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Lettera aperta alle madri che si pentono di aver avuto figli

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Sean Locke | Stocksy United

Annabelle Moseley - For Her - pubblicato il 13/12/16

Una risposta al crescente movimento di donne che ammettono pubblicamente di pentirsi della maternità

Cara mamma che ti penti di aver avuto dei figli,

ho letto il fiume di articoli recenti sul movimento sempre più consistente di madri che dichiarano pubblicamente di pentirsi di aver avuto figli di cui fai parte, e lasciami dire in primo luogo che non ti giudico. Tu che ti penti di aver avuto dei figli stai attraversando quella che viene chiamata una notte oscura dell’anima, ma vorrei cercare di aiutarti a guardare la tua situazione in modo diverso, se posso, e offrire speranza e consolazione.

In quest’epoca di social media, si può avere la tentazione di pensare che sappiamo davvero come sia la vita di un’altra persona. Ricordiamo, però, che vediamo solo quello che la persona in questione decide di mostrare. Solo perché viaggia e sorride sempre non significa che la sua vita sia quella che vorresti avere al posto della tua. Potresti desiderare di essere la donna senza figli che si lancia col paracadute o festeggia fino a tarda notte la prima di un nuovo show di Broadway, ma è perfettamente possibile che quella donna guardi le fotografie di un’altra che abbraccia dei bambini sorridenti e desideri di poter scambiare la propria vita con la sua.

È vero che la maternità può essere difficile e solitaria e che può esaurire. Sì, ci sono delle occasioni divertenti che ti perdi per via delle responsabilità familiari. La tua carriera, se ne hai una fuori casa, in qualche modo subisce una battuta d’arresto. La tua casa sarà disordinata quando vorresti che invece fosse tutto al suo posto. Ci saranno notti in cui piangerai e in un momento oscuro potresti essere tentata di avere dei rimpianti pensando alla strada che non hai scelto.

Ma come scrive il dottor Hamilton Beazley nel suo libro No Regrets: A Ten-Step Program For Living in the Present and Leaving the Past Behind (Niente rimpianti: programma in dieci passi per vivere nel presente e lasciarsi il passato alle spalle), “e se avessimo scelto la via più battuta? Anche quella scelta avrebbe ‘fatto la differenza’. Ma qual era la differenza tra le due strade? Non lo sapremo mai. La strada che non hai preso è la fonte di ogni rimpianto. Ci seduce con le fantasie su ‘ciò che avrebbe potuto essere’… avvelenando la via che abbiamo preso o che siamo stati costretti a prendere e il presente in cui viviamo”. In altre parole, le strade non percorse che magnifichiamo e su cui fantastichiamo sono una trappola, pura e semplice. Quando ero una neomamma e dicevo a mia madre “È così schiacciante; non so se sono fatta per questa cosa!”, mi rispondeva con disinvoltura: “Beh, cos’altro vorresti fare col tuo tempo qui sulla terra? Cos’è più importante?”

Forse, come me, sareste tentati di rispondere a questa domanda con frasi del tipo: “Vorrei scrivere un altro libro!”, o forse “Vorrei diventare un giudice”, o “Vorrei prendermi una lunga vacanza”. In momenti come questi potremmo prendere in considerazione le parole del cardinale József Mindszenty: “La persona più importante su questa terra è una madre. Non può rivendicare l’onore di aver costruito la cattedrale di Notre Dame. Non ne ha bisogno. Ha costruito qualcosa di più meraviglioso di qualsiasi cattedrale – una dimora per un’anima immortale, la piccola perfezione del corpo del suo bambino… Che cosa è più glorioso sulla terra di questo – essere una madre?”

Nulla di ciò che puoi fare su questa terra – libro che scrivi, viaggio che compi, premio alla carriera che vinci, monumenti costruiti in tuo onore – durerà per sempre. A un certo punto diventeranno polvere. Ma quello che durerà per sempre sono l’anima di tuo figlio, promossa da te, e le anime che promuoverà tuo figlio, rendendo eterna la tua eredità.

