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5 principi fondamentali di guarigione interiore che ci insegna la Bibbia

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Fray Nelson Medina - pubblicato il 12/09/16

Attenzione! Il demonio vuole che rimaniamo da soli con la nostra sofferenza

Il nostro è un Dio che ascolta, che mostra compassione davanti al lamento, che non resta impassibile di fronte alle lacrime, che si lascia vincere dalla supplica. Le preghiere attraversano le nubi e arrivano a Lui. Dobbiamo tenerne conto, perché il demonio vuole che rimaniamo da soli con la nostra sofferenza, che lottiamo solo con le nostre forze, ma lottare con le nostre sole forze è insufficiente, perché per vincere le ferite profonde, per arrivare al perdono autentico, per iniziare ad amare, per sorridere di cuore non basta proporselo.

È certo che i libri di autoaiuto e l’assumere un atteggiamento positivo siano ottimi, ma per la maggior parte delle persone sono risorse insufficienti. Di fronte alla delusione profonda per il tradimento di un amico, alla violenza subita da una bambina o a una malattia non basta assumere semplicemente un atteggiamento positivo.

Ci sono tuttavia persone che ripongono troppa fiducia nei neuroni e credono che tutto consista nel riprogrammare il cervello, nel pensare in modo diverso, ma anche se da lì può uscire qualcosa di buono è una cosa molto limitata. Un cristiano riconosce che è giusto dover riprogrammare la propria vita, ma per farlo ripone la sua fiducia non in se stesso ma nel Signore.

Dio sa tutto di noi, e ha compassione di noi. È misericordioso e vuole aiutarci a guarire le ferite della nostra anima. Ecco i principi di guarigione interiore nel Nuovo Testamento:

1.- Realismo

Gli atteggiamenti di fuga, negazione e repressione sono contrari alla dinamica del Vangelo, e ogni volta che nascondiamo il problema che abbiamo stiamo agendo in direzione opposta. Dobbiamo affrontare il peccato, affrontare il dolore, affrontare le ferite, affrontare il demonio. La negazione del problema è la nostra prima difficoltà. Dobbiamo essere realisti e accettare i nostri problemi.

La preghiera, il silenzio e la partecipazione a un ritiro spirituale ci aiutano a vedere i nostri errori, la nostra superbia, il nostro orgoglio, la nostra petulanza, per poterci risvegliare alla realtà.

2.- Bontà del creato

Ciò significa che si pecca con il corpo ma il corpo umano in sé non è negativo, si pecca con la bocca ma il dono della parola non è negativo, si pecca con il denaro ma il denaro non è in sé qualcosa di negativo. La bontà del creato indica che la causa dei nostri problemi non è nelle cose e non è fuori. Cristo ha detto: “Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce
dalla bocca rende impuro l’uomo!”

La bontà del creato è un principio che esiste perché ci si riconcili con il proprio corpo, ad esempio nel caso di autoincolparsi per aver subito un abuso, cosa che accade spesso alle donne, che dopo una violenza iniziano a credere di essere le colpevoli e che il loro corpo sia peccaminoso. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che ciascuna cellula del nostro corpo benedetto è una creazione di Dio. Dobbiamo riconciliarci con il nostro corpo, mettere da parte il rifiuto fisico e trovare così pace con noi stessi. Lo stesso accade con i sentimenti, con i quali dobbiamo smettere di lottare. Dio ci accetta e ama per come siamo, ma è importante che lo facciamo anche noi.

3.- C’è un ordine corretto quando si tratta di guarire il cuore

La maggior parte della gente crede che quando si parla di perdono e di perdonare si tratti di cambiare i sentimenti, perché consideriamo i sentimenti come la locomotiva della vita, ma è un errore.

Se si cerca di lottare contro un sentimento si perde, perché i sentimenti sono più forti di noi. Non funzionerà perché l’ordine è in primo luogo l’ascolto del messaggio di Dio, ovvero la prima cosa di cui abbiamo bisogno perché la nostra vita cambi è ricevere la parola di Dio in modo personale, perché Egli parla al nostro cuore affinché dentro di noi qualcosa cambi. Non possiamo cambiare nulla nei nostri rapporti problematici se non iniziamo ad essere persone diverse; quando ci sentiamo perdonati da Dio ci apriamo a perdonare gli altri. La vita non cambia se non cambiamo noi, e l’unico che può cambiarci è il Signore. Dobbiamo allearci con Lui, ascoltare la sua parola e applicare i suoi insegnamenti a noi. Dobbiamo ascoltarlo come se fossimo il suo unico ascoltatore, e allora arriverà la vera gioia grazie al cambiamento nella nostra vita.

