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“Le relazioni tra Santa Sede e Cina sono per il bene dei cinesi”

China flag and the Pope Francis – it

Jeffrey Bruno & Lianqing Li

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 27/08/16

«Le auspicate nuove e buone relazioni con la Cina sono pensate e perseguite solo in quanto “funzionali” al bene dei cattolici cinesi, al bene di tutto il popolo cinese e all’armonia dell’intera società, in favore della pace mondiale». È quanto ha affermato la mattina del 27 agosto il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, rievocando, nel seminario di Pordenone, la straordinaria figura di Celso Costantini. Nato a Castions di Zoppola nel 1876, cittadino onorario di Pordenone e di Aquileia, Costantini fu il primo delegato apostolico in Cina dal 1922 al 1933, poi Segretario della Congregazione de Propaganda Fide e infine Cancelliere di Santa Romana Chiesa.

Fu uomo di dialogo, impegnato a marcare una distanza tra la gerarchia cattolica in Cina e le potenze occidentali, favorendo la nascita di una Chiesa autoctona. Da Prefetto di Propaganda Fide, nel 1946 si adoperò per far inserire nel collegio cardinalizio il primo porporato cinese. Pio XII disse che la lista con i 32 nomi – la più grande “infornata” cardinalizia della storia fino a quel momento – era già pronta e non si potevano aggiungere nomi. Allora Costantini chiese a Papa Pacelli di cancellare il suo nome – una richiesta che mostra di quale pasta fossero fatti certi uomini di Chiesa e di Curia del passato – e venne esaudito. Al suo posto fu creato il primo cardinale cinese, Tian Gengxing, divenuto poi arcivescovo di Pechino. Costantini ottenne la berretta rossa sette anni dopo.

Parolin ha ripercorso con dovizia di particolari il servizio prestato da questo ecclesiastico, leggendolo in controluce per offrire spunti sulla situazione odierna. «Oggi, come allora – ha detto – molte sono le speranze e le attese per nuovi sviluppi e una nuova stagione nei rapporti tra la Sede Apostolica e la Cina, a beneficio non solo dei cattolici nella terra di Confucio, ma dell’intero Paese, che vanta una delle più grandi civiltà del pianeta. Oserei dire che tutto ciò sarà a beneficio anche di una ordinata, pacifica e fruttuosa convivenza dei popoli e delle Nazioni in un mondo, come il nostro, lacerato da tante tensioni e da tanti conflitti. Considero importante sottolineare con forza questo concetto: le auspicate nuove e buone relazioni con la Cina – comprese le relazioni diplomatiche, se così Dio vorrà! – non sono fine a sé stesse o desiderio di raggiungere chissà quali successi “mondani”, ma sono pensate e perseguite, non senza timore e tremore perché qui si tratta della Chiesa, che è cosa di Dio, solo in quanto “funzionali” – ripeto – al bene dei cattolici cinesi, al bene di tutto il popolo cinese e all’armonia dell’intera società, in favore della pace mondiale».

Parolin ha ricordato che Papa Francesco, come già Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, «conosce bene il bagaglio di sofferenze, di incomprensioni, spesso di silenzioso martirio che la comunità cattolica in Cina porta sulle proprie spalle: è il peso della storia! Ma conosce pure, insieme alle difficoltà esterne ed interne, quant’è vivo l’anelito alla comunione piena con il successore di Pietro, quanti progressi sono stati compiuti, quante forze vive agiscono testimoniando l’amore a Dio e l’amore al prossimo, soprattutto alle persone più deboli e bisognose, che è la sintesi di tutto il cristianesimo. E conosce e incoraggia, soprattutto nel contesto del Giubileo della misericordia, il perdono reciproco, la riconciliazione tra fratelli e sorelle che sperimentano la divisione, lo sforzo di crescere nella comprensione, nella collaborazione, nell’amore!».

«Siamo tutti chiamati – ha aggiunto il Segretario di Stato – ad accompagnare con affettuosa vicinanza, rispetto, umiltà e, soprattutto con la preghiera, questo cammino della Chiesa in Cina. Si tratta di scrivere una pagina inedita della storia, guardando avanti con fiducia nella Provvidenza divina e sano realismo, per assicurare un futuro in cui i cattolici cinesi possano sentirsi profondamente cattolici, ancor più visibilmente ancorati alla salda roccia che, per volontà di Gesù, è Pietro, e pienamente cinesi, senza rinnegare o sminuire tutto quello che di vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato ha prodotto e continua a produrre la loro storia e la loro cultura».

«Va realisticamente accettato – ha aggiunto Parolin – che i problemi da risolvere tra la Santa Sede e la Cina non mancano e possono generare, spesso per la loro complessità, posizioni ed orientamenti diversi. Ma tali problemi non sono del tutto dissimili da quelli sorti ed affrontati positivamente 70 anni fa. Il cardinale Celso Costantini rimane, pertanto, una fonte di ispirazione e un modello di estrema attualità».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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