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Questo toccante film di Charlie Chaplin mi ha insegnato una meravigliosa verità sull’amore di Dio

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Catholic Link - pubblicato il 14/11/16

di Garrett Johnson

Una volta Roger Ebert ha detto che se di tutti i film di Charlie Chaplin ne dovessimo riuscire a conservare soltanto uno, quello dovrebbe essere “Luci della città” (1931). Il fatto di essere muto – e di non avere dialoghi – lo libera dai vincoli linguistici, proiettandolo oltre i confini nazionali.

Caratterizzato da una semplicità quasi evangelica, il film trasmette tanto, con poco. Mette da parte cose che spesso riteniamo importanti, per rivelare soltanto l’essenziale.

Tutto il film merita di essere visto, ma abbiamo riassunto per voi gli elementi principali che non potete fare a meno di conoscere:

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  • Un vagabondo (Charly Chaplin) si innamora di una giovane fioraia. Scopre che lei è cieca quando non riesce a trovare un fiore caduto a terra.
  • La stessa sera il vagabondo si imbatte in un milionario ubriaco che vuole buttarsi in un fiume, e gli impedisce di suicidarsi. Il milionario ubriaco lo porta con sé nella sua dimora e, dopo aver appreso della condizione della ragazza, promette di dare al vagabondo i soldi necessari per far operare la fioraia agli occhi.
  • La notte successiva dei ladri entrano in casa, picchiano il milionario e provano a rapinarlo. Al suo risveglio, il milionario non riconosce il vagabondo, né ricorda di avergli promesso i soldi, e lo accusa di furto.
  • Il vagabondo riesce a fuggire. Corre dalla ragazza, le dà i soldi e le dice che starà via per un po’ di tempo. Poco dopo viene arrestato. Qualche mese dopo, il vagabondo esce di prigione e può incontrare nuovamente la ragazza, che ormai ha pagato i suoi debiti e recuperato la vista.

Ecco la scena finale, tra le più belle di tutta la storia del cinema:

 Questo film, così pieno di emozioni e sfumature, offre diversi spunti di riflessione. Di seguito ve ne elenco alcuni:

1. Un amore che apre gli occhi

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Non siamo forse tutti ciechi, come la ragazza che vende i fiori? Non siamo forse come il cieco sulla strada per Gerico, che grida al Signore: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”? La domanda è: nelle nostre vite chi è che invochiamo per  avere la salvezza?

Un aspetto curioso dei primi minuti del film è che il vagabondo finge di essere un milionario. Quando la ragazza recupera la vista, spera di incontrare il suo salvatore, aspettandosi però di vedere un uomo ricco (la capiamo, vero?). E con sua grande sorpresa, lui non lo era affatto.

Sia all’inizio che alla fine del film, il vagabondo ha ben poco da offrirle, se non il suo amore. Ma non dovremmo mai sottovalutare il potere dell’amore. Perché solo l’amore ci può rendere liberi dai legami dell’egoismo, anche se dovessimo essere chiusi in una prigione!


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È l’amore che ridà il dono della vista alla bella ragazza. E speriamo che abbia lo stesso effetto sugli spettatori. Se guardiamo il film senza chiederci in che modo siamo ciechi anche noi alla realtà dell’amore, non abbiamo capito nulla. Troppo spesso siamo come i due ragazzi sulla strada che prendono in giro chi sembra essere debole e povero. Ma in realtà gli unici ad essere dei ciechi e poveri stolti sono proprio loro!

2. Una lezione sulla presenza di Dio

Alla fine del Vangelo di Luca, leggiamo dei discepoli, delusi e col morale a terra, sulla strada verso un villaggio chiamato Emmaus. In quel momento appare loro Gesù, ma non viene riconosciuto. Camminando insieme, Gesù mostra loro come Lui sia stato sempre presente nella Storia, “cominciando da Mosè e da tutti i profeti“.

