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Così nasce un piano mondiale per arginare le disuguaglianze nel mondo

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 22/09/16

I maggior economisti mondiali si confrontano sulla visione di Papa Francesco

Il gotha degli economisti mondiali abbraccia la visione economica di Papa Francesco. Una lotta serrata alle diseguaglianze sociale, una visione dell’economia orientata al riequilibrio dei poteri e alla redistribuzione dei beni, un coro di perplessità sulle politiche di austerità adottate in Europa. Su tutti questi temi hanno concordato gli ospiti del Cortile dei Gentili, a confronto su “Verso un’economia più umana e gusta“.

L’evento promosso in sinergia dal Pontificio Consiglio per la Cultura e dall’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede nella cornice di Palazzo Borromeo a Roma, ha visto la partecipazione del Premio Nobel per l’Economia 2015 Angus Deaton, dell’economista Jean-Paul Fitussi e di Dominique Y van der Mensbrugghe, direttore del Center for Global Trade Analysis alla Purdue University (Stati Uniti).

IL MONITO DI FRANCESCO

Papa Francesco in Laudato Sii ha lanciato un forte grido d’allarme contro la povertà, le disuguaglianze, il degrado ambientale.

“La politica e l’economia tendono a incolparsi reciprocamente per quanto riguarda la povertà e il degrado ambientale. Ma quello che ci si attende è che riconoscano i propri errori e trovino forme di interazione orientate al bene comune. Mentre gli uni si affannano solo per l’utile economico e gli altri sono ossessionati solo dal conservare o accrescere il potere, quello che ci resta sono guerre o accordi ambigui dove ciò che meno interessa alle due parti è preservare l’ambiente e avere cura dei più deboli” (Laudato Sii, 198). “Una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (Laudato Sii, 139). “Certamente ci deve preoccupare che gli altri esseri viventi non siano trattati in modo irresponsabile, ma ci dovrebbero indignare soprattutto le enormi disuguaglianze che esistono tra di noi, perché continuiamo a tollerare che alcuni si considerino più degni di altri” (Laudato Sii, 90).

Gli economisti rilevano tre aspetti delle loro preoccupazioni comuni a quelle riassunte da Francesco nella Enciclica.

“TASSA” SULLE EMISSIONI DI CARBONIO

Van der Mensbrugghe osserva che il pontefice richiama con decisione «sulla cura della nostra casa comune invita tutti a ripensare le nostre priorità e a cambiare il nostro atteggiamento verso l’ambiente». E rilancia gli impegni assunti con l’accordo sul clima di Parigi con la limitazione dell’aumento della temperatura globale a meno di 2 gradi e a perseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura di 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali.

Molti scienziati e economisti condividono la preoccupazione che gli impegni assunti a Parigi «non siano abbastanza forti per cambiare radicalmente la traiettoria delle emissioni di carbonio al fine di mantenere l’obiettivo dei 2 gradi».

Quindi l’accordo di Parigi «dovrebbe essere completato con un’azione più energica. Porre un prezzo sulle emissioni di carbonio invierebbe un segnale chiaro ai consumatori e produttori».

RIMUOVERE LA CORRUZIONE DELLA DISEGUAGLIANZA

Deaton punta l’indice contro l’origine dei «due tipi» di diseguaglianze economiche presenti nel mondo contemporaneo. »Uno nasce dal successo di innovatori e imprenditori lungimiranti, le cui invenzioni e scoperte hanno reso il mondo migliore di quello che era in passato. Questi davvero rappresentano la fonte della crescita economica e di quella creatività nel pensare e nel produrre che contribuisce a farci stare sempre meglio. Che questi uomini costruttori di progresso divengano più ricchi, non è certo un crimine visto tutto ciò che fanno. Lo stesso però non può essere detto per il secondo tipo di disuguaglianza, quella guidata dalla ricerca di una rendita improduttiva da parte di quanti sono già ricchi e potenti».

Questi ultimi infatti, ragiona il premio Nobel, «si arricchiscono senza creare nulla, ma anzi sottraendo sempre più a tutti gli altri. Pensiamo così a quelle aziende che coi loro lobbisti scrivono leggi a loro favore, leggi in grado di renderle più ricche a spesa di tutti gli altri. Queste aziende spesso si adoperano contro le legislazioni antitrust che, invece, forniscono quelle regole basilari per cui il mercato funzioni per tutti e non solo per i più ricchi o per quelli con i giusti contatti nei posti giusti. Questi soggetti economici stanno ribaltando la distribuzione dei redditi, allontanandola dai salari e spingendola verso i propri profitti».

UN CANCRO CHE MINACCIA TUTTI

La disuguaglianza che origina da questo tipo di capitalismo clientelare è «un vero cancro che ci minaccia tutti. Questo cattivo tipo di disuguaglianza mina anche la (dis)uguaglianza politica, lasciando indietro coloro le cui voci si perdono annegate nel flusso incessante del denaro. Negli Stati Uniti è infatti quasi impossibile essere eletti membri del Congresso o restare in carica senza un grande supporto finanziario».

Dunque, chiosa, è «la corruzione della disuguaglianza a dover essere rimossa, non tanto con tasse o meccanismi di ridistribuzione, quanto piuttosto con un migliore funzionamento delle democrazie che possa realmente scacciare il capitalismo clientelare e riportare in carica governi che rappresentano realmente l’intera collettività».

UNA TRIPLICE SFIDA

Fitoussi sottolinea gli effetti negativi delle politiche di austerità sull’Europa, sostenendo che le diseguaglianze pongono una sfida sociale («fermano il progresso sociale»), economica («non favoriscono la crescita») e politica (indeboliscono la democrazia»).

Ma nel progresso bisogna avere fiducia, Un riequilibrio dei poteri su scala globale, un atteggiamento più propositivo dei Paesi ricchi verso i poveri, con creazioni dei fondi tecnologici ad hoc a disposizione degli Stati emergenti, sono alcune delle misure che potrebbero arginare l’espansione delle diseguaglianze.

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