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Avete letto “Miracolosa tecnica antitumore a Chioggia”? Nessuna novità, ma ve la spacciano per tale

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Pixabay.com/Public Domain

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 17/11/16

La procedura non è esclusiva in Italia. Il pericolo di alimentare false speranze in chi legge notizie mediche

Un ago incandescente contro il tumore. La tecnica innovativa, che si chiama “termoablazione mediante microonde”, permette di sciogliere il tumore (e anche le forme metastatiche) al fegato, ai reni, ai polmoni, alla tiroide e alle ossa in un’unica seduta, anche ambulatorialmente, in cui il paziente viene sedato e curato in pochi minuti senza sentire dolore e, in molti casi, senza avere la necessità poi di altri trattamenti come quelli chemioterapici (Il Gazzettino, 15 novembre).

PIOGGIA DI RICHIESTE

La notizia è diventata virale al punto che il centralino dell’Uls 14 è stato subissato di chiamate da tutta Italia da parte persone interessate a questo tipo di intervento. La Uls precisa che non è una prestazione limitata localmente, ma che comunque tutte le richieste saranno vagliate dal Comitato oncologico(Adnkronos.it, 16 novembre).

TECNICA NON ESCLUSIVA

In realtà il web ha fatto da cassa di risonanza ad una notizia che non è nuova, né tantomeno esclusiva.

Gli oncologi già conoscono la termoablazione, perché, anche se i giornali ne hanno parlato in termini sensazionalistici, è una nuova cura nel senso che si usa non da così tanto tempo come altre, ma è nuova tout court solo per l’ospedale di Chioggia dove solo da pochissimo si hanno gli strumenti adeguati per praticarla (www.butac.it, 16 novembre).

Nel caso specifico di lesione metastatica epatica basta andare sul sito dell’AIRC (Associaizone italiana per la ricerca sul cancro) per trovare la termoablazione tramite microonde tra i possibili trattamenti di una metastasi, con le dovute precisazioni del caso.

VIRALITA’ INCONTROLLATA PER DUE MOTIVI

Aleteia ha contattato l’ospedale di Chioggia che attraverso l’ufficio stampa ha confermato: non c’è stata nessuna comunicazione di una presunta esclusività della tecnica di ablazione con le microonde.

La viralità che si è generata è frutto, dunque, di un mix tra: 1) come è stato presentata la notizia dalla stampa; 2) l’enfasi (incontrollata) con cui il web e i social network hanno accolto la presunta “rivoluzione” per sconfiggere il cancro.

DALLE NEWS ALLE BUFALE

Il web, in questo modo, rischia di trasformarsi in un calderone fuori controllo. In questo caso, la notizia è rilanciata oltre che dai profili social di quotidiani di informazione, anche da profili che scrivono tradizionalmente “bufale”.

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Il risultato è di generare una gran confusione negli utenti social. In questo caso, lo ripetiamo, parliamo di una notizia vera (non una bufala) cioè che l’ospedale di Chioggia ha sperimentato questa tecnica all’avanguardia per combattere i tumori; ma tale tecnica non viene eseguita solo a Chioggia. Quindi la corsa al centralino dell’ospedale veneto non è prioritaria. Ma deve stabilirlo nel caso, sempre l’oncologo di fiducia.

LO “STOP” DI FACEBOOK

Le notizie scientifiche, spesso rilanciate con leggerezza sui social network, sono tra quelle a maggior rischio stravolgimenti.

Per arginare le bufale mediatiche sta arrivando una stretta dai “giganti” del web. Dopo Google, anche Facebook vieta ai siti che diffondono notizie ‘bufala’ di usare il sistema di pubblicità della piattaforma per generare guadagni.

«In accordo con le policy di Audience Network, non integriamo o mostriamo pubblicità nelle app e nei siti che pubblicano contenuti illegali, ingannevoli o fallaci, incluse le notizie false. Sebbene fosse sottinteso, abbiamo aggiornato la policy per chiarire in modo esplicito che questo vale anche per le notizie false. Il nostro team continuerà ad esaminare attentamente tutti i potenziali editori e a monitorare tutti quelli già esistenti per garantirne la conformità», spiega la società (Ansa, 14 novembre).

TROLL E ALGORITMI

La semplicità con cui si architettano le bufale, o quanto meno si “rigirano” notizie anche delicate sui social network, lo dimostra l’articolo de “La Stampa” (17 novembre) in cui si descrive la rete di algoritmi, troll (utenti finti), bufale, che sta scuotendo in queste ore la politica italiana con una diatriba finita in tribunale tra Palazzo Chigi e account di presunti supporter e influencer del Movimento 5 Stelle.

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bufale sul webcancro
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