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La marijuana non fa male? Allora guardate mio figlio!

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Shutterstock / charnsitr

Aleteia Team - pubblicato il 07/10/16

“Non si parla degli effetti secondari, ma sono gravissimi”

“La marijuana ha distrutto il cervello di nostro figlio e di molti altri giovani. Ha iniziato a fumare spinelli a 12, 14 anni, quando si verificano grandi cambiamenti nell’organismo e nella mente, e i suoi neuroni ne hanno risentito gravemente. Non siamo solo noi genitori a dirlo, lo dicono anche i medici”.

La spagnola Montserrat Boix è la madre di un ragazzo con gravi disturbi mentali. Quando ha effettuato questa dichiarazione il giovane era scomparso da 10 giorni dopo essere fuggito dalla clinica psichiatrica nella quale era in cura.
Montserrat ritiene che le istituzioni della società non stiano agendo in modo efficace di fronte alle situazioni – gravi – delle famiglie che devono affrontare casi di disturbo mentale. Ha raccontato, ad esempio, che la polizia non ha mai localizzato il figlio nelle varie occasioni in cui è fuggito.

“Questi problemi non vengono presi abbastanza sul serio. Sembra che chi propone il consumo libero della marijuana abbia più potere nella società e nei media. Non si parla degli effetti secondari, ma sono gravissimi”, ha lamentato.


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Montserrat Boix ha rilasciato le sue dichiarazioni alla Piattaforma per la Famiglia Catalogna-ONU, che oltre a divulgare i problemi delle famiglie interessate organizza conferenze familiari sulla salute mentale in partnership con il Governo locale di Barcellona.

“Si parla della legalizzazione della marijuana, ha proseguito Montserrat. “Se la questione è venderla in farmacia dietro ricetta medica per qualche trattamento d’accordo, ma se è per permettere la vendita libera e senza alcun controllo lo respingiamo in modo assoluto”.

Convivenza difficile

Questa madre spagnola ha descritto l’attuale convivenza con il figlio, che ha 27 anni, come “molto difficile”: è aggressivo, non rispetta alcun orario, non assume i farmaci per curare il suo disturbo, consuma droghe e scappa spesso di casa.

“Non possiamo fare altro che aspettarci che nostro figlio torni a commettere qualche crimine per essere arrestato e ricevere qualche cura in prigione. O che qualcuno lo uccida in una rissa. Le persone in questa situazione finiscono in carcere o al cimitero. Non viene offerto nulla per i malati mentali gravi, aggressivi e che consumano droghe”, ha denunciato, affermando che sono molte le famiglie che vivono esperienze simili alla sua.

A suo avviso, i politici non si interessano della situazione delle famiglie che affrontano questo tipo di sfide. Per lei i genitori delle persone in questa situazione non dovrebbero perdere l’autorità legale sui figli colpiti da malattie mentali quando raggiungono la maggiore età: “Non sono nelle condizioni di esercitare la propria libertà. Non hanno criterio per amministrarla. [Le autorità] chiedono loro il consenso per essere ricoverate, e dicono di no. I genitori non possono dire nulla. Ma poi arrivano i problemi, che sono enormi”.


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Soluzioni

La soluzione proposta da Montserrat è la stessa già adottata in altri luoghi del mondo, come la Fazenda da Esperança in Brasile: la creazione di centri pubblici di salute mentale in zone rurali, perché i pazienti ricoverati possano ad esempio svolgere i lavori agricoli e si prendano cura degli animali, e non possano uscire dalla clinica quando sono sottoposti a trattamento.

Insieme al marito, Montserrat ha messo in pratica le sue idee e ha creato una piccola industria per la produzione di yogurt, la Delícies del Berguedà, perché vi lavorino persone con problemi di salute mentale.

In Spagna, ha ricordato Montserrat, gli ex manicomi per persone con disturbi mentali sono stati chiusi negli anni Settanta del Novecento, ma non sono stati sostituiti da altre istituzioni che le curino in modo adeguato e difendano il resto della società.

La signora lancia quindi un appello al mondo: “Noi padri e madri siamo disperati e ci sentiamo impotenti di fronte a questa situazione”.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]


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