La locomotiva è l’ascolto di Dio, e quando comprendiamo questo possiamo procedere, e il primo vagone è la convinzione e la fede che Dio possa tutto. Il secondo vagone è l’obbedienza, è l’azione di cercare il bene dell’altra persona anche se ci ha fatto del male, e il primo bene che possiamo fare ai nostri nemici è affidarli alla volontà di Dio e pregare per loro. Il terzo vagone è il sentimento, perché è lì che possiamo cambiare il modo in cui vediamo chi ci ha fatto del male, che possiamo comprenderlo e cambiare i nostri sentimenti nei suoi confronti. C’è infine il quarto vagone, che è la riflessione. Dobbiamo riflettere su quello che Dio ha fatto e apprezzare la trasformazione che il Signore ha compiuto in noi.

4.- Ogni via di guarigione mira all’instaurazione del Regno di Dio

La ragione principale dell’avvento di Cristo sulla terra è stato instaurare e aprire le porte del Regno di Dio all’umanità, per cui l’arrivo di Cristo nel nostro cuore cerca di fare lo stesso.

La maggior parte degli esseri umani, me incluso, è arrivato a Cristo perché ha bisogno di un “cerotto” nella propria vita, ha bisogno di risolvere un problema, e tuttavia Egli non è lì per questo. Egli cerca di vivere in noi.

Dobbiamo affidare il trono della nostra vita a Gesù, perché diventi il Signore della nostra esistenza.

5.- Ri-significazione

Quando ci succede qualcosa di negativo ci chiediamo spesso “Perché a me?”. La ri-significazione sono le ragioni positive dietro le tragedie che ci capitano, è il bene che sorge dopo il male, e questi sono i motivi:

  • Cristo ci mostra che il male che abbiamo sofferto è un’opportunità per mettere alla prova i nostri limiti e per rafforzarci. Questa esperienza ha come fine quello di vincere la superbia, e così possiamo vincere la causa di tutti i peccati, perché la superbia è la radice di tutti i peccati e Dio ce ne libera attraverso le esperienze schiaccianti di devastazione.
  • Le delusioni hanno la funzione di slegarci e liberarci dall’idolatria dei poteri di questo mondo. Ci liberano dall’idolatria nei confronti delle cose e delle persone. È indispensabile perché a volte abiamo un’idea troppo romantica dei nostri amici, delle nostre carriere, dei nostri coniugi e della nostra famiglia, e quando veniamo delusi ci rendiamo conto degli errori altrui.
  • Le situazioni negative ci aiutano anche a sperimentare direttamente la necessità umana, e ci aprono alla compassione, perché le persone che sorgono dalle condizioni più oscure dell’umanità e dai fallimenti sono le più indicate ad aiutare le persone che stanno affrontando le stesse tragedie, e ci rendono più compassionevoli e aperti ad aiutare gli altri.
  • Cristo permette che viviamo il male perché vuole fare di noi un libro vivente, un narratore che serva da testimonianza, una prova di superamento. Vuole mostrare la sua misericordia a noi e la speranza ad altri.
  • Attraverso le esperienze che sta costruendo in noi mostrerà il bene ad altri.
  • Attraverso storie di grande dolore, Dio sta preparando doni meravigliosi per noi e per altre persone. Un riferimento chiaro è la storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, che venne venduto come schiavo dai fratelli, venne poi incarcerato e finì per diventare il braccio destro del faraone, e grazie a questo riuscì a salvare la sua famiglia. I mali che stiamo soffrendo oggi sono l’anticamera dei beni meravigliosi del domani. Quando viviamo una certa situazione non lo vediamo per bene, ma in seguito diventa evidente.
  • I nostri dolori sono un’occasione di penitenza, di purificazione e di unione con la passione di Cristo. Egli trasforma la nostra sofferenza e la converte in salvezza per noi e per gli altri.
    Questi mali ci servono per capire che il meglio deve ancora sempre venire. A volte abbiamo bisogno del dolore per avanzare, per non rimanere fermi in un luogo, per capire che siamo pellegrini, che siamo di passaggio.

Accettiamo la grazia dal Signore, accettiamo i mali che viviamo, perché Dio agisce sempre per un bene maggiore. Anche se soffriamo, pecchiamo e rimaniamo delusi, dobbiamo confidare nel Signore. Egli ha sempre un piano che non riusciamo a vedere completamente, ma dobbiamo confidare nel fatto che mano nella mano con Lui arriveremo al posto giusto, alla vita eterna.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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