Cristo è presente nelle nostre vite, ci ama e ci benedice anche se non lo vediamo. E quando lo cerchiamo possiamo esporci a due tentazioni: la prima è di essere troppo concentrati sui nostri sforzi per trovarlo, da dimenticare che dobbiamo soltanto guardare in alto ed essere testimoni che Lui ci ha già trovati! La seconda tentazione è di avere in mente un’idea tutta nostra di Gesù. Sebbene potremmo non avere necessariamente torto, è anche vero che molte volte Gesù appare ed opera nelle nostre vite in modi che non ci saremmo mai aspettati. Quando cerchiamo la soluzione in un ‘milionario’, Gesù ci guarda con lo sguardo di un criminale povero e appena uscito di prigione.


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Poi, quando lo incontriamo davvero, ci rendiamo conto che Lui è sempre stato con noi. E in quel momento è come se un tornado investisse la nostra memoria. “Tu?” dice la giovane fioraia. E noi potremmo aggiungere: “Sì, sei proprio Tu! Sei sempre stato Tu!”

3. Il linguaggio preferito di Dio è il Suo tocco

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Una volta un lebbroso disse: “Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi”. E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii sanato”.

Il verbo “toccare”, che ricorre più volte, è uno dei verbi più potenti e penetranti con cui vengono descritte le azioni di Gesù. La malattia aveva reso il lebbroso “intoccabile”. Ma Gesù è Colui che osa toccare chi è intoccabile. In altre parole, Lui tocca il nostro peccato, la nostra debolezza, la nostra cecità.

Il video proposto oggi ha a che fare con la questione del riconoscere. Quando lui camminerà vicino a lei, la fioraia vedrà il vagabondo oppure no? E se lo vedrà, lo riconoscerà? È interessante notare che il momento in cui avviene il riconoscimento riguarda più il tatto che la vista. Chi è cieco riconosce gli altri toccando il loro volto e percependone le caratteristiche. E anche questa ragazza scopre la vera identità del suo salvatore nel momento in cui le loro mani si toccano.

È commovente notare che l’identità delle persone si rivela, ancora una volta, nell’amore. Non un amore romantico e idealistico, ma un amore che ha sofferto. Sono quelle le mani che le hanno dato speranza quando era cieca. Delle mani che hanno provato la freddezza dell’acciaio quando erano in catene. Mani sporche e callose, che potrebbero essere confuse con quelle di un mendicante. Tuttavia sono proprio quelle le mani del suo Salvatore.

In un mondo spesso ingannato da parole e immagini, è il tatto a illuminarci. A volte i mistici hanno dovuto discernere se un’apparizione di Gesù fosse autentica o se fosse invece un’inganno del diavolo. Come ci sono riusciti? Hanno guardato le Sue mani. Se non mostravano le ferite della croce, la risposta era chiara.

E, come leggiamo in Matteo 25, nel giorno del giudizio non verremo giudicati dalle nostre buone intenzioni. Ci sarà invece chiesto di mostrare le nostre mani. Sono le nostre delle mani che hanno sofferto? Che testimoniano il sacrificio? Mani che hanno amato?

4. L’amore di Dio desidera libertà

Quando incontra la sua amata, il vagabondo ha uno sguardo unico, indimenticabile. Così intenso e pieno di gioia e amore! Ma una delle mie scene preferite è quando lei esce dal negozio e il vagabondo è tentato di fuggire. Perché si comporta così? Un uomo mediocre ne approfitterebbe per ostentare tutto ciò che ha fatto per lei. Il vagabondo invece attende, preferisce che sia lei a scoprirlo da sola. E sembra che lui, pensando di scappare, voglia quasi renderle il compito ancora più difficile.

Il vero amore non vuole mai imporsi sulla persona amata. Il vagabondo ha fatto di tutto per questa ragazza, e in teoria potrebbe rinfacciarglielo in qualsiasi momento. Ma lui continua ad essere delicato e a rispettarla profondamente. Non cerca alcuna ricompensa che non sia amore. L’amore può essere dato soltanto a qualcuno che lo desidera liberamente. Alla fine è lei, quando esce dal negozio, a prenderlo per mano.

Secondo me Dio ama giocare a nascondino. A volte sembra che Lui si nasconda, proprio come facevamo noi da bambini. Ma se agisce così è soltanto perché vuole che noi Lo cerchiamo. Cioè che noi decidiamo liberamente di amare Lui. Chi cerca l’amore desidera che anche l’altra persona voglia la stessa cosa. È questa l’unica via per raggiungere l’amore vero.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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