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Saresti in grado di toglierti la maschera e mostrare le tue ferite?

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Lucasfilm

padre Carlos Padilla - pubblicato il 10/05/16

Attraverso le mie ferite si vede Dio

Giorni fa mi sono messo a pensare alle maschere che non mi permettono di mostrarmi come sono. Sicuramente tutti indossiamo delle maschere, chi più, chi meno. Spesso anch’io mi nascondo dietro una maschera. Per non soffrire, per poter continuare a vivere.

Ricordo la storia del film Guerre stellari. Anakin nutre un desiderio molto profondo di amare e di fare il bene. È confuso e viene portato dal lato oscuro. Voleva amare di più e finisce per odiare. L’odio è più forte dell’amore? Non credo.

Nella sua lotta, e per via delle ferite ricevute, di quanto era rimasto limitato dopo il combattimento, può continuare a vivere il resto dei suoi giorni solo dietro una maschera, quella di Darth Vader, che intimidisce, allontana, terrorizza.

Spesso le maschere mostrano una realtà che non è vera. Mettono paura. Ci nascondiamo dietro una maschera per sembrare più potenti, più colti, più capaci, più indistruttibili. E ci allontaniamo. Ci costa di più amare ed essere amati.

Ci nascondiamo perché gli altri non ci feriscano con le loro critiche e i loro giudizi. Ci nascondiamo perché siamo talmente feriti da credere che senza quella maschera forse non riusciremmo a continuare a vivere. Ci nascondiamo nelle nostre paure. Le maschere ci salvano perché ci proteggono nella vita. Evitano che gli altri continuino a ferirci.

Nell’ultima scena del film, Darth Vader chiede a Luke, suo figlio, di togliergli la maschera. Sa che senza di essa morirà, ma vuole guardarlo un’ultima volta con i suoi occhi. Sa che l’amore di Luke lo ha salvato anche se ora perderà la vita. Quando si toglie la maschera non appare un volto terribile, ma il volto indifeso di un anziano.

L’amore è l’unica cosa che riesce a farci togliere le maschere e a mostrarci come siamo davanti agli uomini. Quando so che qualcuno mi ama davvero, senza condizioni, allora posso mostrarmi davanti a lui come sono. Nella mia debolezza. Con le mie manie e i miei difetti. Con le mie ferite e le mie passioni.

Per questo, quando mi sento ferito e penso che gli altri possano ferirmi di nuovo, mi nascondo dietro la mia maschera.

Sogno di avere meno maschere. Di essere più libero e di lasciar vedere le mie ferite. So che se faccio così diventano finestre che mi trascendono. Attraverso le mie ferite si riesce a vedere Dio. Una persona pregava: “Posso essere umano, fragile e debole perché gli altri possano vedere attraverso le mie ferite la tua forza, la tua grazia e la tua luce”.

L’amore dà la vita, l’odio mi distrugge. L’amore mi libera dalle mie maschere. L’odio mi fa nascondere.

Leggevo qualche giorno fa: “L’odio ti uccide, ti distrugge. L’odio è del male, non ti lascia vivere. È come un peso che aumenta ogni giorno. Il tuo zaino pesa sempre di più, e la tua vita diventa sempre più triste. Con l’odio non si può essere felici” [1]. L’odio diventa una maschera. Ci nascondiamo e ci distruggiamo.

Penso che davanti a Gesù non ho maschere. Amo e basta. Conosce meglio di chiunque altro ciò che ho dentro. Sa chi sono. Conosce i miei limiti. La mia storia sacra e la mia ferita. Il mio cammino di santità. La mia verità più chiara. Mi conosce e mi ama come sono. Senza maschere.

[1] Suor Letizia, O.P., Si no puedes perdonar, esto es para ti.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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