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L’adozione, forma purissima di amore

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Catholic Link - pubblicato il 16/06/16

Quando la maternità non ha nulla a che vedere con la biologia, ma molto con la generosità e la misericordia

Ci sono decisioni che cambiano completamente il corso della nostra vita. Dobbiamo compiere delle scelte dal momento in cui ci svegliamo. Mi alzo adesso o farei meglio a rimanere a letto per altri cinque minuti? Dovrei indossare la giacca o no? Mi faccio un caffè o una cioccolata calda? Vado a fare una corsa oppure resto a guardare la TV? Compro un’insalata o lascio perdere la dieta?

Decisioni, decisioni, decisioni. Alcune più importanti di altre. L’adozione è una di quelle decisioni fondamentali che provocano un turbine di sentimenti, di illusioni, di pensieri e di speranze. Dare il “sì” definitivo alla scelta di adottare un bambino agita, proprio come quando si ha tra le mani un test di gravidanza positivo. Quando dico “agita” non mi riferisco a qualcosa di negativo, ma piuttosto a un momento memorabile, indescrivibile e sublime della nostra vita. Un momento in cui l’amore trabocca, perché non c’è gioia più grande. Un momento in cui non ci sono parole adatte per descrivere un tale miracolo.

In questa storia non c’è un cattivo. Perché non è cattiva la donna che non si è potuta prendere cura del proprio bambino, non è cattiva quella donna che – dopo il quarto o quinto figlio – ha deciso di darlo in adozione, non è cattiva la donna che non ha avuto risorse per mantenerlo, non è cattiva la donna che è stata violentata, non è cattiva quella donna a cui è stato detto che suo figlio sarebbe nato con qualche disabilità, non è cattiva la donna che è stata abbandonata, non è cattiva la donna sterile.

Qui nessuno è cattivo, qui ci sono solo donne di coraggio. C’è una donna che ha deciso di dare la possibilità a questa piccola creatura di nascere, di essere parte di una famiglia, di vedere la luce del giorno, di sentire il calore del sole e la brezza del vento, di correre, di giocare, di urlare e di riempirsi la faccia cioccolato.

Donne di coraggio, di amore, di gentilezza. Siamo forti, ma siamo anche consapevoli che esiste un’alternativa, che l’aborto non è mai un’opzione. E, pertanto, non dovrebbe essere un diritto.


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Perché dobbiamo portare via la vita di qualcuno, se nessuno ha preso la nostra? Non è madre soltanto la donna che ha portato suo figlio in grembo per nove mesi, non è madre soltanto colei che ha sopportato la nausea e le voglie, che ha sofferto il dolore del parto, che ha allattato 24 ore su 24, che si è riempita di smagliature su tutto il corpo. È madre anche la donna che riceve tra le braccia un bambino senza aspettarsi nulla in cambio, è madre la donna che – con amore e coraggio – ha detto “sì” a quel piccolo a cui altri hanno chiuso le porte.

C’è un prima e un dopo, nella vita di una donna e nella vita di una coppia, quando si diventa genitori. Oggi più che mai sentiamo commenti del tipo: “Perché prendere dei bambini?”, “I bambini sono un fastidio”, “perché prendersi cura dei bambini che gli altri lasciano?”. E io rispondo: Perché no? Perché non dare un’opportunità a quel bambino? Perché non dargli un padre e una madre, se per qualche motivo non li ha potuti avere nella sua vita? Perché non riempire le sue giornate con felicità, amore, tenerezza, sorrisi e carezze? Perché no?

Un vero padre non è colui che ha dato il nome al bambino e poi l’ha abbandonato, né è quello che lo va a trovare solo nei giorni festivi o ogni volta che “ha tempo”. Un vero padre è colui che dedica tutta la sua vita al piccolo, anche se geneticamente non lo ha generato lui. Un padre è lì a tranquillizzare il bambino di notte, a salvarlo dai suoi incubi, a mostrargli come allacciare le scarpe, a rimproverarlo con amore, ad asciugargli le lacrime e anche a farlo ridere. Un vero padre non lo è qualche volta, lo è sempre.

Un argomento di cui si parla poco è quello della sofferenza delle coppie che non riescono a concepire. Spesso il dolore viene nascosto a chi è accanto, mimetizzandolo con scuse tipo “non abbiamo ancora deciso”, “non vogliono bambini”, “per ora stiamo bene così”, quando in realtà si sta lottando per aver un bambino.

Se voi che state leggendo questo articolo siete padri o madri che hanno adottato, vi ringrazio. Grazie infinite per aver accettato la sfida di essere genitori, per svolgere il vostro ruolo con tanta dedizione, con tanto amore, ma soprattutto ringrazio Dio perché quel giorno vi ha sussurrato all’orecchio che quel piccolo sarebbe diventato vostro figlio.

L’adozione non è un dono soltanto per il bambino, che ora può essere parte di una famiglia. È un dono per ogni membro che vi fa parte. Per i genitori, che realizzano il loro sogno, è un qualcosa di incomparabile e indescrivibile. È il segno dell’amore e della più grande misericordia.

“Nella sua gratitudine e generosità, l’adozione è un segno della chiara comprensione del messaggio di Gesù Cristo, che riversa il suo amore per i bambini e li accoglie con gioia e bontà. Le coppie sterili che scelgono di adottare sono un esempio eloquente dell’amore coniugale“, ha dichiarato l’attore Jim Caviezel, che ha adottato – insieme a sua moglie – due bambini malati.

Condividete questo articolo con amici o parenti che sono stati adottati, che hanno deciso di adottare o che stanno prendendo in considerazione questa scelta. Se avete avuto la fortuna di essere adottati, raccontateci la vostra storia!

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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