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7 cantanti rock che hanno parlato dei sacramenti

Sting

Yancho Sabev - CC - wiki

Catholic Link - pubblicato il 13/05/16

di Sean Chapman

Da insegnante, una delle prime cose che provo a trasmettere ai miei studenti è la nozione che a prescindere dal fatto che ci si ritenga cattolici praticanti, o che ci si sia allontanati dalla Fede, non si possa fare a meno di parlare (e persino di glorificare) la Fede stessa… fosse anche per sbaglio. In altre parole, essere umani nel senso più pieno del termine significa essere cattolici. E ironicamente, più si tenta di combattere contro la Fede, più ci si trova non a sfuggire bensì ad andare addosso a tutta la sua verità e bontà.

Di conseguenza ciò che voglio far notare ai miei studenti, soprattutto attraverso la musica, è che il vero artista – seppur non si consideri credente e persino qualora il suo scopo sia quello di dissacrare la Fede – non può fare a meno di “predicare la Buona Novella”. Forse lo fanno in modo che potrebbe sembrare colmo di aggressività piuttosto che di gratitudine, ma rivelano un prezioso tesoro fatto di elementi cattolici.

La nostra reazione naturale potrebbe essere quella di respingere la musica di questi artisti perché non professano esplicitamente la nostra Fede. Ma io vorrei controbattere dicendo che – e questo è quello che dico anche ai miei studenti – sono sotto molti aspetti i migliori testimoni di questa Fede, perché sono in qualche modo il compimento delle seguenti parole della lettera ai Filippesi: “Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:9-11).

Le seguenti canzoni sono profondamente sacramentali. E sebbene io non stia affatto sostenendo che si tratti di musica sacra, ci mancherebbe, sto però sicuramente facendo notare che in queste canzoni emerge, seppur in modo imperfetto, la gloria dei Sacramenti. Le esaminerò una ad una, tentando di mostrare il modo in cui celebrano – a modo loro – la vera bellezza dei Sette Sacramenti… fosse anche per sbaglio.

1. Billy Joel – The River of Dreams (Sacramento del Battesimo)

C’è una grande storia dietro la composizione di questa canzone. Senza dilungarci troppo, posso dirvi che Joel non voleva scriverla affatto. Principalmente perché sapeva che la canzone avrebbe avuto inevitabilmente dei connotati religiosi. Da ateo dichiarato qual è, non gli interessava minimamente riconoscere il divino. Eppure la canzone non l’avrebbe lasciato solo (fa pensare alla “caccia” che ci dà il cielo). La storia vuole che la melodia era così orecchiabile da averlo “seguito”, una mattina, persino dentro la doccia: “C’era religione in quella doccia”; ha poi spiegato. Il testo sostanzialmente racconta che di notte Joel (da musicista) si trova costantemente a “camminare nel sonno”. Non letteralmente, ma si sente piuttosto come se stesse viaggiando in una terra fatta di visioni e fuochi scoppiettanti che lo lasciano col desiderio di avere sempre di più. E, cosa ancor peggiore, va lì per trovare risposte ma le risposte sono dall’altro lato del fiume. Che, come racconta lui stesso, è troppo lontano da attraversare. In questa canzone l’acqua agisce sia da barriera che da “agente di battesimo”. Il fuoco lo ispira, lasciandolo però con una sete irrefrenabile. La salvezza è a portata di mano, ma Joel sembra non coglierne affatto il suo più ampio significato. Noterai nel testo che riconosce lo scopo dell’acqua, eppure nella sua vita da sveglio – cioè da ateo – non riesce ad accettare quello che la visione gli sta chiaramente dicendo:

“Non sono sicuro di una vita dopo questa, Dio sa che non sono mai stato un uomo spirituale / battezzato nel fuoco io guado il fiume che porta alla Terra Promessa… Nel cuore della notte…”

