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Silvia Costantini - Aleteia - pubblicato il 05/07/16

In nome del dialogo nasce il primo Giardino dei Giusti a Tunisi

Mentre ancora nei nostri occhi passano dolorose le immagini dell’attentato terroristico al ristorante Holey Artisan di Dacca, in Bangladesh, è di poche ore la notizia che sta per nascere in questi giorni, a Tunisi, il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo, come risposta a conflitti e divisioni.

All’interno dell’Ambasciata d’Italia, nella capitale della Tunisia, il 15 luglio, verranno piantati i primi alberi del giardino dedicato a cinque giusti arabi e musulmani, che, a rischio della propria vita, hanno lottato contro la persecuzione, il terrorismo e per la difesa dei diritti umani.

Il primo nome che salta agli occhi è quello di Faraaz Hussein, lo studente bengalese, di religione musulmana, che proprio due giorni fa, il 1 luglio 2016, durante l’attentato terroristico di Dacca, ha scelto di morire, pur di non abbandonare le amiche che erano con lui, e giudicate dagli attentatori, vestite troppo all’occidentale.

Altro eroe silenzioso è Mohamed Naceur (Hamadi) ben Abdesslem. Di professione faceva la guida turistica. Il 18 marzo 2015 si trovava al Bardo con un gruppo di italiani quando uomini armati entrarono nel Museo e iniziarono a sparare sulla folla. Grazie alla sua conoscenza delle sale del Museo, Hamadi riuscì a salvare diversi turisti, nella vicina questura. Solo due minuti dopo la fuga del gruppo italiano, i terroristi, entrati nella sala di Virgilio, uccisero nove persone.

“La creazione di questo Giardino”, spiega Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, “è un esempio concreto di dialogo e collaborazione con il mondo arabo e musulmano, per superare le paure che oggi ci attanagliano e costruire un fronte comune contro i nazionalismi e il fanatismo di ogni fondamentalismo”.

Al Giardino di Tunisi saranno onorati anche Khaled al-Asaad, l’archeologo siriano ammazzato per difendere i tesori di Palmira; Mohamed Bouazizi, il giovane ambulante simbolo della Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, e Khaled Abdul Wahab, l’imprenditore tunisino emblema della convivenza tra musulmani ed ebrei.

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“E’ significativo che nonostante la crisi economica e la minaccia del terrorismo che solo un anno fa colpiva ferocemente con gli attentati al Museo del Bardo e alla spiaggia di Sousse, la Tunisia rimanga l’unico Paese tra quelli interessati dalle Primavere arabe – innescate proprio dalla rivolta tunisina – ad aver scelto la democrazia come argine al fondamentalismo”, sottolinea Nissim.

L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra Gariwo e il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, sarà presieduta dal Presidente di Gariwo Gabriele Nissim, dal Premio Nobel per la Pace 2015 Abdessatar Ben Moussa e dall’Ambasciatore Raimondo De Cardona.

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