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“Signore fa’ di me uno strumento della tua pace”: la preghiera che San Francesco non ha scritto

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© Reportergimmi

Fratefrancesco.org - pubblicato il 22/09/16

Curiosità su una delle preghiere cattoliche più note

di fra’ Tomás Gálvez

Accanto al vero San Francesco c’è sempre l’immagine che ogni epoca si fa di lui, con la sua dose di parzialità e mitizzazione, le sue leggende e le false attribuzioni. Vale anche oggi, nonostante i grandi progressi compiuti per una conoscenza più approfondita del personaggio e della sua epoca. Un chiaro esempio di ciò è la cosiddetta “Preghiera Semplice”, degna del Poverello, che tutti attribuiscono a lui ma che è di un autore anonimo vissuto appena un secolo fa.

Nella ricerca delle origini di questa bella preghiera non si è riusciti a risalire a prima del dicembre 1912, quando venne pubblicata su La Clochette, una petite revue catholique pieuse fondata dal sacerdote e giornalista abbé Esiher Suquerel (+ 1923), originario della Normandia (Francia). Tra le ipotesi avanzate, c’è quella secondo la quale ne sarebbe egli stesso l’autore.

Nel 1913 la preghiera venne scoperta dal canonico Louis Boissey (+ 1932), appassionato del problema della pace, e a gennaio apparve sugli Annales de Notre Dame de Paix (Tinchebray, Francia), citando come origine La Clochette.

Nello stesso anno, Stanislao de la Rochethoulon Grente (+ 1941), fondatore de Le Souvernir Normand, la pubblicò sulla sua rivista.

Il 20 gennaio 1916 apparve su L’Osservatore Romano, dove si diceva che Le Souvenir Normand aveva inviato al Santo Padre il testo di alcune preghiere per la pace tra le quali se ne riproduceva una, rivolta particolarmente al Sacro Cuore e che mostrava una semplicità commovente.

Il 3 febbraio dello stesso anno, La Croix di Parigi rendeva noto che il 25 gennaio il cardinal Gasparri aveva scritto al marchese de La Rochethulon et Gante ringraziandolo per l’invio delle preghiere a Sua Santità. Tre giorni dopo, La Croix riproduceva il testo pubblicato da L’Osservatore Romano.

Fu allora che il sacerdote cappuccino Étienne di Parigi, direttore del Terz’Ordine, fece stampare a Reims un’immagine di San Francesco con l’invocazione al Sacro Cuore sul retro.


In basso segnalava che quella preghiera, tratta da Le Souvenir Normand, era una sintesi perfetta dell’ideale francescano che bisognava promuovere nel mondo.

I primi a collegare espressamente la preghiera a San Francesco furono i Chevaliers de la Paix, i Cavalieri della Pace, un’organizzazione protestante, alla vigilia del VII centenario della morte del santo (1926).

Dal 1925 la preghiera iniziò a diffondersi in tutto il mondo, a partire da Stati Uniti e Canada. Seguirono i Paesi germanici. Nei media cattolici francesi non si iniziò ad attribuirla a San Francesco fino al 1947.

Nella seconda metà del XX secolo, la “Preghiera Semplice”, come la chiamavano ad Assisi, iniziò a diventare popolare, soprattutto quando i frati del Sacro Convento la impressero in varie lingue sulle immagini di San Francesco.

Il resto della storia è noto: diffusione in tutto il mondo, un’infinità di versioni in ogni lingua e in tutte le lingue, per via della diversità delle vecchie e nuove traduzioni, e moltissimi canti ispirati ad essa. È diventata quasi la preghiera ufficiale degli scout e delle famiglie francescane; gli anglicani la considerano la preghiera ecumenica per eccellenza; alcune Chiese e congregazioni protestanti l’hanno adottata anche come testo liturgico; è stata pronunciata in una delle sessioni delle Nazioni Unite e ultimamente sta ricevendo una calda accoglienza tra le religioni non cristiane, soprattutto da quando Assisi è diventata il centro mondiale dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso.

Il segreto di un tale successo è dovuto soprattutto all’attribuzione a San Francesco, ma anche alla ricchezza del suo contenuto e alla sua semplicità, e sono proprio il contenuto e il titolo originale – Invocazione al Sacro Cuore – che permettono di attribuirne la composizione a un autore non precedente all’inizio del XX secolo.

Fonte di ispirazione può essere stata questa formula di consacrazione al Sacro Cuore, promulgata da papa Leone XIII nel 1899 e raccomandata da San Pio X nel 1905 perché venisse recitata ogni anno:

“O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare. Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore. Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo. O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio. Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli. Così sia”.

Aveva ragione, ad ogni modo, padre Étienne di Parigi quando trovava in questa preghiera anonima una certa concordanza con lo spirito e lo stile francescano. Per verificarla basta leggere, ad esempio, l’Ammonizione 28 di San Francesco, scritta a mo’ di ritornello:

Dove è amore e sapienza, ivi non è timore né ignoranza Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. Dove è quiete e meditazione, ivi non è né preoccupazione né dissipazione. Dove è il timore del Signore a custodire la casa, ivi il nemico non può trovare via d’entrata. Dove è misericordia e discrezione, ivi non è né superbia né durezza.

O, meglio ancora, i seguenti “Detti” del beato Egidio di Assisi, terzo compagno del santo:

Beato chi ama e non desidera essere amato in cambio. Beato chi teme e non desidera essere temuto in cambio. Beato chi serve e non desidera essere servito. Beato chi si comporta bene con gli altri e non desidera che gli altri si comportino bene con lui. Ma queste cose sono grandi, e gli stolti non riescono a comprenderle.

Questo è ciò che fa sì che la preghiera sia considerata da molti francescana, e anche se è un errore attribuirla a San Francesco d’Assisi sicuramente non gli sarebbe importato di firmarla.

Preghiera Semplice:

Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa’ ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dove è discordia, ch’io porti la fede,
dove è l’errore, ch’io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Maestro, fa’ che io non cerchi tanto
di essere compreso, quanto di comprendere.
di essere amato, quanto di amare,
poiché è dando, che si riceve:
è perdonando che si è perdonati;
è morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Bibliografia sul tema

— Willibrord Christiann van Dijk, Une prière en quête d’auteur, in Evangile Aujourd’hui, 1975, n. 86, 65-70.

— Jerôme Poulenc, L’inspiration moderne de la prière “Seigneur faites de moi un instrument de votre paix”, in Archivium Franciscanum Historicum, 68 (1975), 450-453.

–Christian Renoux, La priére pour la paix attribuée a Sant François: une énigme a résoudre. Les Editions Franciscaines, 9 rue Marie Rose, 75014-Paris, 2001. La preghiera per la pace attribuita a san Francesco. Padova, Edizioni Messaggero, 2003, 179 pagg.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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