2. Billy Joel – Only the Good Die Young (Sacramento della Confermazione)

Di tutte le canzoni della lista, questa potrebbe essere la più scioccante. Comunque, come detto prima, l’obiettivo non è quello di plaudire all’intento dell’artista, bensì di far notare che nonostante il suo intento, viene rivelata la gloria del Sacramento. Ben prima che Joel rivelasse al suo pubblico la sua inclinazione a guadare il fiume del battesimo, si è anche “immerso” in un’altra controversia. Secondo Joel stesso, questa canzone è stata scritta quale “ode alla lussuria” e mentre – ovviamente – questo significato emerge più volte nella canzone, emerge anche l’incredibile attenzione che lui dà ai dettagli sacramentali. Persino nei momenti di pausa questa canzone trasmette un ricco mosaico di immagini che mostra quanto meravigliosamente intricata (proprio come una cattedrale) possa essere la vita di un cattolico praticante; dalle vetrate, ai tempi, ai rosari, alle madonne e alle statue, ai santi che piangono, persino alle madri che pregano per le povere anime ribelle come la sua. Poche canzoni negli annali del rock ’n’ roll sono più platealmente cattoliche (anche se ironicamente) di questa. E poi c’è questa piccola gemma:

“Hai avuto un bel vestito bianco e una festa per la tua Cresima/ hai avuto un’anima completamente nuova, una croce d’oro…”

Come i molteplici doni dello Spirito Santo, questa canzone ci ricorda quanto Dio ci rende meravigliosamente ricchi nel Sacramento della Confermazione, donandoci le armi necessarie per resistere alle puerili e miopi tentazioni suggerite in questa canzone. Quindi, se “Virginia” (come è stata chiamata nella canzone) fosse stata veramente una ragazza in attesa di avvicinarsi al Sacramento, saggia, prudente e fedele alle sue promesse, allora ha davvero ottenuto il meglio da questa storia, soprattutto considerando le conseguenze a lungo termine di vivere una vita dedicata alla lussuria.

3. Audioslave – Like a Stone (Sacramento dell’Eucaristia)

A differenza dell’artista precedente, il cantante degli Audioslave (che è anche fondatore dei  Soundgarden, famosa band di Seattle) è più ciò che verrebbe definito un agnostico. Nella sua gioventù Chris Cornell ha frequentato la scuola cattolica, ma dopo quell’esperienza non si è mai avvicinato realmente ad alcuna religione. Eppure, facendo attenzioni ai suoi testi, si nota il suo uso non proprio sporadico di elementi religiosi. Ad esempio nella canzone Black Hole Sun scrive: “…Nella mia gioventù ‘ho pregato’… per trattenere il cielo e mandare via l’inferno, nessuno canta più come te ora”. Nella canzone Show Me Howto Live, dichiara: “Qualcuno mi porti un sacerdote per mettere a letto la mia mente, questo suono costante nella mia testa! È questa la cura o la malattia?!” Inoltre, in alcune occasioni, ha persino interpretato magistralmente l’Ave Maria. Ma la cosa che fa riflettere di più è, nella sua canzone Like a Stone, il fatto che racconti la storia di un uomo alla fine della sua vita mentre legge “un libro” che è sospettosamente simile alle Scritture. Mentre l’uomo lo legge prova un tremendo senso di rimorso – non solo per quello che lui ha commesso di sbagliato, ma anche per tutto ciò che ha “benedetto” e che non avrebbe dovuto (un’intuizione brillante). Sebbene il riferimento all’Eucaristia in questa canzone sia sottile, tuttavia è potente:

“… E sul mio letto di morte/ Pregherò gli dei e gli angeli/ Come un pagano/A chiunque mi porterà in cielo/In un posto che ricordo/Ci sono stato tanto tempo fa/Il cielo era ferito/ Il vino era sangue/ E mi ci hanno condotto… Nella tua casa, dove voglio stare…”

Verace nei confronti dei suoi dubbi ma anche deliziosamente aperto al Signore e alla sua venuta, descrive molto bene la brama che una persona potrebbe avere alla fine della sua vita. Come un pagano giusto, lui attende l’arrivo del suo Signore, qualcuno con cui “desidera” cenare. Quindi, nonostante la sua dichiarata ambivalenza nei confronti della Chiesa, sceglie un’immagine che assomiglia molto a qualcosa del suo passato: un tenue, seppur vivido, ricordo d’infanzia sull’Eucaristia.

