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La miniserie sugli esorcisti, un sequel diabolico ambientato nei tempi moderni

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Fox Productions

David Ives - pubblicato il 23/09/16

Il pilot della Fox promette un'interpretazione di prima qualità

Non è un remake, e questo dovrebbe sollevare le schiere di fans che credono che realizzare una nuova versione del classico del 1973 di William Friedkin L’Esorcista sia impensabile. Stranamente, il produttore/scrittore (e laureato alla Nostre Dame) Jeremy Slater è tra questi.

Per la cronaca, Slater ha dichiarato che la sua reazione iniziale quando è stato contattato per aiutare a realizzare la nuova miniserie della Fox sugli esorcismi è stata negativa: “È l’idea peggiore che abbia mai sentito perché non si potrà mai fare meglio del film originale”, ha affermato. “Si farà solo qualcosa di più lungo, e quindi non dovrei farlo e non dovreste neanche voi”.

Slater ha convinto la Fox a evitare un remake totale e a modellare una sorta di sequel ambientato ai giorni nostri, riprendendo solo parte della struttura fondamentale del film. Ben Daniels interpreta padre Marcus Keane, un esorcista esperto impegnato in una guerra spirituale in terre lontane. Alfonso Herrera è padre Tomas Ortega, un giovane sacerdote con un approccio decisamente più scientifico alle questioni ecclesiali. Geena Davis interpreta Angela Rance, una madre che crede che una delle sue figlie adolescenti potrebbe essere sotto l’influenza di uno spirito maligno. Con questi tre personaggi, la dinamica dei rapporti principali rispecchia quelli del film originale.

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Le similitudini, tuttavia, finiscono qui – aggiungendo qualche rumore strano nella soffitta di Angela. Quest’ultima frequenta regolarmente la Messa e si è affidata alla Chiesa per ricevere sostegno emotivo dopo un problema cerebrale del marito. Quando la figlia maggiore di Angela, in genere socievole, inizia a mostrarsi scontrosa e combattiva, lei decide piuttosto rapidamente che la colpa è del demonio e cerca l’aiuto del suo parroco. Padre Tomas (erroneamente) cerca di spiegare alla madre tormentata che la cosiddetta possessione non è nient’altro che il modo della Chiesa di parlare di una serie di malattie mentali, ma Angela insiste perché visiti comunque la figlia. E le cose non vanno bene.

Il film di Friedkin, basato sul romanzo del 1971 di William Peter Blatty, trascorreva molto tempo a seguire i vari sforzi per determinare la causa dei problemi della figlia, senza la fretta di arrivare a una conclusione soprannaturale. Questo non solo rifletteva realisticamente il modo in cui la Chiesa approccia davvero gli esorcismi, ma dava tempo per esplorare le perplessità dei personaggi su Dio, il demonio e tutto il resto. Se il film ha molteplici sottotesti, alla fin fine è un sermone sulla fede e sul desiderio di Satana di usare il dubbio per schiacciarla. Notevole considerando la propensione secolare del regista.

In questo nuovo capitolo de L’Esorcista, tuttavia, i dubbi vengono accantonati piuttosto rapidamente. Padre Tomas all’inizio è scettico, ma dopo aver avuto un paio di visioni raccapriccianti e un incidente macabro che coinvolge un corvo, si fa trascinare completamente e cerca padre Marcus. Purtroppo lo trova in una condizione di solitudine forzata a seguito della morte di un bambino durante il suo ultimo tentativo di esorcismo. Anziché un fiero guerriero, Tomas scopre un uomo che vive nella paura. Insieme ai drammi di Angela, una figlia posseduta e un marito intrappolato nella propria mente, quello che presenta la miniserie L’Esorcista sono persone non rose dal dubbio, ma piuttosto disperate per la propria situazione.

O almeno è quello che ci viene mostrato nell’episodio pilota. Con accenni al fatto che le forze diaboliche al lavoro possono avere progetti più ampi che limitarsi a tormentare una famiglia specifica, probabilmente assisteremo a un’estensione della storia nel prosieguo della stagione. Bisogna ancora vedere se il pubblico vorrà scoprire come si sviluppa la narrazione.

I pregi della serie sono la qualità e la recitazione ad alto livello, ma come accade spesso l’episodio pilota è un po’ traballante. La maggior parte delle produzioni televisive richiede tre o quattro episodi per “organizzarsi”, e quindi si spera che piccoli problemi come l’apparente ignoranza da parte di padre Tomas di alcuni insegnamenti della Chiesa (forse un seminario di scarsa qualità?) e momenti ridicoli come quello in cui padre Marcus punta una pistola contro un altro sacerdote verranno (ehm) esorcizzati. Gli unici momenti davvero paurosi si riscontrano poi negli ultimi cinque minuti, e quindi chi è interessato principalmente ai brividi rimarrà probabilmente deluso se il trend è questo.

L’Esorcista ha un inizio debole, ma è promettente. Il film originale era uno dei preferiti di padre Gabriele Amorth, scomparso di recente e uno dei principali esorcisti della Chiesa, che ammirava la pellicola per la sua qualità artistica e per la sostanziale fedeltà nei confronti del rito. Se la serie può mantenere alcuni elementi dell’originale offrendo allo stesso tempo una nuova storia avvincente, può essere qualcosa che valga la pena di guardare.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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