Non so se preghi o se hai pregato molto di recente. Può essere difficile pregare quando ci si sente giù. A volte non si riescono a trovare le parole. È allora che si ha bisogno di qualcuno che ci ricordi chi siamo e di chi siamo. Forse hai avuto dei genitori fantastici e puoi ricordare quanto devi loro e come puoi ricambiarli. Forse sei in qualche modo delusa dal modo in cui sei stata cresciuta o da come sei stata abbandonata. Potrebbe essere il momento per cercare di pregare. Può essere un dolore troppo profondo da gestire da sola; possono servire un intervento divino e la mano guaritrice del tuo Creatore, il tuo genitore celeste, che vuole sempre il tuo amore, non smette mai di amarti e non ti abbandonerà mai.

Quando l’oscurità penetra in te, puoi essere aiutata da promemoria del fatto che questo mondo non è tutto ciò che esiste. È il tuo momento per costruire un regno, una tribù… con l’impronta di tutti i grandi uomini e le grandi donne nella tua genealogia che sono venuti prima di te come guida. Ecco un pensiero controculturale che può dare grande liberazione: sei nel mondo e puoi amarlo, ma ricorda che non sei fatta per essere del mondo. Sei una figlia di Dio. Questa non è la nostra dimora finale. Come ha detto Sant’Agostino di Dio, “il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.

La mia speranza è che tutte le donne valorose che hanno esercitato libertà e potere come donne per dare la vita e allevarla trovino un equilibrio tra amare se stesse e amare l’estensione di se stesse (dopo tutto, amando loro state amando voi stesse). Meritate di essere amate e apprezzate, e lo stesso vale per loro. Le buone famiglie sono una delle migliori invenzioni per l’amore e l’accettazione, e un rifugio dal mondo splendido ma non di rado falso di cui troppo spesso aneliamo a far parte. Nella vostra lotta, spero che non vi priverete delle sorprese e delle gioie che possono derivare dalle scelte che avete fatto.

Alla fine, quindi, qual è l’antidoto al rimorso? La speranza per il futuro: decidere di continuare a sognare le cose buone indipendentemente dalle sfide attuali. Oltre a questo, con le parole di Mick Jagger, “Non puoi sempre ottenere ciò che vuoi, ma se ci provi a volte potresti scoprire che ottieni ciò di cui hai bisogno”. Consapevolezza: essere pienamente presente: questa tazza di tè, il sapore di questo cioccolato, il profumo di questo fiore, il suono di questa canzone mentre guido la macchina. Risata: cercare l’umorismo nel mio pathos. Gratitudine: riconoscere quanto ho rispetto a qualcuno che è senza casa o affamato, o che non ha una famiglia da amare. E alla fine dare un nome alle nostre morti e rivendicare le nostre nascite.

Mia nonna, che aveva una famiglia molto estesa, parla spesso della grande benedizione che i figli hanno rappresentato per la sua vita. È una donna che anche a 100 anni ha dei sogni ed è piena d’energia. Non è mai stata una mammoletta, ma una forza con cui fare i conti. Si è costruita una notevole carriera negli anni Sessanta, ottenendo un titolo che nessuna donna si era guadagnata prima nella sua impresa. Racconta di come, dopo aver cercato senza successo di rimanere incinta per cinque anni dopo il matrimonio, lei e mio nonno abbiano deciso che sarebbero stati grati per qualsiasi figlio Dio avesse voluto mandare loro. Dio gliene ha inviati sei. Parla di come sia stato difficile, schiacciante, ma dice anche “A volte è tuo figlio che ti salva”.

Mentre scrivo queste righe siamo in Avvento, un periodo di attesa. I nostri percorsi di maternità possono sembrare un lungo Avvento, un periodo di attesa per il bene del bambino, ma ricordiamo cosa ci aspetta dopo i viaggi difficili, i rifiuti di Betlemme da parte dei tanti cuori che non troveranno spazio per noi e
l’opera di assistere Dio nel dare alla luce un figlio. Se viaggiamo al nostro meglio e seguiamo la stella che seguono tutte le persone sagge, troveremo il bambino che è venuto a salvarci.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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