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7 atteggiamenti del corpo per l’incontro con Dio

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Flickr.com/Creative Commons/Ninac26

Catholic Link - pubblicato il 30/09/16

Non possiamo separarci dal nostro corpo al momento di pregare

Di Sebastian Campos

Per quanto possiamo essere spirituali, non possiamo separarci dal nostro corpo al momento di pregare. Preghiamo anche con il corpo, non solo con la voce e con il pensiero. Se sei contento, il tuo volto lo esprime, ma anche il tuo corpo; se sei preoccupato ti porti le mani alla testa; quando incontri qualcuno di cui provi nostalgia ti protendi verso di lui, lo abbracci e ti ci avvicini, non limitandoti a dire che ti mancava. Nel nostro incontro con Dio accade lo stesso. L’atteggiamento corporeo esprime qualcosa.

Il Catechismo insegna che abbiamo bisogno di associare i sensi alla preghiera, che sperimentiamo la necessità di tradurre esteriormente i nostri sentimenti. “Dio cerca adoratori in Spirito e verità, e, conseguentemente, la preghiera che sale viva dalle profondità dell’anima. Vuole anche l’espressione esteriore che associa il corpo alla preghiera interiore, affinché la preghiera gli renda l’omaggio perfetto di tutto ciò a cui egli ha diritto” (CCC, n. 2703).

Per questo è importante essere consapevoli della nostra posizione e del nostro atteggiamento corporeo al momento di disporci a pregareo a partecipare a qualche liturgia. Non confondetevi. Non si tratta di assumere un “viso da preghiera” o un “atteggiamento orante” solo per rispettare il protocollo perché la gente veda che siamo molto pii e spirituali (sarebbe pura vanità). Il fatto è che curando la propria posizione corporea e standoci attenti si avranno meno distrazioni e si raggiungerà un incontro più profondo con Dio.

Sant’Ignazio di Loyola, nel libro degli Esercizi Spirituali, dice al numero 76: “entrare nella contemplazione, a volte in ginocchio, a volte prostrato in terra, a volte supino con il volto in alto, a volte seduto, a volte in piedi; andando sempre a cercare ciò che voglio. In due cose faremo attenzione: la prima è, che se trovo ciò che voglio in ginocchio, non mi muoverò oltre; e se prostrato, lo stesso, ecc; la seconda, nel punto nel quale troverò ciò che voglio, lì mi riposerò, senza aver ansia di andare avanti finché mi soddisfi”.

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Storicamente la Chiesa fa raccomandazioni sugli atteggiamenti corporei in vari momenti della vita spirituale e delle celebrazioni liturgiche. Vogliamo condividere con voi alcune raccomandazioni al riguardo, perché vi aiutino la prossima volta in cui vi disporrete a incontrare Dio.

1. Seduti

sentado

Le celebrazioni liturgiche implicano un atteggiamento di ascolto attento, da discepoli che vogliono imparare. Ci sediamo per ascoltare e vedere chi è in piedi. Nella nostra intimità è utile per lo studio della parola o per qualche lettura spirituale. Rispetto al leggere sdraiati, che in genere culmina in un bel pisolino, leggere seduti è meglio.

2. Sdraiati

acostado

Le preghiere sdraiati, soprattutto ben coperti e al calduccio, terminano raramente con un “Amen”. Non si concludono le preghiere, addormentandosi prima di finire di recitarle. È tuttavia delizioso riposare tra le braccia di Gesù, lasciandosi accarezzare e curare. Non pretendete di compiere una preghiera lunga e profonda se state molto comodi. È possibile che iniziate a parlare con Lui lucidamente e poi non siate capaci neanche di finire di recitare un’Ave Maria.

3. In piedi

parado

Nella liturgia, stare in piedi esprime un atteggiamento del tipo “Sono qui per servirti e ti ascolto attentamente”, quasi in modo militare, come pronti per essere inviati in missione. Nell’intimità è poco probabile che si ottenga molto stando i piedi, anche se si è in mezzo alla natura o in un esercizio di contemplazione. Guardare ciò che ci circonda fa parte della preghiera, e stare in piedi sarà molto utile per acquisire profondità.

4. Prostrati

postrado

Devo confessare che mi piace molto prostrarmi davanti al Signore, buttarmi a pancia in giù davanti a Lui, ma ovviamente cerco di farlo da solo o con i fratelli di cui mi fido di più e con cui ho una maggiore intimità spirituale. Mi aiuta a dire che non sono nulla, non so nulla e devo tutto a Lui. Diminuisco perché Egli cresca in me. Ma non vi venga in mente di prostrarvi nella navata della chiesa nel bel mezzo della consacrazione a Messa, anche se siete molto spirituali. Non aiuterete le persone che vi circondano, le distrarrete soltanto.

5. In ginocchio

arrodillado

Un mio buon amico dice sempre che la strada che dobbiamo percorrere per incontrare Dio è la distanza tra la terra e le nostre ginocchia. Inginocchiarsi è la posizione spirituale per eccellenza. Nella liturgia esprime devozione, umiltà, adorazione e raccoglimento. Allo stesso tempo nell’intimità, vicino al proprio letto o in qualsiasi luogo, inginocchiarsi davanti a Dio ed esprimere nel segreto quello che la Chiesa ci invita ad esprimere nella liturgia quando ci inginocchiamo ci porterà sicuramente a una maggiore profondità nella preghiera.

6. Gli occhi

atencion

Occhi chiusi per concentrarsi, per guardare dentro di sé, anche se molti si perdono in sogni che impediscono loro di concentrarsi davvero. Aperti per guardare in alto, in genere aiutati da un dipinto o da un’immagine religiosa, o contemplando la natura (anche se volete guardare il soffitto, va tutto bene se serve).

7. Le mani

peticion

Ci sono tante cose da fare con le mani, e tutte esprimono elementi diversi. Nessuna è sbagliata, ma è importante ascoltare le parole di Sant’Ignazio quando si riferisce all’aver trovato la posizione che permette di trovare ciò che vuole. Se alzare le mani permette di lodare Dio più di tutti gli altri che non lo fanno, allora avanti! Dall’altro lato, se tenerle insieme in modo discreto permette di aprire l’anima e il cuore, avanti! Fate solo attenzione a che, oltre ad aiutare a esprimere i movimenti interiori, non distraggano o infastidiscano chi ci circonda.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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