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Mamme, abituate i figli alle frustrazioni: vi ringrazieranno (ringrazieremo)!

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Silvana De Mari - pubblicato il 24/10/16

I no sono di vitale importanza per lo sviluppo dei nostri figli. Non facciamo il grave torto di negarli loro

L’incapacità di molti genitori di dire “No” ai propri figli disattiva in questi ultimi la capacità a tollerare le frustrazioni. La capacità a tollerare le frustrazioni si forma per allenamento progressivo in età idonea. “Non mangiare il dolcetto” subito impone una frustrazione. Occorre imparare a gestirla. I bambini la gestivano in varie maniere: guardavano i giocattoli, canticchiavano, voltavano le spalle al dolcetto per diminuire la tentazione. Imparare a gestire la frustrazione è come andare in bicicletta. Una volta che hai imparato, hai imparato. Se non hai imparato, non lo improvvisi, nemmeno in caso di necessità assoluta. I compiti a casa e durante le vacanze sono fondamentali anche per questo. Non volete imporre frustrazioni ai vostri figli? Scrivete lettere alla maestra spiegando che nei 30 minuti al giorno necessari ai compiti per le vacanze vostro figlio ha imparato a scalare l’Everest? Non vi fate illusioni. Non avete creato un uomo libero, avete creato uno schiavo: schiavo per tutta la vita delle proprie pulsioni. L’uomo che uccide la fidanzata che lo ha lasciato, semplicemente non è stato addestrato alle frustrazioni.

“L’uomo che non deve chiedere mai” pubblicizzato dalla televisione non è stato addestrato al no. Non bisogna allenare un piccolino di tre giorni ad aspettare l’ora della pappa. Bisogna dargli da mangiare quando ha fame. A tre giorni è troppo piccolo: la sua fame lo riempie tutto, diventa dolore. A otto anni un bambino è in grado di aspettare l’ora di cena, soprattutto se ha avuto la merenda, non è necessario alla sua sopravvivenza che mangi immediatamente, non appena ha fame o semplicemente ha voglia di qualche cosa. A maggior ragione può aspettare il quindicenne, anche se non ha avuto la merenda. E’ fondamentale insegnare ad un bambino di otto anni che potrà avere la nuova bici solo alla fine dell’anno scolastico e solo se avrà raggiunto quella media: quella bicicletta sarà splendida, avrà il sapore della conquista, gli avrà insegnato a guadagnarsi le cose.

Di capitale importanza è che il quattordicenne impari che è abbastanza in gamba da affrontare la classe senza quel tipo lì di pantaloni (o giacca o scarpe o quello che è) e che farsi amare o rispettare non dipende dal vestiario. Nel ridicolo libro “Gli sdraiati”, Michele Serra descrive con malcelato orgoglio un figlio demente che non è in grado di pulire lo zucchero che ha rovesciato sul tavolo, che usa la cannabis (normale, certo) e che si sottopone a una coda di ore per entrare in possesso di una certa maglietta finto casual, vero snob. Alla fine la creatura riesce a fare una salita in montagna che qualsiasi boy scout di 10 anni è in grado di fare e il padre si rassicura sul suo valore.

La capacità a tollerare le frustrazioni è il primo passo per arrivare alla difficile capacità di trasformare le frustrazioni in occasioni, che è la strada per riuscire a sfangarsela in un mondo che non è facile, ma che può essere magnifico.

Abbiate fede nella forza dei vostri figli. E non allevate sdraiati. Tirate su gente che stia in piedi.

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