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Infedeltà e matrimonio secondo il mondo… e secondo la fede

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Catholic Link - pubblicato il 06/07/16

Quando ho finito di vedere questo video, non sapevo esattamente come considerarlo. Sono d’accordo o no? Nonostante ritenga che nessuna delle cose che dice il video sia falsa, nel complesso c’era qualcosa che non mi convinceva. Come se ci fosse stato un monito inconscio a dirmi: “Va bene, ma è sbagliato”.

Se la logica mi dice che non c’è nulla che possa contemporaneamente e allo stesso modo “essere” e “non essere”, ho prima cercato di capire dove fosse l’errore, poi ho deciso di andare a identificare dove fossero le verità, per capire se così l’errore potesse essere identificato. Poi ho chiesto allo Spirito Santo di illuminarmi, perché la cosa non sembrava affatto semplice. Ecco quello che penso:

1. È vero: gli esseri umani sono tutti molto diversi, soprattutto se mettiamo a confronto uomini e donne e se si arriva al matrimonio con aspettative diverse. Ciò può generare conflitti.

2. È vero, abbiamo bisogno di dosi differenti di vicinanza e distanza. Non so se le si può chiamare così, o piuttosto di diversi livelli di intimità. Se queste esigenze non sono soddisfatte, o sono trascurate, come dice il video, potrebbero generarsi sentimenti di abbandono o soffocamento, a seconda dei casi.

3. È vero, il dialogo e la comunicazione sono buoni strumenti per affrontare nel tempo il problema e contribuire al benessere della coppia. In questo tipo di “disuguaglianze” è importante esprimere le nostre opinioni e condividere i nostri sentimenti.


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Ed è lì che ho capito quale fosse il problema: anche se il video dice delle verità molto reali e concrete sul rapporto, è l’insieme che non funziona. È come se dicesse che “non prestare attenzione a queste situazioni necessariamente porta all’infedeltà”. E mi sono ricordato di un racconto di Julio Cortazar, “Los posatigres”, dove una famiglia di pazzi compra una tigre viva per tenerla come scenografia. Cortazar dice:

“Mettere in posa la tigre non è troppo difficile, anche se può accadere che l’operazione fallisca e debba essere ripetuta; la vera difficoltà inizia nel momento in cui è già in posa, la tigre si riprende la sua libertà e sceglie – tra molteplici modi possibili – di esercitarla”.

Il problema con questo video è che ha un approccio riduttivo nei confronti del comportamento umano. Si chiama “psicologismo” – cioè riduzione della realtà umana ai soli aspetti psicologici – come se la libertà umana e il libero arbitrio non avessero nulla a che fare con il comportamento stesso. Non siamo macchine, siamo in grado di ragionare, e abbiamo l’aiuto della grazia sacramentale del matrimonio per non fare sciocchezze. Come nella storia della tigre, dobbiamo scegliere – tra i molteplici modi possibili – come esercitare la libertà.

Ma c’è un malinteso sulla parola “libertà“. Molte volte si ritiene che essa significhi “fare quello che si vuole”. La libertà è solo un “potersi muovere”, ciò che determina se l’atto sia giusto o sbagliato è l’uso di tale libertà. Se io do libertà a mio figlio in modo che “se vuole” può bere alcolici in tenera età, non lo sto rendendo libero. Probabilmente sto generando in lui schiavitù dall’alcol. La libertà ha un senso quando è associata a una motivazione. Il Catechismo della Chiesa dice nel numero 1733:

“Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c’è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato”.

Il video racconta delle verità, ma non dice la verità. Con l’aiuto della grazia, e agendo liberamente, dovremmo sopportare queste “divergenze” sulla intimità in modo da risolverle. L’autore del video sembra dire: “se non ottenete ciò che desiderate nel vostro matrimonio, potete andare a cercare fuori”. Papa Francesco nella sua ultima enciclica spiega:

“In fondo, oggi è facile confondere la genuina libertà con l’idea che ognuno giudica come gli pare, come se al di là degli individui non ci fossero verità, valori, principi che ci orientino, come se tutto fosse uguale e si dovesse permettere qualsiasi cosa. In tale contesto, l’ideale matrimoniale, con un impegno di esclusività e di stabilità, finisce per essere distrutto dalle convenienze contingenti o dai capricci della sensibilità. Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali”.


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Relazioni basate sulla egoismo, perché si “ha il diritto di essere felice”, spesso finiscono in catastrofe. Le relazioni basate sul dare al nostro coniuge quello di cui lui/lei ha bisogno, vengono portate a compimento. “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35). Gli esseri umani sono mutevoli, ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di sentire di più la vicinanza e momenti in cui abbiamo bisogno di distanza. In ogni caso, non c’è alcuna garanzia sulla ricetta per la “vicinanza appropriata e la distanza” e anche se fosse possibile rilevarla e individuarla con precisione per ciascun coniuge, ciò non garantirebbe che il matrimonio venga schermato dall’infedeltà. Esiste il peccato originale, che ci fa scegliere il male anche quando vogliamo bene.

In un matrimonio, ciò che funge realmente da scudo contro l’infedeltà è la preghiera condivisa, accostarsi ai sacramenti e riconoscere che i peccatori hanno costantemente bisogno dell’aiuto della grazia per non fare scelte sbagliate. Lì risiede la spiegazione delle parole di Cristo secondo cui “per la durezza del cuore degli ebrei” era stato permesso il divorzio e la poligamia. Ora, con l’aiuto della grazia sacramentale, il matrimonio ha cessato di essere un “contratto naturale” per diventare un mezzo di santificazione, una fonte di grazia.

Per tenere sotto controllo il nostro matrimonio, potremmo chiederci: sono consapevole delle esigenze di intimità di mia moglie? Ciò aiuta la sua santificazione? Preghiamo insieme? Abbiamo intimità con Dio? Ci accostiamo alla confessione e all’eucarestia?

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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