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Questo cortometraggio ci mostra cosa vuol dire perdonare se stessi

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Catholic Link - pubblicato il 23/11/16

di Carlos Alvarado Salcedo

La vita è profondamente complessa. È fatta di eventi e situazioni spesso al di là del nostro controllo; se questi eventi hanno un impatto determinante su ciò che siamo, pensiamo e viviamo tendono a impedirci di perdonare noi stessi. Ma quando questi eventi toccano la nostra realtà nel profondo, quando ci portano a ripensare chi siamo e cosa facciamo, lasciano un segno indelebile; e ci rendiamo conto della necessità profonda di una risposta che plachi la nostra inquietudine, la nostra sofferenza. Che ci dia una luce nel mezzo della nostra miseria. Non è facile perdonare se stessi.

Guardiamo nel profondo di ciò che siamo: quante volte abbiamo vissuto una situazione in cui le cose ci sono sfuggite di mano? Quante volte abbiamo creduto di non riuscire a perdonare niente e nessuno, neanche noi stessi? Quante volte il fallimento, il dolore e la sofferenza sono entrate nella nostra vita lasciandoci l’amaro in bocca? Ognuno di noi ha, nella propria coscienza, dei segreti che non si possono raccontare, per ciò che significano. Tuttavia c’è Qualcuno che li conosce tutti: Dio, il nostro Padre amorevole.

Oggi condividiamo con voi un cortometraggio molto forte; ma nella sua crudezza ci parla di una realtà che non è affatto estranea alla nostra vita.

Ci viene mostrato come sia possibile rimanere ancorati a un passato non riconciliato. Un passato macchiato dal dolore, dalla colpa e dalla mancanza di risposte. Un passato che ci può portare alla depressione, a non avere più voglia di vivere. Questo video ci ricorda cosa accade quando non siamo in grado di riparare a qualcosa che ha lasciato un segno profondo nel nostro cuore; quando le domande emergono tutte assieme e i fantasmi del passato bussano alla nostra porta, come i demoni di cui parla il Vangelo. Sì, è un cortometraggio che ci ricorda che si può vivere nell’angoscia per qualcosa che abbiamo fatto, arrivando addirittura a farci perdere il senso della vita. Di fronte a tutto ciò, l’Iddio amorevole ci offre una possibilità. Di fronte al peccato, che vorremmo nascondere per paura, vergogna o disagio, c’è qualcosa che ci mostra che è possibile portare riconciliazione nella vita.

Il salmo 138 ce lo ricorda: «Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie». È una conoscenza amorevole, vicina, affettuosa. Perché Dio, in quanto Padre, ci ama teneramente, con tutto ciò che è, con tutto ciò che ha: siamo la sua creazione, fatti a Sua immagine e somiglianza. Dio non è lontano dalla nostra realtà, condivide le nostre gioie e le nostre tristezze, le nostre sofferenze e i nostri successi. Attraverso l’Incarnazione si è fatto uomo, il Figlio di Dio, Colui che condivise tutto con noi ad eccezione del peccato. Giorno dopo giorno ci sono dei dettagli che ci permettono di sentire la Sua presenza in mezzo a noi; presenza che, se vissuta profondamente, trasforma ogni cosa.

Nell’anno della misericordia appena concluso ci è stato ricordato ciò che Dio vuole, citando il Vangelo di Matteo: «Andate e imparate che cosa vuol diremisericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». È proprio così: nel mezzo del nostro peccato, della nostra oscurità, quello che vuole Dio da noi è questo atteggiamento di riconciliazione, di redenzione e di richiesta di perdono. Non c’è nulla che possa impedirci di riconciliarci con Dio, sempre se ci lasciamo abbracciare da questa Misericordia che cerca il peccatore affinché torni all’ovile come la pecorella perduta. Dio vuole che siamo vicini a Lui, che ci sentiamo amati, che siamo perdonati.


LEGGI ANCHE: Dio mi perdonerà se confesso un’altra volta gli stessi peccati?


Infine, leggiamo la nostra storia imparando a guardarla come ad una storia di salvezza. Dio agisce negli eventi della nostra vita: «E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”; e soggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci”» (Apocalisse 21:5). Sì, la nostra storia ha la possibilità di essere salvata perché è stata già redenta da Gesù Cristo sulla croce. Quando guardiamo alla nostra storia con gli occhi dell’amore, ci mostra la meraviglia di vivere la misericordia del Signore. Sì, la nostra storia è una testimonianza di quanto ci ami Dio.

Viviamo questo nella nostra vita e permettiamo a Dio di mostrarci come il male, il dolore e la sofferenza non hanno l’ultima parola. Anzi, l’ultima parola è stata già pronunciata da Gesù di Nazareth e testimoniata nella Risurrezione.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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