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Vuoi credere in Dio? Fa’ queste 5 cose!

God the Father 04

© Waiting For The Word / Flickr

Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 19/12/16

Esiste Dio? È la grande domanda posta dall’essere umano nel corso della storia. Se Dio esiste, allora cambia tutto: l’amore, la vita, la morte, il dolore.

Per credere in Dio, è necessario fare principalmente queste 5 cose:

1. Aprire la mente e soprattutto il cuore: a chi vuole sapere se c’è, Dio dice: “Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore” (Geremia 29:13). Parlando dell’esistenza di Dio, San Paolo dice che alcuni, pur conoscendo Dio, hanno soffocato la verità su di Lui (Romani 1:19-21).

2. Sbarazzarsi di pregiudizi e stereotipi. Partiamo dal presupposto logico che non si rifiuta ciò che non esiste. Se rifiutiamo Dio non è perché non esiste, ma perché ci sono delle circostanze che offuscano, che ne siamo consapevoli o no, la verità di Dio: errori propri o altrui commessi nel corso degli anni, una sofferenza che impedisce di vedere le cose come sono chiaramente, la frustrazione di cercarla in percorsi sbagliati e non trovarla, la disillusione di chi sostiene di credere in Dio ma la vita gli ha dimostrato il contrario, la consapevolezza che accettare Dio implica ridimensionare e ri-orientare la propria vita, il senso di comodità, l’associare Dio ad una dottrina o ad un’istituzione…

3. Dare un fondamento logico alla realtà di Dio: non si può amare ciò che non si conosce. Per conoscere Dio – nei nostri limiti umani – ci viene in aiuto l’intelligenza attraverso prove razionali. È ragionevole credere in Dio.


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L’essere umano è necessariamente orientato verso Dio, perché è questo il Suo disegno per noi. Esistono vie che portano a Dio partendo dalle proprie esperienze esistenziali: “Con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità, l’uomo si interroga sull’esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale” (Catechismo, 33).

Vie che conducono a Dio:

· La dimensione spirituale propria dell’essere umano dice ad ogni persona che c’è un Dio. Semplicemente per il fatto che questa vita spirituale proviene da Lui. “Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa:” (Catechismo, 27).

· Il desiderio naturale della felicità autentica. Il cuore umano anela alla piena e perfetta felicità, ed è un desiderio innato e naturale. E un desiderio del genere non può essere appagato con qualcosa di banale, né con un obiettivo inesistente o irrealizzabile. Il cuore umano non può trovare la sua perfetta felicità se non tramite il raggiungimento del bene superiore e infinito che chiamiamo Dio.

· Il buonsenso. Disse una volta un uomo non vedente: “Credo nel sole non perché lo veda, ma perché lo sento”. Con Dio è lo stesso. Molti sento Dio e lo vivono, seppur non Lo vedano né comprendano. Si può sperimentare Dio in modi imprevedibili e ineffabili. La Sua presenza ci riempie: “Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti” (Salmo 139:7-8).

· Porsi domande sul senso della vita. Queste domande possono svilupparsi in vari modi: Perché siamo qui? Qual è lo scopo della vita? Da dove veniamo, e dove andiamo? La Bibbia ci dice che lo scopo della vita è essere amici di Dio. Il Creatore ha un proposito per qualsiasi cosa che ha fatto, tra cui l’umanità (Isaia 45:18). “Il mondo e l’uomo attestano che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine ultimo, ma che partecipano all’Essere in sé, che non ha né origine né fine” (Catechismo, 34).

· La fede in Dio è presente nella storia dell’umanità. Tutti i popoli, dall’alba dei tempi e a qualsiasi latitudine, hanno contemplato l’esistenza di un Essere supremo. Com’è possibile che tutti si siano sbagliati su una verità così importante e così contraria alle passioni? L’umanità intera proclama l’esistenza di Dio.

· La creazione: “Poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili” (Romani 1:19-20). È quello che diceva Voltaire: se un orologio presuppone un orologiaio, se un palazzo mostra la presenza di un architetto, perché l’Universo non dovrebbe dimostrare la presenza di un’intelligenza suprema? Dio è, secondo Platone, ‘l’eterno geometra’. L’intelligenza umana rimanda ad un’altra e superiore intelligenza creatrice. Quello che fa l’essere umano è amministrare l’opera di Dio.

· L’idea che abbiamo dell’infinito. Se l’Universo è infinito, deve aver avuto la sua origine in qualcuno di ancora più infinito.

· La legge morale. È una legge immutabile, assoluta e universale che prescrive il bene e proibisce il male. Si trova nella coscienza di tutti gli esseri umani. E allora non può esserci legge senza un legislatore. Questo legislatore deve essere, così come la legge, immutabile, assoluto, universale e buono. Questo legislatore è colui che chiamiamo Dio.

