descritto nel suo Il Mito di Sisifo. Non c’è giustizia, non c’è di che cercare e tutto è irragionevolezza: la natura umana chiede un significato che la realtà nasconde. Una visione tragica che però non lo portò mai nelle grossolane reti del materialismo storicista. Anzi, evidentemente non si chiuse nemmeno al pregiudizio, al “non c’è” risposta.

Solo chi cerca, trova. Come insegna il Papa, i Magi videro la stella perché cercavano, scrutavano il cielo, aspettavano una risposta più grande. Infatti tutta la tensione scientifica -lo ha ben spiegato l’astrofisico dell’Università di Milano, Marco Bersanelli-, altro non è, a suo modo, che «una manifestazione di quella inguaribile tendenza dell’essere umano a domandarsi il perché delle cose, mai sazio di risposte parziali. La ricerca scientifica mostra di avere il suo seme e le sue radici profonde proprio nel terreno dell’esigenza umana di soddisfazione e di senso» (M. Bersanelli e M. Gargantini, Solo lo stupore conosce, Rizzoli 2003, p. XII).

Proprio nel libro già citato, del 1942, Camus riconosce la tragicità di una vita ridotta al sopravvivere, vedendo il suicidio come l’unica risposta, nonché il problema fondamentale della filosofia. «La levata, il tram, le quattro ore di ufficio o di officina, la colazione, il tram, le quattro ore di lavoro, la cena, il sonno e lo svolgersi del lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato sullo stesso ritmo…Soltanto che, un giorno, sorge il “perché?”». Questo “perché” non è scontato, è già tanto se gli uomini moderni arrivano a percepire l’effemericità della vita che vivono. Proprio questa onestà intellettuale, l’ammettere che non siamo fatti per una risposta che non c’è, gli ha permesso di lasciare aperta la ragione: la natura non può esser un inganno! «O il mondo ha un senso più alto, o nulla è vero fuori di tali agitazioni».

Così Camus si mise in “cammino” e su di esso incontrò il pastore metodista Howard Mumma con cui strinse amicizia, diventando suo confidente. Nel 1956, un anno prima del Nobel, rivelò un suo cambiamento nel libro The fall, ringraziando infatti «numerose anime pie». Il critico francese Alain Costes fu il primo a parlare della sua conversione. Frequentava la messa a Parigi, lesse per la prima volta i Vangeli e interpretò il racconto della Genesi come una parabola dell’origine della coscienza umana: il tentativo dell’uomo di essere un dio, restando infelice perché non ha risposte da darsi. Arrivò così a chiedere il battesimo al reverendo Mumma: «Cosa significa nascere di nuovo? Cerco qualcosa che il mondo non mi sta dando», E, al termine della spiegazione: «Howard, io sono pronto». Camus era già battezzato come cattolico ed inoltre non desiderava appartenere ad una chiesa, così Mumma prese del tempo per rifletterci. Seppe però della morte improvvisa del filosofo in un incidente stradale, il 4 gennaio 1960. Ricordò le ultime parole che Camus gli disse, salutandolo: «Amico mio, io nel frattempo continuo a lottare per la fede». I dialoghi tra Mumma e Camus, citati in questo articolo, sono stati pubblicati da quest’ultimo in Albert Camus & the Minister (Paraclete Press 2000).

Ecco un esempio di uomo che, come i Magi, si è messo in cammino perché «sente la mancanza della propria casa, la patria celeste», come ha detto stamattina Francesco. «La santa nostalgia di Dio scaturisce nel cuore credente perché sa che il Vangelo non è un avvenimento del passato ma del presente. La santa nostalgia di Dio ci permette di tenere gli occhi aperti davanti a tutti i tentativi di ridurre e di impoverire la vita. La santa nostalgia di Dio è la memoria credente che si ribella di fronte a tanti profeti di sventura. Questa nostalgia è quella che mantiene viva la speranza della comunità credente che, di settimana in settimana, implora dicendo: “Vieni, Signore Gesù!”».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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epifaniare magitestimonianze di vita e di fede
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