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5 passi per imparare ad amare

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don Fabrizio Centofanti - pubblicato il 09/06/16

La vita è un cammino: su questo concordano tutte le forme autentiche di spiritualità. Nel Cristianesimo, gli scritti dei santi alludono spesso a questo tema; basti pensare al Cammino di perfezione, di Santa Teresa d’Avila, o alla Salita al Monte Carmelo, di San Giovanni della Croce. In ambiente ebraico, è noto il libro di Martin Buber, Il cammino dell’uomo.

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Qui vorrei indicare un possibile percorso in cinque tappe.

1) Individuare il proprio punto debole

Ognuno di noi ha un difetto, un peccato, che intralcia la crescita della personalità. Nelle tradizioni spirituali cristiane esistono elenchi con leggere differenze tra Occidente e Oriente: rispettivamente, i sette vizi capitali e gli otto pensieri cattivi. Meditando e pregando su di essi, troveremo il nostro impedimento nell’amare.

2) Metterlo davanti allo sguardo di Gesù

Il secondo passo è rendersi conto che, finché guardiamo la debolezza con i nostri occhi, ne restiamo prigionieri. La soluzione è presentarla a Cristo, al suo sguardo d’amore, medicina efficace per ogni ferita dell’umanità. Il suo potere di guarigione è illimitato: non siamo i primi ad essere liberati da tare anche pesanti.

3) Lasciarsi guidare dalla propria alla sua volontà

La guarigione porta in sé un’energia buona, riattiva la nostra volontà, corrotta dall’abitudine al vizio: è il momento di aderire all’impulso di bene che si sprigiona da Gesù, sposare i suoi obiettivi, permettergli di guidarci in ogni cosa: saremo ispirati dal suo Spirito, dalla prospettiva sorprendente del Vangelo.

4) Incarnare i suoi atteggiamenti nei confronti dell’altro

L’amore di Gesù è concreto, si traduce in atteggiamenti costruttivi: la capacità di incoraggiare, la mancanza di giudizio, la tendenza a condividere, il desiderio del perdono. Da questo scaturisce uno stile in cui cadono i muri, si dissolvono sospetti e pregiudizi, realizzando l’immagine del buon samaritano, racchiusa nell’espressione decisiva: “gli si fece vicino”.

5) Lasciare che tutto questo diventi carne e sangue della vita nuova

Bisogna, infine, ritornare sotto lo sguardo di Gesù, lasciare che sia Lui a consolidare l’attitudine del cuore, a trasformarci in persone che non cadono più nelle spire dell’io pervaso dal peccato. Si profila così la vita in Cristo, l’approdo alla nostra reale vocazione.

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