Le vie metafisiche di San Tommaso d’Aquino:

Queste vie sono cinque argomentazioni di carattere metafisico e sono delle conclusioni a posteriori (a partire dall’opera della creazione) che dimostrano l’esistenza di Dio (Summa TeologicaPrima parte, questione 2, articolo 3).

a. Il movimento: La realtà movimento (in senso aristotelico) esige necessariamente l’esistenza di un primo motore immobile, perché non è possibile procedere con una serie infinita di motori. Nell’universo c’è un dinamismo intelligente, ordinato e armonioso. C’è movimento, ma è un movimento regolare, uniforme, intelligente (Salmo 103:5-19). Nell’opera della creazione c’è un movimento, e questo ci porta a pensare ad un primo motore. Gli scienziati sostengono che la materia sia inerte, e nonostante ciò si muove costantemente; questo indica che c’è un principio, all’infuori della materia, che le dà movimento. Dio, attraverso forze interne ed esterne, dà uno stimolo costante alla realtà creata.

b. Non c’è effetto senza causa. La seconda è la via delle cause efficienti. Posto che le cause efficienti formino una successione e che niente è causa efficiente di se stesso, occorre affermare l’esistenza di una prima causa. “Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Salmo 103:30). Sebbene sia ovvio che ci sono cause create che producono effetti, è altrettanto ovvio che bisogna avere una causa non creata che abbia degli effetti che a loro volta sono causa di qualcos’altro. Bisogna ammettere una prima causa efficiente, che chiamiamo Dio. “Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Romani 1:20).

c. La contingenza degli essere creati. Deve esistere per forza un ente necessario, altrimenti il possibile non sarebbe possibile. Ci sono esseri che esistono, che però potrebbero non esistere (sono contingenti) ed esistono grazie all’unico essere di per sé necessario, che non trae da altri la propria necessità, ma che è causa di necessità agli altri.

d. I gradi di perfezione. Tutte le cose esistono con diversi gradi di perfezione che le differenziano. Si deduce quindi che deve esistere anche un essere che possiede tutta la perfezione al grado sommo, con il quale si confrontano gli altri e del quale sono parte.

e. La finalità della creazione. In questo mondo ci sono oggetti ed esseri privi di intelligenza, che però tendono ad operare per la realizzazione di un fine concreto che è soltanto nella mente dell’essere supremo, cioè Dio. Si deduce che nel mondo creato c’è un fine, per cui deve esistere un’essere intelligente che abbia ordinato la finalità che si può notare in tutto l’Universo.


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4. Fare un salto di fede

Dio ci ha fornito tantissime prove della Sua esistenza! La perfetta armonia dell’Universo (ad esempio l’interazione tra i pianeti), le leggi che governano la natura, il DNA, la capacità del cervello umano, l’irrequietezza dei nostri cuori… tutte queste cose ci spingono a dichiarare che Dio c’è.

Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l’uomo, con la sola ragione, può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell’universo e come sommo bene, verità e bellezza infinita”. (Compendio del Catechismo, 3).

Ma questi argomenti razionali, cosmologici e metafisici ci permettono soltanto di ammettere l’esistenza di Dio, non sono sufficienti per portare l’essere umano nell’intimità del mistero divino.

Il solo uso della ragione non è sufficiente per conoscere Dio: la natura stessa di Dio, il Suo nome, il modo in cui Lui si relaziona con le creature, sono tutte cose che possiamo raggiungere esclusivamente attraverso la rivelazione di Dio stesso.

“L’uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte difficoltà. Inoltre non può entrare da solo nell’intimità del mistero divino. Per questo, Dio l’ha voluto illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità che superano la comprensione umana, ma anche su verità religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla ragione, possono essere così conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di errore”. (Compendio del Catechismo, 4).

Soltanto con un salto di fede l’essere umano può raggiungere la comprensione del mistero di Dio, nascosto dall’alba dei tempi (Efesini 3:1-5).

5. Accettare la divinità di Gesù e la Sua mediazione

Accettare che Dio si è fatto uomo. Gesù Cristo mostra il Padre. È il mistero della Santissima Trinità. Gesù dice: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Giovanni 14:9).

E si può arrivare a Gesù credendo a Lui per fede, con la mediazione della Chiesa fondata da Lui stesso.

Di tutte le religioni conosciute dall’umanità, solo attraverso Gesù l’essere umano può vedere un Dio che si avvicina all’umanità stessa, donandoci l’opportunità di avere una relazione con Lui.

Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Giovanni 1:18).

Gesù ha inoltre compiuto numerose opere che riflettono la Sua divinità: “Ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Giovanni 10:38). Quali opere ha fatto Gesù? Tra le altre, anche diversi miracoli. Un miracolo è un atto sensazionale realizzato da colui che è l’Essere Supremo. Un atto realizzato nonostante le leggi della natura, anzi, annullando o sospendendo tali leggi. Solo chi è Dio è in grado di governare tali leggi.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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