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Egoismo, demone del mezzogiorno, filautia? Prova con la terapia del grazie

Portrait of beautiful young girl with flowers in the park

© Denis Kuvaev / Shutterstock

don Fabrizio Centofanti - pubblicato il 23/09/16

Spesso la nostra vita si ingrigisce, e non sappiamo perché. È come se venisse rosa da un tarlo segreto, senza nome, che agisce contro il nostro benessere e la nostra volontà. La psicologia ha provato a dare nomi a questo malessere: disadattamento, nevrosi, sindrome maniaco-depressiva. Anche l’etica e la religione si sono impegnate a decifrare questa misteriosa malattia, attribuendole altri nomi: egoismo, demone del mezzogiorno, filautia.

Molte sono le soluzioni proposte per liberarsi di questa pesantezza: dalla psicoanalisi allo yoga, dalle filosofie orientali a tutti i cascami del New Age, buoni soltanto a moltiplicare gli affari con gli ingenui.

La fede cristiana propone i suoi criteri. Si sa che Gesù ha indicato nella gioia la caratteristica precipua del credente. Ma tutti abbiamo fatto l’esperienza di quanto sia difficile trovare e conservarla, questa gioia: lo testimoniano certe assemblee cristiane, in cui il prete non riesce a strappare un sorriso neanche facendo il solletico ai fedeli.

Tutto questo accade perché non si lascia emergere l’anima profonda del Vangelo. Se si leggesse bene, si capirebbe che Gesù indica nella preghiera lo strumento per raggiungere la gioia. Ma anche pregando riusciamo a equivocare. Infatti, leggendo tra le righe, si comprende che il Signore raccomanda non solo di chiedere, ma di ringraziare. Anzi, il segreto della preghiera è ringraziare prima di chiedere.

Se comincio a farlo mi rendo conto di tutto ciò che ho, dei doni straordinari che Gesù mi ha fatto. La gioia esplode prima che io chieda ciò che voglio avere, perché, ringraziando, mi accorgo del tesoro infinito che già ho, anzi, che già sono. E’ l’essere la felicità. Ma dell’essere mi accorgo solo se ringrazio Chi me lo ha dato. Questa si chiama la terapia del grazie. Funziona meglio di ogni altro sistema creato a uso e consumo di chi la felicità la toglie, perché coltiva l’egoismo. Grazie, Gesù, perché mi hai dato questo, questo e questo (qui ognuno metta ogni giorno i motivi del ringraziamento). Aiutami a vivere ciò che mi hai donato così come tu vuoi.

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