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Affogare: le apparenze ingannano

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Pixabay / Public Domain

Azul Sete Zero - pubblicato il 23/09/16

I gesti frenetici, le grida e l'agitazione che si vedono in televisione non hanno nulla a che vedere con il vero affogamento

Il pilota si getta dalla nave da pesca sportiva in acqua, totalmente vestito. Nuota tra le onde con gli occhi fissi sull’obiettivo mentre si avvicina ai proprietari, che nuotano tra la barca e la spiaggia.

“Deve pensare che tu stia affogando”, dice l’uomo alla moglie.

I due si erano schizzati a vicenda e lei aveva gridato, ma ora sono tranquilli, immersi fino al collo.

“Va tutto bene… Cosa sta facendo?”, chiede lei, leggermente irritata.

Il marito gli fa segno di tornare indietro e grida: “Stiamo bene!”, ma nulla ferma le braccia del pilota.

“Si sposti!”, dice il pilota al padrone della barca, attonito.

Qualche secondo dopo, una bambina di circa nove anni emerge dall’acqua, scoppia in lacrime e grida verso il padre.

Stava affogando a meno di cinque metri da lui.

Com’è possibile che il pilota, che era a una quindicina di metri di distanza, si sia accorto di cosa stava succedendo e il padre no?

Il pilota aveva ricevuto una formazione e aveva l’esperienza per riconoscere un affogamento reale, mentre il padre aveva l’idea che gli avevano fornito i film e i romanzi.

La Risposta Istintiva all’Affogamento – nome dato da Francesco A. Pia, Ph.D. – è l’insieme delle azioni che le persone compiono per evitare un soffocamento reale o immaginario in acqua, e non corrisponde alle aspettative della maggior parte di noi. I gesti frenetici, le grida e l’agitazione che si vedono in televisione sono rari nella vita reale.

L’affogamento è quasi sempre un evento privo di dramma esteriore o strepito. Per dare un’idea di quanto sia così, ecco alcune informazioni del Centro per il Controllo delle Malattie degli Stati Uniti:

• È la seconda causa di morte tra i minori di 15 anni (la prima sono gli incidenti stradali);
• Dei 750 bambini che affogheranno nei prossimi 12 mesi, la metà morirà a meno di 25 metri da un genitore o da un altro adulto.
• Nel 10% di questi 750 casi, l’adulto vedrà la tragedia svolgersi davanti a sé senza avere la minima idea che si stia verificando.

L’affogamento… non assomiglia all’affogamento. In un articolo per l’edizione del terzo trimestre del 2006 di On Scene, la rivista della Guardia Costiera degli Stati Uniti, Magazine, il dottor Pia ha descritto la reazione istintiva all’affogamento in questo modo:

1. Tranne in circostanze rare, le persone che stanno per affogare sono fisiologicamente incapaci di gridare chiedendo aiuto. Il sistema respiratorio è stato progettato per la respirazione. Parlare è una funzione secondaria o associata. Bisogna prima respirare per poter parlare.
2. La bocca di chi affoga resta ora sopra, ora sotto la superficie dell’acqua. Purtroppo non resta al di sopra della superficie per il tempo sufficiente per permettere alla vittima di espirare, insipirare e chiedere aiuto prima di immergersi di nuovo.
3. Le persone che stanno per affogare non fanno gesti per chiedere aiuto. L’istinto naturale le porta a stendere le braccia lateralmente e a fare forza spingendo verso il basso per alzare il corpo di modo da poter alzare la bocca e respirare.
4. Durante tutto il tempo della risposta istintiva all’affogamento, chi sta affogando non riesce a controllare il movimento delle braccia. Fisiologicamente, chi sta per affogare e si dibatte sulla superficie dell’acqua non riesce a smettere di affogare per eseguire movimenti volontari come fare gesti, muoversi in direzione dei soccorsi o raggiungere qualche equipaggiamento di soccorso.
5. Dall’inizio alla fine della reazione all’affogamento, il corpo della vittima resta verticale in acqua, senza che si veda che muove le gambe per mantenere quella posizione. A meno che non la aiuti un salvagente, la persona annegherà in un arco di tempo che spazia dai 20 ai 60 secondi.

Ciò non vuol dire che una persona che grida chiedendo aiuto e si dibatte non sia in guai seri – sta vivendo una situazione di stress acquatico estremo, reazione non sempre presente prima della reazione di affogamento. Lo stress acquatico estremo non dura molto, ma non è ancora affogamento, e questo permette che le vittime possano aiutare a salvarsi afferrando ad esempio oggetti salvagente.

Altri indizi del fatto che si sta verificando un affogamento sono:
• Testa bassa in acqua con la bocca sulla superficie dell’acqua
• Testa indietro con la bocca aperta
• Sguardo vitreo, vuoto
• Occhi chiusi
• Capelli sulla fronte o sugli occhi
• Posizione verticale in acqua senza uso delle gambe
• Iperventilazione o soffocamento
• Bracciate in una determinata direzione senza spostamento in quella direzione
• Tentativo di rotolare sulla schiena
• Movimento di arrampicata, ma raramente verso l’esterno dell’acqua

Se un membro dell’equipaggio o un passeggero cade in acqua e tutto sembra andare bene, è meglio diffidare. A volte il segnale più comune del fatto che qualcuno sta affogando è che non sembra affogare. Può succedere che apparentemente stia solo galleggiando.

Come eliminare il dubbio? Un modo è chiedere se va tutto bene. Se c’è qualche risposta probabilmente è così, ma se la risposta è uno sguardo inespressivo correte – potreste avere meno di 30 secondi per salvare quella persona.

Un ultimo avviso, per i genitori: i bambini fanno rumore quando giocano in acqua. Se vostro/a figlio/a rimane in silenzio, andategli/le vicino e controllate come sta.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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