4. Sting – All this Time (Unzione degli infermi)

Quasi ogni artista in questa lista ha qualche aspetto in comune. Per esempio, molti sono di cultura ebraica e/o cattolica. E sebbene, paradossalmente, il simbolismo cattolico sia come fuoco per la loro immaginazione, sono più che incerti su cosa pensare davvero della Chiesa Cattolica in quanto istituzione. Sting non fa eccezione. Le musiche e i testi di Sting, che forse in questa lista rappresentano l’elemento che più facilmente richiami i sacramenti, accarezzano sempre un’atmosfera medievale. L’album Soul Cages è forse quello che più si avvicino a questo particolare spirito. Tutte le tracce dell’album sono state scritte subito dopo la mort del padre. Ne consegue che, come dichiarato da Sting stesso, i testi si concentrano sulla sua infanzia e sulla storia della sua città d’origine. Lui non è stato particolarmente vicino a suo padre, quando era vivo; questo albu rappresenta quindi un tributo al padre, da morto. Essendo cresciuto nei pressi di un fiume (e, spiega lui, all’ombra di un porto), ha immaginato di seppellire suo padre in madre, soprattutto perché suo padre ha sempre voluto viaggiare, ma non è mai stato sufficientemente stabile da un punto di vista economico per farlo. Ad ogni modo, questa canzone parla del complicato rapporto con il padre, associato al costante e profondo desiderio di Sting di seppellire suo padre in mare. Il testo della canzone cerca di contrastare il suo desiderio di “seppellire il padre in mare” con i “rigidi” dettami della Chiesa in merito al seppellimento cristiano:

“Due preti sono venuti a casa nostra stanotte/Uno giovane, uno vecchio, per offrire preghiere al morente e per offrirgli l’Estrema Unzione. Uno per imparare e uno per insegnare in che modo soffia il vento freddo … Se potessi fare a modo mio/ Prenderei una barca sul fiume e seppellirei il vecchio, lo seppellirei nel mare… Beati i poveri, perché erediteranno la terra/ Meglio essere poveri che essere grassi agli occhi del bisognoso/ Pronunciando queste parole giuro di sentire il vecchio ridere: ‘A che serve un mondo esausto e per cosa potrebbe valere la pena?”

Mentre, di nuovo, il tono e palesemente cinico, soprattutto nei riferimenti cattolici e biblici, l’humor (seppur nero) non avrebbe alcun effetto se non avesse la peculiare bellezza e la poetica evocatività dei riti cattolici… soprattutto quelli che, come in questo caso, vengono amministrati per ultimi.

5. Mercy Street – Peter Gabriel (Sacramento della Confessione)

Ci sono tantissimi film che usano il Sacramento della Penitenza/Confessione/Riconciliazione (come volete chiamarlo) per dare drammaticità alle proprie sequenze. Ma non ci sono molte canzone che lo citino direttamente. Forse la ragione è che, in un certo senso, la musica stessa è un tipo di confessionale (anche se va detto che in questo particolare tipo di confessionale alcuni si vantano dei propri peccati). Ad ogni modo, Mercy Street (Via della Misericordia) menziona esplicitamente il Sacramento della Confessione. Grande ammiratore della poetessa Anne Sexton, Peter Gabriel ha voluto scrivere dei testi che potessero racchiudere parte dello spirito che ha animato la poetessa:

“Da nessuna parte nei pallidi, verdi e grigi corridoi/ Da nessuna parte nelle periferie della fredda luce del giorno/ Là in mezzo a tutto quello, così viventi e sole / Le parole sostengono come ossa / Sognando Via della Misericordia/ Dove si è capovolti/ Sognando Via della Misericordia/ Di nuovo nelle braccia di tuo padre…”

Lo stesso Gabriel è un paroliere fantasioso, e talvolta si è contraddistinto per introdurre temi religiosi nelle sue canzoni (cfr In Your Eyes, Solsbury Hill e Here Comes the Flood). Ma Via della Misericordia è una canzone meravigliosa e consapevole, dove sembra esserci tuttavia un accenno di cinismo, seppure solo nel punto in cui ci sono riferimenti alla Confessione:

“Tirando fuori le pagine da cassetti che scorrono lisci/ Estraendo nell’oscurità parola dopo parola/ Confessando tutti i segreti in una calda scatola di velluto/ Al prete/ Lui è il dottore/ Lui può gestire gli shock…”

Ma persino quando mostra quello che potrebbe sembrare un approccio itterico nei confronti del rito, ammette, anche se fosse per sbaglio, la vera natura del sacramento. Nella seguente strofa:

“Sognando tenerezza/ un tremito sulle labbra/ sulle labbra di Maria, che baciano…”

Il sacramento della Riconciliazione è un paradosso dove “la giustizia e la misericordia si baciano”. Il figlio che davvero conosce il Padre corre verso le Sue “braccia paterne”, perché sa che lì troverà la vera pace.

