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Aiuto! I membri divorziati della mia famiglia continuano a ricevere la comunione indegnamente!

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George Martell/Archdiocese of Boston CC

Katrina Fernandez - pubblicato il 19/08/16

Recentemente ho ricevuto una mail, troppo lunga per pubblicarla integralmente, da una moglie cattolica (la chiameremo Gina), che si trova ad avere a che fare con membri della famiglia estesa apertamente e sfacciatamente in adulterio. Le sorelle di suo marito sono divorziate a risposate civilmente. Ciascuno dei secondi matrimoni è il risultato dell’infedeltà coniugale da parte delle donne, nel corso dei matrimoni originari. Tante famiglie sono state rotte, non solo quelle proprie, ma anche quelle degli uomini con i quali avveniva il tradimento. È una situazione veramente brutta.

Ciascuna delle persone coinvolte si professa cattolica, anche se le sorelle risposate civilmente non praticano affatto la propria fede con regolarità. Quando vanno a messa ciascuno di loro riceve la Comunione. Gina e suo marito hanno parlato alle sorelle risposate, riguardo al processo di annullamento e sulla necessità di ricevere l’assoluzione prima di commettere ulteriori trasgressioni contro l’Eucarestia, ma sono stati trattati con ostilità ed è stato detto loro di essere più “amorevoli”.

Gina e suo marito vorrebbero la pace nella loro famiglia, specialmente perché sono coinvolti dei bambini, ciascuno dei quali ha una relazione con la loro nonna (la suocera di Gina). Lei vorrebbe sapere come muoversi a questo punto.


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La scorsa domenica abbiamo ascoltato la proclamazione del Vangelo (Lc. 12:51-53), “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

Ho pensato che il passo del Vangelo fosse appropriato per la situazione specifica di Gina. Nessuno tra i lettori può affermare di avere una famiglia perfetta. Tutti abbiamo membri della famiglia dei quali potremmo non condividere lo stile di vita, o con i quali potremmo trovarci in disaccordo riguardo alla nostra fede e alle nostre convinzioni. Allora cosa facciamo? Come “li amiamo”?

Ti dico senza ombra di dubbio, Gina, tu NON li ami accettando il loro peccato o facendo finta che tutto va bene. Hai mostrato amore nei loro confronti nell’esprimere la tua preoccupazione per il loro benessere spirituale. Tu e tuo marito potreste continuare a mostrar loro il vostro amore pregando per loro seriamente, ogni giorno. Vi consiglierei, poi, come passo successivo, di contattare il vostro sacerdote e fissare un appuntamento con lui per chiedergli di guidarvi in questa faccenda. Vi suggerirei anche di limitare il più possibile i contatti con le tue cognate e le loro nuove famiglie per amore della vostra propria famiglia. Io credo che la situazione vi garantisce il diritto di prendere le distanze da loro, in quanto in questa specifica situazione tutte le parti coinvolte professano di essere cattoliche — non possono rivendicare l’ignoranza. Non penso vogliate mandare un messaggio alla vostra famiglia che tollerate la disobbedienza volontaria agli insegnamenti della Chiesa.

È triste che i tuoi cognati vi abbiano messo addosso il peso di accettare il loro peccato insinuando che non siete amorevoli. Questo mi porta a pensare che la cosa migliore da farsi, in assoluto, è prendere, assieme ai vostri figli, le distanze da loro per un po’ di tempo. Mi dispiace per tutto ciò che state attraversando e spero che il vostro sacerdote sia in grado di aiutare la vostra famiglia a trovare guarigione.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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