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Vi spieghiamo perché l’utero in affitto rompe la sacralità della maternità

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 23/06/16

L'assurda trafila di una clinica americana, la divisione nella comunità Lgbt, i dubbi dei bioeticisti (e non). Tutte le insidie che nasconde la maternità surrogata

Lo scorso 2 giugno per la prima volta, una giornalista del Corriere della Sera, fingendo di voler partecipare ad un “protocollo” di maternità surrogata, aveva incontrato Mario Caballero,

Caballero è uno dei “re” dell’utero in affitto negli Stati Uniti. Direttore e fondatore di una famosa agenzia di San Diego, “Extraordinary Conceptions” (il cui nome è già tutto un programma). Qualche giorno del 2 giugno aveva dato appuntamento in un hotel di lusso a Roma ad alcune coppie italiane intenzionate a ricorrere alla pratica, vietata nel nostro paese.

COME FUNZIONA L’ “ACQUISTO”

La testimonianza della giornalista, Monica Ricci Sergentini (intervistata da Tempi.it, 22 giugno) è agghiacciante. Ecco cosa ha detto Caballero in quell’incontro.

«”Io voglio che possano arrivare al parto e consegnarvi il bimbo dicendo: ecco il vostro bellissimo figlio”, ci ha spiegato il direttore dell’agenzia. Il costo è, più o meno, come nel resto degli Stati Uniti: tra i 130 mila e i 160 mila dollari da pagare in quattro rate, più alcuni regali facoltativi che vanno dai 2 mila dollari per i massaggi ad altri 2 mila per un programma nutrizionale o mille per un viaggio della famiglia della gestante. Rispetto ai cinesi, ci ha assicurato, “vi faccio risparmiare 15 mila dollari, perché la crisi morde e noi vogliamo espanderci in Italia”. Infatti ci ha parlato di un nuovo ufficio aperto apposta per noi europei nella Carolina del Nord, perché la California pare invasa dai cinesi che per avere figli maschi affittano anche tre surrogate contemporaneamente, facendo lievitare i prezzi. Ci ha messo in guardia dal ricorrere alla surrogacy in paesi come l’Ucraina dove, dice, vengono usati sperma e ovuli di dubbia provenienza, mentre da loro la “tracciabilità” è assicurata. Parlava così, di corpi e bambini”.

IL SACRO E LA MATERNITA’

Il folle ragionamento di Caballero è quello che praticano chi è impegnato nell’altrettanto folle business dell’utero in affitto.

«In gioco c’è molto di più che un cambiamento di costumi – spiega la sociologa Chiara Giaccardi su Avvenire (22 giugno) – la maternità è una delle ultime frontiere della sacralità. Sacro è ciò che è separato, appartiene a un livello altro, non è disponibile alla manipolazione. Il sacro mette un limite. Che non serve a mortificare la libertà ma a preservarla. A impedirci di diventare disumani. Qual è il programma di ‘liberazione’ oggi?». La cancellazione, prosegue Giaccardi del femminile appannaggio del ‘neutro’.

PROCREAZIONE E’ ATTO D’AMORE

Non è un caso che si voglia «smontare l’archetipo della madre, il luogo sacro della maternità. Dopo aver separato l’atto d’amore dalla procreazione (sulla paternità e maternità responsabili siamo tutti d’accordo, ma non sempre coi discorsi che le opposte fazioni mettono in campo pro o contro la contraccezione) ora si separa la procreazione dall’atto di amore. Come si ‘fa l’amore’ per soldi, si procrea per soldi».

LA TESI DEBOLI DI VENDOLA

E quindi, sottolinea Giaccardi, «ci si accontenta di pagare le donne (due, perché nessuna rivendichi: gameti e utero ben distinti), raccontandosi che sono felici di farlo, che lo fanno per un atto di amore. Una parola che andrebbe maneggiata con più cura. Tornando alla vicenda, la ‘portatrice’, come viene chiamata, aveva già tre figli: questa gravidanza, che effetti ha avuto su di loro? Sulla loro idea dell’amore? E di ciò che si può comprare? Vendola mostra a chi lo ha intervistato la foto della loro casa dicendo “vi sembrano poveri?”. Forse non sono poveri, ma un’assistente sociale e un operaio, con tre figli, negli Stati Uniti, se solo pensano di mandarli all’università devono tirare la cinghia parecchio. E per stessa ammissione di Vendola la gravidanza, tra ospedale e il resto, è costata cara. La mamma, coraggiosa, ne ha avute tre: la quarta’surrogata’ fa rientrare un po’ le spese, consente di metter via qualcosa per il futuro dei figli. Ma è sensato questo? È davvero la festa dei diritti? E di chi?».

MERCATO DELLE SCHIAVE

Più che libertà e diritti, siamo di fronte ad un nuovo mercato di schiave (Aleteia, 11 febbraio 2016), che ignare di cosa le aspetta, vivono questa condizione per ottenere quel minimo di sopravvivenza economica. Private di dignità, della loro maternità, da esseri umani vengono mutate in contenitori, in oggetto. Partoriranno un figlio che qualora non rispettasse le attese, non verrà mai alla luce perché la coppia richiedente potrà richiedere la soppressione del feto senza che la madre possa opporsi.

Se la gravidanza avrà complicazioni e sfocerà in un aborto spontaneo… nessun problema, si ricomincerà da capo tutta la pratica.

I DUBBI DELLA BIOETICA

Ma bisogna fare attenzione. Perché il tema dell’utero in affitto riserva critiche molto ampie. Che non possono essere ignorate. Il delicatissimo intrecciarsi tra corpo e dignità umana, un tema che è stato tutelato in importanti documenti internazionali da norme che escludono tassativamente ogni possibile mercificazione del corpo o di sue parti. La Convenzione di Oviedo (il trattato europeo sui diritti umani e la biomedicina) e la Carta di Nizza (la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) su questo punto si corrispondono alla lettera. La maternità surrogata a pagamento ricade o no sotto il divieto di fare del corpo umano o di sue parti una fonte di lucro?” (Avvenire, 19 agosto).

LA SPACCATURA TRA GLI LGBT

E come spiega la stessa giornalista Ricci Sergentini a Tempi.it sulla questione c’è «una spaccatura nella comunità Lgbt», dove «i gay difendono la pratica arrivando a tacciare di omofobia chiunque, tra i movimenti di lesbiche e le associazioni femministe, osi pronunciarsi contro. Solo pochi giorni fa, Arcilesbica ha disdetto all’ultimo minuto la presentazione del libro di Daniela Danna, sociologa milanese dichiaratamente lesbica, Contract Children: questioning surrogacy (“Bambini su commissione: domande sulla maternità surrogata”); Marina Terragni, che ha dato alle stampe Temporary Mother. Utero in affitto e mercato dei figli, è stata accusata di omofobia su Facebook per aver scritto: “Se una donna è una cosa che si può affittare, tutta o in tranci, la si può anche bruciare, vetriolare, uccidere“».

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