6. Leonard Cohen – Joan of Arc (Sacramento del Matrimonio)

Nato da stirpe ebraica, in questo periodo Leonard Cohen si descrive come un buddista. Ma qualsiasi sia la ragione, è capitato più volte di aver avuto un’inclinazione a scrivere canzoni su santi cattolici. A parte la sua celebre canzone “Alleluia” (che è certamente più in linea con la sua eredità ebraica), ha scritto una canzone chiamata “The Song of Bernadette”, interpretata da Jennifer Warnes (che potresti conoscere per canzoni come Up Where We Belong, Right Time of the Night e I Had the Time of My Life). Un altro pezzo meraviglioso scritto da Cohen e interpretato da Warnes è Joan of Arc. Se anche non vi fosse musica alcuna in questa canzone, il concetto sarebbe sufficiente per farla considerare un vero capolavoro. La storia descrive il martirio di Giovanna D’Arco. Ma ciò che è davvero unico di questa esecuzione è il fatto che Giovanna ha una conversazione con il fuoco che la sta bruciando. Si potrebbe pensare che questo dialogo sia tutto fuorché romantico. Invece questo notevole dialogo finisce col diventare una discussione sull’imminente matrimonio di Giovanna e del compimento dei suoi voti…

“ ‘Il fuoco rende poi il tuo corpo freddo/ Ti dò il mio da abbracciare’/ Dicendo così, è entrata dentro/ Per essere questo/ Per essere la sua sola sposa. E dentro nel suo fiero cuore/ Ha preso la polvere di Giovanna D’Arco/ E su, sopra gli ospiti di questo matrimonio/ Ha appeso le ceneri del suo vestito nuziale”

Meravigliosamente Cohen, un auto-proclamatosi buddista, comprende quello che oggi pochi cattolici capiscono, che l’estremo scopo del sacramento del matrimonio (per non parlare della santità stessa) è di prepararci per l’eternità nel “fiero cuore di Dio”.

7. Eleanor Rigby – The Beatles (Sacramento dell’Ordine Sacro)

Paul McCartney è stato cresciuto da cattolico, ma la sua fede d’infanzia appare raramente nella sua musica. A parte canzoni come “Let it Be,” è difficile trovare alcuna influenza diretta del cattolicesimo nella sua musica. Ma da questo punto di vista Eleanor Rigby è molto interessante. È un’ode, un’espressione di simpatia a tutte le “persone sole” là fuori. È interessante notare che tutte queste “anime tristi” sembrano incontrarsi attorno a una chiesa, come se la loro tristezza fosse aggravata dal fatto di essere in chiesa e di non potersene andare:

“Eleanor Rigby prende il riso nella chiesa in cui è avvenuto il matrimonio/ Vive in un sogno/ Aspetta alla finestra, con una faccia che tiene in un barattolo vicino alla porta/ Per chi sarà mai?”

E poi c’è il povero Padre McKenzie, che deve di certo essere un uomo solo e miserabile, perché nessuno – in pieno possesso delle proprie facoltà mentali – vorrebbe diventare un prete, a meno che si sia stati costretti a farlo dalla propria inettitudine sociale. Scherzo, ma questa deve essere stata – grossomodo – la percezione di McCartney, altrimenti non avrebbe reso la chiesa il terreno fertile per una tragedia simile.

“Padre McKenzie sta scrivendo parole di un sermone che nessuno ascolterà/ Nessuno si avvicina/ Guardatelo al lavoro/ Mentre rammenda i calzini di notte, quando non c’è nessuno là/ Cosa gli importa?”

Non nego che questi scenari siano molto reali, ma vorrei far notare che la simpatia di McCartney è in qualche modo fuori luogo. La tragedia non è che questi “perdenti solitari” siano bloccati in chiesa, ma piuttosto che ci sono innumerevoli persone sole in questo mondo che non hanno neppure tale conforto. Questo è ciò che fa veramente male. Invece ciò che è incoraggiante è che sia la chiesa che il clero offrono una casa, uno scopo e una comunità a queste persone. Perché Eleanor Rigby va in chiesa? Di certo non perché la chiesa, in quanto tale, sia deprimente, ma piuttosto perché potrebbe essere l’unico posto dove si sente la benvenuta. La vera tragedia è che Paul McCartney (e così tanti altri) può concepire il sacerdozio esclusivamente come una sorta di mancanza di aspirazioni. Come fa a sapere che Padre McKenzie non era un sacerdote per lo stesso motivo di Gesù Cristo, cioè per portare la Buona Novella ai poveri, soprattutto alle Eleanor Rigbys del mondo?

 [Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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