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Il binomio confessione e misericordia per farci sperimentare l’amore di Dio

Assoluzione on-line?

© Pascal DELOCHE / GODONG

Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 16/12/16

La testimonianza di chi è passata attraverso l'inferno per poi rinascere a Medjugorje

“Ti perdono. Confessione e misericordia” è il nuovo libro di Ania Golędzinowska con Fra Renzo Gobbi (Sugarco edizioni), che affronta in maniera accurata e profonda il sacramento della riconciliazione e il tema del perdono e della misericordia. Fra Renzo Gobbi nell’introduzione sottolinea il suo desiderio di far chiarezza sulla confessione, un sacramento spesso “banalizzato”, per aiutarci a comprendere la bellezza e la potenza salvifica e di grazia che lo contraddistingue. L’Anno Straordinario si è concluso da poco ma tutti noi abbiamo costantemente bisogno di sperimentare la misericordia di Dio.

FUORI LA SUPERBIA DAL CONFESSIONALE

L’autrice racconta che una volta arrivata a Medjugorje sentì molto parlare di Fra Renzo Gobbi, un sacerdote che “non dava l’assoluzione tanto facilmente”. Come molti anche Ania non sopportava questo comportamento perché “convinta che Dio ci perdona tutto e già il fatto che io sia venuta da un prete a confessarmi dovrebbe essere premiato con l’assoluzione…”. Solo con il tempo si rese conto che il suo era un atteggiamento superbo e presuntuoso, come se confessarsi fosse una “concessione” fatta a Dio e non una grazia per lei.

«Ora (…) vi posso dire che non siamo noi a fare un favore a Gesù quando andiamo a confessarci, quindi non dobbiamo comportarci con presunzione, come se noi fossimo Dio e fosse Lui ad aver bisogno di noi. Quanta arroganza! E poi entriamo nei confessionali e non sappiamo neppure che bisogna fare il segno della croce».

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NON RICEVERE SUBITO L’ASSOLUZIONE PUÒ FAR COMPRENDERE FINO IN FONDO I PECCATI COMMESSI

La Confessione spesso intimorisce, si ha paura di essere giudicati per quello che confesseremo o al contrario ci sembra di non aver nulla da dire. In ogni caso frequentemente ci si accosta al confessionale per essere assolti “velocemente”, come se il sacerdote fosse lì per fare quella cosa, per farla subito e nella maniera più indolore possibile per noi.

«Tante volte trovi un sacerdote che non ha voglia di stare a spiegare, oppure è molto buono e quindi, davanti ai tuoi occhietti sdolcinati che lo guardano sbattendo con fare suadente le ciglia, si scioglie e anche se hai fatto dei peccati gravissimi, come può essere l’aborto, ti assolve senza nessuna spiegazione. Non funziona così. Se un sacerdote ci dà l’assoluzione superficialmente non sapremo mai cosa è il peccato. E noi, poi, saremo convinti di esserci confessati bene, e continueremo a peccare».

Se una veloce assoluzione non è la soluzione, non dobbiamo nemmeno stupirci se, di fronte a peccati che riteniamo gravi e la cui commissione da parte nostra ci fa molto soffrire, il sacerdote ci assolve senza farci sentire eccessivamente il peso delle nostre colpe.

“Una veloce assoluzione quindi non è la soluzione, ma dobbiamo sempre e comunque confidare che abbiamo di fronte una persona di Dio e che lo stesso Gesù parla attraverso di lui, quindi affidiamoci al confessore in ogni caso, perché forse la nostra storia aveva bisogno di un trattamento «più leggero»”.

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L’IMPORTANZA DEI 10 COMANDAMENTI E DELL’ESAME DI COSCIENZA PER UNA BUONA CONFESSIONE

Riflettere e meditare i 10 comandamenti aiuta a prepararsi a una buona confessione. Il libro passa in rassegna uno per uno ciascun comandamento rispetto al quale suggerisce di porsi alcune domande per riconoscere le proprie colpe e prendere piena consapevolezza dei propri peccati. Nel tran tran frenetico delle nostre vite, piene di impegni e sollecitazioni, rischiamo di non trovare mai il tempo per fare un buon esame di coscienza. Quante volte ci sediamo in silenzio per cominciarlo e improvvisamente i nostri pensieri si perdono? Divagano? Le distrazioni sono sempre dietro l’angolo e può essere utile avere ben chiari in mente alcuni punti per interrogarsi autenticamente. Il testo offre una lista di domande su cui concentrarsi per un buon esame di coscienza. Ne riportiamo alcuni esempi:

– Metto Dio al primo posto e al centro della mia vita?
– Curo la vita spirituale pregando, facendo atti di fede, speranza e carità?
– Ho altri idoli che occupano il posto di Dio (soldi, piacere, potere)?
– Perdo facilmente la fiducia nel Signore, accusandolo di essere colpevole delle malattie, delle guerre, dell’abuso umano della libertà?
– Ho procurato, consigliato o collaborato all’aborto?
– Ho procurato un danno morale grave al prossimo con calunnie, giudizi, usura, diffamazione?
– Sono prepotente, arrogante, tengo dentro rancore, odio e vendetta?
– Auguro il male agli altri?
– Rispetto, amo e sono fedele al coniuge?
– Ho vergogna a mostrarmi in pubblico cristiano?
– Sopporto con pazienza e fiducia le prove della vita?


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QUANDO LA CONFESSIONE RIDONA LA VITA

Di seguito riportiamo alcuni brani, presenti nel libro, di testimonianze di pellegrini che hanno sperimentato a Medjugorje la gioia e la bellezza di questo sacramento.

CRISTINA

L’anno scorso sono andata a confessarmi dopo anni in cui mi ero allontanata da Dio e non lo cercavo nemmeno più. (…) Mi vien detto che la confessione è importante a Medjugorje, così mi metto in fila per confessarmi, quando a un certo punto esce dal confessionale fra Renzo dicendo, con tono serio e autorevole, che per confessarci dovevamo fare una preparazione e che, se non eravamo veramente pentiti dei nostri peccati, non avrebbe potuto darci l’assoluzione. Tutti sorrisero, facendo intendere che già lo sapevano e che era inutile sottolinearlo… Ad un certo punto lui chiede se si era disposti a fare un po’ di preparazione e tutti accettano. Comincia chiedendo se si conoscono i dieci comandamenti. (…) Così, cominciando dal primo comandamento e passandoli in rassegna tutti e dieci, approfondisce la nostra consapevolezza del peccato. Alla fine invita chi è convinto a confessarsi. Alcuni si allontanano, stupiti dalla serietà a cui si era invitati. Io rimango, entro, mi confesso e uscendo mi accorgo di aver un grande vuoto dentro di me. Era un grande spazio pulito che ha permesso finalmente a Dio di entrare. Dopo tre settimane sono tornata a Medjugorje portando mio marito e mio figlio di cinque anni; un bambino adottato, proveniente dalla Cambogia (…)

DIEGO

Buongiorno, padre. Anche se non ha potuto assolvermi, volevo ringraziarla per la confessione: dopo tanto tempo sono uscito da un colloquio con un sacerdote con una sensazione di gioia e speranza in un futuro più roseo. Il percorso da compiere è ancora lungo ma, spero anche con l’aiuto del sacerdote che mi ha segnalato, non dispero di poter tornare in grazia di Dio.

MAURIZIO

Ai primi di agosto mi sono recato in pellegrinaggio a Medjugorje. Un pomeriggio ho casualmente ascoltato la Catechesi di un frate francescano, fra Renzo. Il tema era: il sacramento della confessione. Non ho perduto una sillaba. Quelle parole mi sono rimaste scolpite nella mente ma soprattutto nel cuore: non ho potuto fare altro che ascoltare in silenzio, nonostante l’amara ma necessaria fermezza dei toni. In quei momenti mi è tornato alla mente un episodio accaduto tempo addietro. Mi trovavo nel Duomo di Modena per confessarmi, e non vedendo il sacerdote da cui andavo di solito, mi sono avvicinato a un altro che non conoscevo. La circostanza mi addolorò molto, ma tutto quello che riuscii a pensare fu come questo sacerdote non facesse bene il suo dovere, non compisse la missione di pastore affidatagli da Dio, in quanto non pescatore di anime ma allontanatore di persone dalla casa di Cristo… A Medjugorje, dopo aver accolto nel cuore le parole di fra Renzo, ho capito che quel sacerdote… aveva ragione!

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Fra Renzo Gobbi sottolinea nell’introduzione come il fine del sacramento della riconciliazione sia “(…)un’esperienza di amore, anzi del vero Amore, riferito direttamente alla sua mancanza, così si può definire in ultima analisi il peccato: una mancanza di Amore. È la scoperta entusiasmante di San Francesco d’Assisi che correndo per le strade del paese grida a tutti: « L’Amore non è amato… l’Amore non è amato!»”.

Contestualmente il peccato e il sacramento della confessione non devono essere banalizzati:

“Amare il peccatore, cercarlo, è l’unico scopo dell’itineranza del Cristo, concludentesi là dove ci può incontrare tutti: sulla croce. Ciò però non può nemmeno lontanamente sembrare un’approvazione del peccato”.

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