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Stile di vita
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Nella vita ci sono sempre delle difficoltà che ci mettono a nudo

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tcsaba/Shutterstock

Judy Landrieu Klein - pubblicato il 26/05/16

Gran parte del nostro cammino con Dio riguarda il modo in cui affrontiamo le inevitabili tempeste della vita. A volte è necessario lasciar operare il Divino Giardiniere e sopportare il dolore della potatura dei nostri cuori malati.

“Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria” – Isaia 61:3

Quando questa mattina mi sono svegliata, lo stavano facendo di nuovo: stavano tagliando i rami morti delle maestose querce che costeggiano le lucenti e bianche spiagge di Pass Christian, Mississippi, una città incastonata come una perla nella costa che dà sul Golfo del Messico. Sdraiata sul letto, nella tranquilla casa al mare di mia sorella Jojo, ho sentito le seghe ronzare da quando è spuntata l’alba.

Negli ultimi anni ho riflettuto molto sulle querce, soprattutto perché sono l’unica cosa rimasta in piedi dopo l’Uragano Katrina. Le loro radici, profondissime e cresciute in molti anni, hanno mantenuto gli alberi durante lo tsunami che ha inondato l’intera costa del Mississippi sul Golfo. Le querce sono sopravvissute a quella tempesta infernale, ma di tanto in tanto hanno bisogno di essere potate e private dei rami morti, in modo da permettere all’albero di crescere e prosperare.

“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (Giovanni 15:2). Questa mattina ho riflettuto sulle parole di Gesù, mentre passeggiavo lungo la spiaggia. E ho notato che c’erano ancora molti rami secchi da tagliare. Proprio come quelle querce, anche noi dobbiamo passare per il dolore necessario della potatura, mentre il Divino Giardiniere rimuove con misericordia ogni cosa che ci impedisce di crescere in Lui. Quando Dio brandisce le cesoie, paradossalmente, non è per la nostra distruzione, ma proprio affinché possiamo avere vita. L’ho sperimentato in prima persona l’anno in cui mio marito Bernie è morto, un anno in cui le mie convinzioni su Dio sono state spazzate via come rami secchi dall’uragano di Categoria 5 che ha devastato le nostre vite.

Quando il suono delle seghe mi ha svegliato stavo sognando Bernie, forse perché ieri è stato il suo compleanno. Colpito da un attacco cardiaco sette anni fa, Bernie ha ricevuto la grande grazia di aver vissuto un’esperienza di premorte, vedendo in modo chiaro la condizione della sua anima, per poi essere rimandato indietro da Dio per sottoporsi a quella che ha chiamato una “purificazione necessaria”. Durante i tre lunghi mesi nell’Unità di Terapia Intensiva, Bernie ha sofferto tantissimo mentre la vita lo stava lentamente abbandonando. Ma ha scoperto un’inspiegabile pace, gioia e amore mentre la mano potatrice di Dio ha fatto ordine nelle profondità della sua anima. Un tempo uomo molto ambizioso, Bernie si è trovato privo di ogni potere, possedimento e capacità produttiva. È stato messo a nudo davanti a un Padre misericordioso che voleva dirgli soltanto una cosa, un mantra che Bernie avrebbe ripetuto molte volte durante il breve tempo rimasto sulla terra: Dio ti ama, non hai idea quanto.

Quando Bernie si è ammalato, anche io ho avuto bisogno di una guarigione radicale; era la mia fiducia nell’illimitata bontà di Dio a dover essere curata. Sin da quando ero bambina, in me si è sviluppata una profonda ferita di sfiducia verso Dio, che mi ha tenuta sulla difensiva contro l’immagine distorta di un Dio arrabbiato ed esigente che credevo fosse da qualche parte là fuori pronto a prendermi. Queste convinzioni sbagliate su Dio sono state spazzate via soltanto quando le nostre vite hanno affrontato quel ciclone inaspettato, in un momento in cui ho sperimentato personalmente l’amore miracoloso e la bontà di un Padre che ha dimostrato senza mezzi termini che non solo mi avrebbe tenuta con sé anche durante l’attacco della Morte, ma che lo avrebbe fatto con indicibile tenerezza e amore.

Gran parte del nostro cammino con Dio riguarda il modo in cui affrontiamo le inevitabili tempeste della vita. Confidiamo nel Signore con tutto il nostro cuore, credendo che lui non sia lì fuori per prenderci ma che ci ha già fatti suoi? Crediamo che Dio ci ama, che Lui è buono e che tutto concorre al nostro bene, anche le cose che riteniamo disastrose?

Una cosa che ho notato delle querce è che conservano un segno visibile della potatura ricevuta, un segno che spesso prende la forma di una croce. La croce che prende forma in loro non è soltanto un segno della propria lotta per la sopravvivenza, ma anche e soprattutto della potatura ricevuta. Quella potatura che le ha condotte verso la trasformazione, verso una nuova vita.

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