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Cervantes, papa Francesco e il pettegolezzo

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SIAME - pubblicato il 23/04/16

“Fare e parlare male è una cosa che ereditiamo dai nostri progenitori e succhiamo con il latte... non mormoriamo da qui in poi”, diceva il grande scrittore

Oggi, 23 aprile, si celebrano i 400 anni dalla morte di Miguel de Cervantes Saavedra. Leggere e studiare le sue opere è quasi d’obbligo, e in questo compito si scopre uno scrittore cristiano, battezzato nella sua città natale, Alcalá de Henares, il 9 ottobre 1547.

Cervantes si unì alle milizie cristiane nella battaglia di Lepanto, che mise un freno all’espansione islamica in Europa, e nelle sue opere ci sono numerosi riferimenti alla sua fede e innumerevoli citazioni che mostrano il suo essere cattolico.

Due giorni prima di morire scrisse una lettera al suo mecenate, Pedro Fernández de Castro y Andrade, nella quale affermava: “Ieri mi hanno dato l’estrema unzione, e oggi scrivo questa lettera. Mi resta poco tempo”.

Cervantes chiese di essere sepolto nella chiesa del Convento delle Trinitarie Scalze, congregazione che lo aiutò a recuperare la libertà dopo che era stato fatto prigioniero in Algeria.

In uno dei suoi testi esemplari, Il matrimonio ingannevole, Cervantes parla della mormorazione, tema che è stato affrontato anche da papa Francesco. Entrambi sottolineano la gravità di questo fatto.

Cervantes dice: “Un mormoratore maldicente ha appena rovinato dieci casate e calunniato venti brave persone, e se qualcuno lo riprende per ciò che ha fatto risponde di non aver fatto niente… Deve sapere molto e dev’essere molto controllato chi vuole sostenere due ore di conversazione senza toccare i limiti della mormorazione; perché io vedo in me… che le parole mi arrivano sulla lingua come mosche sul vino e tutte maliziose, di mormorazione… Fare e parlare male è una cosa che ereditiamo dai nostri progenitori e succhiamo con il latte… Non mormoriamo da qui in poi”.

Papa Franncesco, dal canto suo, ha detto che “dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo”.

Sia il papa che Cervantes concordano sul fatto che prima di mormorare sia meglio mordersi la lingua: “Ogni volta che contravverrò al precetto datomi del non mormorare, mi morderò la punta della lingua in maniera che mi dolga e mi faccia ricordare dell’errore, perché più non vi ritorni”, scrisse il letterato.

E papa Francesco ha detto: “Non sapete il male che fanno alla Chiesa, alle parrocchie, alle comunità, le chiacchiere! Feriscono. Un cristiano, prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! Sì o no? Eh, mordersi la lingua! Quello ci farà bene perché la lingua si gonfia e non può parlare e non può chiacchierare”.

Entrambi concordano poi sul fatto che, come dice Cervantes, “l’umiltà è la base e il fondamento di tutte le virtù, e senza di essa non ce n’è nessuna… è madre della modestia e sorella della temperanza”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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