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8 cose da chiedervi se volete dare una ripulita all’armadio in questo Anno della Misericordia

girl clothes closet wardrobe surprise

Nina Malyna / Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 13/10/16

Ho superato la sindrome da Toy Story?

di Genevieve Philipp

“Se non lo ami, non lo indosserai”, consiglia sempre mia madre quando provo vestiti nel camerino di prova di un negozio.

Non vuole certo dire di dover “amare” dei visti nello stesso modo in cui amiamo le persone. Non mi sacrificherei per un paio di jeans nel modo in cui farei per la mia famiglia. Mia madre intende dire che se non mi sento meravigliosa quando indosso un pezzo di stoffa, allora non farà altro che prendere ulteriore spazio nel mio guardaroba. La mia famiglia dona su base regolare dei vestiti che non usiamo più. Perché se noi ne abbiamo abbastanza, vi sono persone che non ne hanno.

Donare vestiti è uno dei modi di mostrare misericordia al prossimo, che si tratti di una maglietta sportiva, una tuta o un completo. Gesù disse, mettendo enfasi su questa chiamata cristiana: “Ero nudo, e mi avete vestito”, sostenendo che quando vestiamo gli altri stiamo vestendo Gesù (Matt. 25:35-36). Lui vuole che, con queste azioni, mostriamo misericordia agli altri.

In quasi ogni epoca, spogliare qualcuno è stato un modo per prenderlo in giro o ridicolizzarlo di fronte agli altri, che erano vestiti, a differenza sua. Persino oggi gli adolescenti considerano uno scherzo abbassare i pantaloni a qualcuno, con il solo obiettivo di metterlo in imbarazzo. Queste azioni non hanno in sé alcuna misericordia, ma mostrano la misericordia presente nell’atto di aiutare chi non è in grado di vestirsi in modo adeguato.

Ma le persone non provano vergogna soltanto quando vengono denudate. Indossare e lavare gli stessi vestiti ogni giorno, possedere soltanto degli stracci, o non avere l’abbigliamento adatto per dei colloqui, delle presentazioni, o per delle occasioni formali (matrimoni, funerali, compleanni) può portare ad un degrado della dignità umana. Dare vestiti alle persone, che sia attraverso delle associazioni oppure donando personalmente a chi ha bisogno, rappresenta un grande gesto di misericordia. Avere abiti di buona qualità e indossare vestiti dignitosi aiuta il resto della società a rispettare la dignità di una persona. Non sottovalutate l’importanza di aiutare i meno fortunati a vestirsi dignitosamente! L’inverno è vicino, pensate a coloro che non hanno vestiti pesanti. Potete aiutarli?


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Ponetevi queste domande, quando domattina aprirete il vostro armadio:

  1. L’ho indossato nell’ultimo anno? Se la risposta è negativa, probabilmente non lo indosserete neanche nell’anno a venire, ma un’altra persona potrebbe apprezzarlo di più. A meno che non vi siate legati per motivi sentimentali, lo possiate passare ad altri membri della famiglia o si tratti di un abito da matrimonio, perché lo conservate?
  2. Mi sta bene? Se la risposta è negativa, potrebbe stare meglio ad un’altra persona. Soprattutto se il vestito è diventato esageratamente stretto o corto, sarebbe meglio darlo via.
  3. È un vestito troppo simile ad altri che già ho? A volte potreste avere troppe canottiere uguali o milioni di calzini bianchi. Una volta mi sono presa la briga di contarle: avevo nell’armadio ben settantasei magliette. Perché dovrei avere bisogno di tutta questa roba? Ne ho messe un po’ da parte per farne delle imbottiture per trapunte, riuscendo finalmente a chiudere i miei cassetti.
  4. Lo “amo” o me ne dimenticherò in poche settimane? Forse, aprendo un cassetto, vi potrebbe capitare di trovare una vecchia camicia che non ricordavate di avere. La sorpresa dovrebbe spingervi a chiedervi se valga la pena tenersela o se resterà lì a prendere altra polvere.
  5. Dovrei sbarazzarmene? Se il vostro obiettivo è dare una ripulita all’armadio, decidete quanti capi di abbigliamento vogliate mantenere o eliminare. Rispettate i vostri obiettivi, e sappiate che gli altri apprezzeranno le vostre donazioni.
  6. Ho superato la sindrome da Toy Story?Toy Story è il racconto cinematografico di giocattoli animati che compiangono il fatto di aver perso importanza per il loro bambino, Andy. I giocattoli hanno un lieto fine, ma l’intera storia rende lo spettatore quasi triste di aver dato via i propri giocattoli. Non preoccupatevi: i vostri vestiti, proprio come i giocattoli, non avranno alcuna ripercussione emotiva in caso di donazione. Dunque non c’è motivo per continuare a tenerli con voi se non vi servono. Dateli via, e fate che altri ne possano godere!
  7. Se non ho vestiti da regalare, cos’altro posso fare? Se non avete vestiti da dare in dono, potete sempre contattare un’associazione locale o un rifugio per senza tutto e chiedere loro ciò di cui hanno bisogno (calzini nuovi, magliette, e così via).
  8. Nessuno si merita dei rifiuti. Per alcuni potrebbe essere difficile buttare le proprie cose, ma se l’indumento è macchiato, strappato o presenta altri danni, sarebbe meglio semplicemente gettarlo. Dare ai poveri la nostra spazzatura non è assolutamente un modo di trattarli con dignità. Assicuratevi che ciò che state donando sia in buone condizioni e possa essere indossato! Altrimenti non fate che creare ancora più lavoro per coloro che spendono il proprio tempo al centro donazioni.

Ricordate, come dice Atti 20:35, che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Potreste semplicemente lasciare i vostri vestiti in un centro di raccolta, ma sappiate che dare qualcosa personalmente a chi ne ha bisogno è un atto di estrema misericordia. Le politiche dei centri donazioni possono variare: alcuni vendono i vestiti ad un prezzo notevolmente ridotto, altri li consegnano a chi sanno ne ha bisogno. In che modo riuscirete a dare una mano? Sarete in grado di donare i vostri vestiti, o addirittura di essere coloro che li consegnano nelle mani dei bisognosi?

E soprattutto, conoscete delle persone che hanno bisogno di un cappotto invernale, di un cappello o di un nuovo vestito? Potreste acquistare dei vestiti nuovi per il loro prossimo compleanno, prestarne uno dei vostri oppure lasciarglieli proprio? Date vestiti a chi potete!

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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