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3 motivi per confessarsi il prima possibile

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Everett Collection/Shutterstock

Suor Theresa Aleteia Noble - pubblicato il 12/07/16

Il nostro mondo spezzato, violento e disturbato ne ha bisogno!

“Il prossimo per la confessione!”

Ero in Nicaragua viaggiando alla volta del Guatemala quando ho sentito questo invito gridato in spagnolo in un santuario. Era il mio secondo soggiorno in America Latina. In occasione della mia prima visita avevo avuto un’esperienza di conversione ed ero passata dall’essere atea a credere in Dio. La seconda volta, un anno dopo, ho ricevuto per la prima volta in oltre una dozzina di anni quello che il Catechismo definisce il “sacramento della conversione” (CCC 1423).

Quando ho ascoltato per la prima volta l’invito del sacerdote ho esitato ad accettare. Il mio spagnolo non era così buono, e sapevo che sarebbe stato imbarazzante riferire la mia lunga lista di peccati in un’altra lingua. Mille preoccupazioni mi frullavano per la testa fin quando i miei pensieri si sono fusi in una decisione improvvisa di balzare in piedi e andare a riempire quella sedia vuota. I peccati mi sono usciti dalla bocca, e l’anziano sacerdote ha cercato con impegno di comprendere il mio spagnolo rudimentale. Poi mi ha dato l’assoluzione. Sono stata invasa dal sollievo. Ne avevo bisogno, e non lo sapevo nemmeno.

Il sacramento della penitenza può intimidire. È difficile andare a confessarsi, soprattutto se non lo si fa da molto tempo. Spesso si prova un senso fisico di repulsione, di voler stare lontani perché sembra una cosa molto difficile, umiliante. A volte ci convinciamo del fatto che i nostri peccati sono una cosa che riguarda solo noi e Dio e che non c’è bisogno di un sacramento. Accampiamo scuse per dire che in fondo non è più tanto importante.

Ma lo è.

Ecco alcuni motivi per cui amo confessarmi:

1. Gesù ci aspetta. Una volta ho fatto gridare un sacerdote nel confessionale. Ha frainteso quello che stavo dicendo ed era un uomo brontolone, per cui ha iniziato a urlare prima ancora che avessi finito. Per fortuna a quel punto amavo già questo sacramento e sapevo che ero lì per vedere Gesù, indipendentemente dal fatto che il sacerdote fosse per me il volto di Cristo o meno. Quando sono uscita dal confessionale sorpresa e un po’ arrabbiata non ho potuto fare a meno di sorridere. “Gesù può darmi le grazie di questo sacramento anche attraverso quel vecchio brontolone!”, mi sono detta. Questo sacramento non è inteso solo come un posto per ricevere consigli o una sessione di terapia; non richiede nemmeno un sacerdote amorevole e comprensivo, anche se è sempre di aiuto. Come afferma il Catechismo, “Dio solo perdona i peccati” (CCC 1441). Le grazie di questo sacramento provengono dalle mani di Gesù e sono amministrate attraverso le mani umane dei suoi sacerdoti, nei loro giorni “sì” e nei giorni “no”.

2. Aumento della grazia. Il sacramento della riconciliazione ha davvero il potere di rinnovare la presenza della Trinità dentro di noi se abbiamo danneggiato il nostro rapporto con Dio attraverso un peccato mortale. Lo ripeto perché è importante. Questo sacramento può rinnovare la nostra grazia battesimale se l’abbiamo persa mediante un peccato grave. I Padri della Chiesa definivano questo sacramento “la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta” (CCC 1446). Non sempre sappiamo esattamente quanto abbiamo intaccato il nostro rapporto con Dio, per cui conviene andare a confessarsi almeno una volta all’anno come suggerisce la Chiesa, ma è anche meglio farlo più spesso, se ci riusciamo. Anche se non siamo caduti in peccato mortale. Questo sacramento aumenta la grazia nella nostra anima e ci aiuta a superare e ad evitare il peccato. Non so voi, ma io ho davvero bisogno di un po’ di aiuto in questo campo.

3. Fonte di guarigione spirituale. Quando ero piccola, mia madre mi ha detto che dopo aver ricevuto l’assoluzione in questo sacramento mi sarei sentita “leggera come un angelo”, ed è sempre stato così. Andare a confessarsi con umiltà e dire i nostri peccati al Signore ci permette di uscire rinnovati nella mente e nel corpo. Quando il sacerdote pronuncia la preghiera di assoluzione, un peso si alza dalle mie spalle e vengo invasa dal sollievo. È un’esperienza di guarigione perché so che il Signore mi ha ascoltata e cammina con me. Conosce le mie necessità e mi aiuterà ad avvicinarmi a Lui, e mi ha dato grazie specifiche per aiutarmi a superare il mio peccato. Per questo motivo, inizio o termino spesso la mia confessione con una supplica di guarigione dicendo: “Chiedo a Gesù la grazia di…”

Potreste ancora esitare ad avvalervi delle grazie disponibili per voi nel sacramento della penitenza. Forse non vi ci accostate da anni. Forse non siete convinti che sia davvero utile. Forse non siete sicuri che sia necessario, o perfino biblico. Non sono qui per persuadervi di queste cose (anche se vi consiglio di fare qualche ricerca se la questione vi interessa).

Pregherò perché otteniate la grazia di ispirazione e motivazione per ricevere questo sacramento. Spesso proviamo una grande resistenza ad esso proprio perché è così potente e le forze del male nel mondo non vogliono che la gente si avvalga delle grazie disponibili attraverso i sacramenti.

Il nostro mondo spezzato, violento e disturbato sarebbe un luogo migliore se tutti ritornassero a questo potente sacramento.

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Suor Theresa Aletheia Noble, fsp, è autrice di The Prodigal You Love: Inviting Loved Ones Back to the Church. Di recente ha pronunciato i primi voti con le Figlie di San Paolo. Ha un blog su Pursued by Truth.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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