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Agli educatori va ricordato che “la verità vi farà liberi”

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Brent Payne CC

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 16/06/16

La nostra salvezza è minacciata quando perfino le istituzioni cattoliche temono di dire la “verità” per paura di implicare che gli altri sbagliano

“Padre, la ‘verità’ divide!”

Me l’hanno detto lentamente, gentilmente, ma con fermezza – come se fossi un bambino che veniva messo in guardia sui pericoli di una stufa calda.

All’epoca ero un giovane sacerdote e mi trovavo in un comitato per riscrivere la dichiarazione relativa alla missione di una scuola. Venni ammonito dopo che avevo sottolineato che la dichiarazione proposta includeva tre volte la parola “diversità” ma non la parola “verità”.

I membri del comitato mi guardarono in modo inespressivo quando chiesi “La vostra biblioteca è ancora sotto garanzia?” Poi indicai fuori dalla finestra in direzione della nuova biblioteca scolastica, che aveva queste parole inscritte (nella pietra!) sopra la porta: “LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI. Giovanni 8, 32” Da allora ho verificato più di una volta che i comitati hanno scarso senso dell’ironia, e un senso dell’umorismo ancora inferiore.

Quei tizi non erano dei relativisti fatti e finiti. La loro posizione era in realtà una strategia che potrebbe essere riassunta in questo modo: 1) “Chiunque” concorda sul fatto che la diversità è un bene assoluto; 2) Se i sostenitori della verità hanno ragione, allora i sostenitori della non verità (quella che veniva chiamata “falsità” o “errore”) avrebbero torto – e allora si potrebbero ferire dei sentimenti; 3) Possiamo schierarci dalla parte della diversità senza ferire dei sentimenti e senza dover definire la “diversità” (ho chiesto più volte una definizione ma non ne ho mai ottenuta una); 4) Concordiamo quindi sul fatto di non menzionare più la “verità” perché è “divisiva” (ovvero alcuni che non avevano ragione avrebbero torto – e chi vuole avere torto?)

Etienne Gilson ha messo in guardia contro una strategia di questo tipo decenni fa nel suo saggio The Intelligence in the Service of Christ the King: “… siamo continuamente tentati di sminuire o adattare la nostra verità per ridurre la distanza che separa il nostro pensiero da quello del mondo, o – e a volte in tutta sincerità – nella speranza di rendere il cristianesimo più accettabile per il mondo… La nostra regola dovrebbe essere imitare la Chiesa, se vogliamo mettere la nostra intelligenza al servizio di Cristo Re. Perché per servirlo dobbiamo unire i nostri sforzi ai Suoi, per permettergli di lavorare in noi e attraverso di noi per la salvezza dell’intelligenza accecata dal peccato”.

In altre parole, non serviamo Cristo, e non serviamo il nostro prossimo, se abbandoniamo il servizio della verità. E ricordate, la Verità – sì, la Verità con la V maiuscola – non è un’astrazione ma una persona. La Verità è Cristo stesso: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6) Essere schivi o indifferenti circa la proclamazione del potere liberatore e guaritore della Verità è essere blasfemi nei confronti di Cristo e privare il nostro prossimo di ciò di cui ha più bisogno.

Decenni prima di Gilson, Sertillanges ha scritto ne La Vita Intellettuale che “il tuo prossimo è la persona che ha bisogno della verità, come il prossimo del buon samaritano era l’uomo ferito sul ciglio della strada. Prima di offrire la verità, acquisiscila”.

Padre Sertillanges spiega che la mancanza di zelo per la verità che caratterizza la nostra cultura attuale è radicata in una mancanza d’amore: “Ci si getta con tutto il cuore solo in cause per cui si morirebbe. Siete pronti a morire per la verità? Tutto ciò che scrive un vero amante della verità, tutto ciò che pensa, dovrebbe essere come le lettere che San Pietro Martire vergò con il sangue delle sue ferite mentre moriva: Credo”.

A cosa assomiglia un mondo che manca d’amore per la Verità che è Cristo? Per rispondere a questa domanda, tutto ciò che dobbiamo fare è accendere la televisione o guardare fuori dalla finestra. Nella cultura contemporanea, sembra che quasi ovunque Cristo se non viene ingiuriato venga ignorato. I sostenitori di una cultura cieca nei confronti della Verità Sovrana che è Cristo non possono vivere in modo giusto, saggio o sicuro. Più di 300 anni fa, Pascal avvertiva che “fuori di Gesù Cristo, non sappiamo cosa sia la nostra vita o la nostra morte, Dio e noi stessi” (Pensieri, #548)

Anni fa c’era un famoso adesivo per paraurti che diceva: SE PENSI CHE L’ISTRUZIONE SIA COSTOSA, PROVA L’IGNORANZA! Un’“educazione” che abbandona la verità, in particolare un’educazione “cattolica” che abbandona Cristo­Verità, è un’istruzione che non illumina né libera, ma ci acceca nei confronti di Dio, del nostro prossimo e della nostra stessa dignità umana e cristiana. I membri di quel comitato di tanti anni fa sbagliavano: non è la verità, ma l’ignoranza di Cristo­Verità a dividere. Un’ignoranza ostinata nei confronti di Cristo ci divide gli uni dagli altri e dalla felicità del Cielo.

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Padre Robert McTeigue, S.J. è membro della provincia del Maryland della Compagnia di Gesù. Docente di Filosofia e Teologia, ha insegnato nell’America Settentrionale e Centrale, in Europa e in Asia, ed è noto per le sue lezioni di Retorica ed Etica Medica. Ha una lunga esperienza di direzione spirituale, ministero di ritiri e formazione religiosa, e attualmente è impegnato nel ministero pastorale nelle parrocchie.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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