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“Il Papa che vuol far brillare il volto di una Chiesa accogliente”

Vatican Insider - pubblicato il 17/12/16

«La priorità assoluta» per Papa Francesco che oggi compie ottant’anni è «l’annuncio di Gesù Cristo e la chiamata a rispondere alla sua misericordia con un amore appassionato al prossimo che si trova nel bisogno». Lo spiega a Vatican Insider l’arcivescovo Víctor Manuel Fernández, rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina (Uca), teologo e collaboratore del Pontefice. 

Che cosa si ricorda di come il cardinale Bergoglio viveva i suoi compleanni? Come vive il Papa questo passaggio significativo della sua vita?

«Non ha mai dato importanza ai suoi compleanni né ad altri eventi personali. Semplicemente perché non gli è mai piaciuto concentrarsi su se stesso. Di certo li vedeva come un’occasione per ringraziare e celebrare il dono della vita, ma non avrebbe mai pensato di fare festeggiamenti. Ora gli ottant’anni assumono una densità speciale, perché ha chiara la coscienza del fatto di ciò che ancora gli manca di fare in un cammino di riforma ecclesiale, e sa che il tempo passa. Nonostante ciò, applica il suo grande principio, “il tempo è superiore allo spazio”, e cerca di iniziare processi che vadano oltre il suo papato». 

Qual è, dal suo punto di vista, un primo bilancio di questi anni di pontificato?

«Il bilancio dovrebbe concentrarsi proprio sui processi che si sono aperti: processi che creano una corrente di dialogo tra la Chiesa e il mondo, che aprono nuove dinamiche missionarie, che vanno configurando un volto della Chiesa come madre accogliente, che in definitiva permettono di far brillare meglio il nucleo del Vangelo. In mezzo al caos del mondo attuale, la voce della Chiesa oggi ha un posto, e nonostante il forte secolarismo relativista o lo scandalo degli abusi sui minori, Francesco ha reso possibile che la Chiesa sia considerata come portatrice di un messaggio significativo». 

Quali sono, secondo lei, le caratteristiche più innovative del messaggio di Papa Francesco?

«La priorità assoluta dell’annuncio di Gesù Cristo e la chiamata a rispondere alla sua misericordia con un amore appassionato al prossimo che si trova nel bisogno. In poche parole: tornare all’essenziale». 

C’è chi dice che nel popolo di Dio in questo tempo e soprattutto dopo la pubblicazione di «Amoris laetitia» c’è «confusione». Che cosa ne pensa?

«Di fronte all’assoluto di Dio, di fronte all’enorme ricchezza del Vangelo e di fronte alla complessità della vita umana attuale, il compito e il messaggio della Chiesa inevitabilmente presentano aspetti “confusi”. Il Papa propone che proprio in mezzo a questi limiti della stessa Chiesa mai si trascuri il cuore del Vangelo. Allo stesso tempo, che la Chiesa non pretenda di essere innanzitutto un cannone che lancia dottrine sicure ma lo strumento di Cristo per aprire il cuore del suo popolo alla grazia». 

Non crede che ci sia anche il rischio, dall’altra parte, di banalizzare le parole del Papa riducendole a slogan?

«Le possono ridurre a slogan tanto gli amici del Papa, quando non cercano di trasmettere l’autentica profondità del suo messaggio, come pure i suoi avversari “ultracattolici”, quando lo citano parzialmente, quando usano alcune sue frasi fuori contesto per ridicolizzarlo, quando si occupano soltanto del capitolo VIII di “Amoris laetitia” e poco del resto, etc.». 

Qual è secondo lei la riforma più importante e urgente che il Papa vorrebbe realizzare?

«L’inizio di processi che, secondo la sua personale convinzione, sono quelli che lo Spirito vuole provocare nella sua Chiesa. In quanto tali, questi processi andranno oltre gli anni del pontificato di Francesco e, orientati dallo Spirito, diventeranno irreversibili, perché saranno entrati nel cuore del popolo di Dio». 

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