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Il teologo del papa boccia lo statalismo: mina la creatività e la responsabilità

Acton Institute

Kasia Artymiak/CC

Mirko Testa - Aleteia - pubblicato il 23/04/16

Un convegno dell'Acton Institute sulla Rerum Novarum tra rigurgiti di socialismo e appelli alla sussidiarietà

Lo statalismo produce un livellamento al ribasso degli standard morali e la moralità è il motore della storia, non la lotta di classe, come affermava erroneamente Marx. Così in sintesi e senza mezze misure il Teologo della Casa Pontificia, il domenicano Wojciech Giertych, che mercoledì 20 aprile ha preso la parola alla conferenza promossa dall’Acton Institute a Roma per commemorare i 125 anni della Rerum Novarum, l’enciclica di papa Leone XIII considerata la Magna Charta della dottrina sociale della Chiesa.

Un documento profetico che si oppose radicalmente all’avanzata del socialismo, svelando come quest’ultimo fosse non solo una falsa soluzione al problema dei poveri ma anche un rimedio peggiore del male perché danneggiava gli stessi operai, violava il diritto naturale di proprietà privata e nuoceva alla famiglia, oltre a creare scompiglio nell’ordine sociale.

“Oggi, nonostante la deriva socialista di alcuni politici – ha detto Giertych entrando a gamba tesa sulle prossime elezioni presidenziali del Paese a stelle e strisce -, negli Stati Uniti c’è un ampio raggio di entità private autonome che sono autogestite e libere dalle restrizioni del diritto pubblico; molto più che in Europa”.

Un riferimento neanche troppo velato al senatore del Vermont Bernie Sanders in corsa per la Casa Bianca e che di recente ha parlato a un altro convegno sulla dottrina sociale della Chiesa, lo scorso 15 aprile, alla Pontificia Accademica delle Scienze Sociali. Il politico americano di 74 anni, con alle spalle oltre 35 anni di vita nel governo, si presenta come un “socialista democratico” e punta a rivoluzionare l’intero sistema economico e politico. Il suo cavallo di battaglia è quello di voler colpire i colossi bancari. Dichiara esplicitamente di ispirarsi alle democrazie scandinave – in particolare alla Svezia, con il suo mix di idealismo socialista e pragmatismo liberista –, e in una occasione, al ‘mega raduno’ a Prospect Park nel cuore di Brooklyn, ha persino citato l’Italia come il modello sul fronte del sistema sanitario che vorrebbe importare negli States.

Il teologo domenicano ha poi ricordato che negli Stati Uniti è possibile fare scuola ai bambini da casa senza l’interferenza del governo; è possibile fondare scuole private, college e università elaborando i programmi formativi localmente in modo sussidiario; così come è possibile fondare ospedali, istituti di cura e ospizi non controllati dallo Stato.

Al contrario, ha però evidenziato, “in Europa ciò è estremamente difficile poiché lo Stato, e ora anche un’entità sovrastale, attribuisce a se stesso il monopolio in tutti questi ambiti. La libertà religiosa è stata ridotta alla libertà di culto, ma il diritto di vivere secondo l’etica sostenuta viene messa in discussione nella vita privata come in quella pubblica. E poiché la tassazione è alta, i benestanti non sono inclini a sostenere le iniziative private. Al contrario, è possibile accedere a fondi statali e sovrastali, ma ciò implica l’accettazione dei lacci ideologici e amministrativi ad essi relativi”.

“L’estensiva interferenza governativa e sovrastale in ogni cosa, che è il canone essenziale del socialismo, porta a considerare lo Stato come una risorsa di salvezza secolare, che fa da garante della felicità e dell’appagamento in tutte le dimensioni della vita”, ha evidenziato dopo il Teologo del Papa.

“Ciò – ha continuato Giertych – produce nell’opinione pubblica un senso di dovuto, un’attribuzione a se stessi di tutti i diritti possibili, senza distinguere tra quelli innati e quelli acquisiti. Allo stesso tempo genera passività sociale e aspettative esagerate. Ci si dimentica che la felicità non consiste nella gratificazione dei desideri. Un eccesso di diritto pubblico a scapito dell’attivismo sociale dal basso porta sempre anche all’abbassamento degli standard morali“.

Ed ha detto di più: “Lo slogan marxista secondo cui la lotta di classe è il motore della storia è erroneo. Non è il conflitto violento a produrre un cambiamento positivo. A voler essere più veri, occorre dire che è la moralità il motore della storia“.

“E la pratica corrente dell’eccessiva spesa degli Stati – ha chiosato ancora il teologo domenicano -, che indebita le future generazioni, è grossolanamente immorale. Può essere identificata come un effetto collaterale della denigrazione della procreazione. Se l’uccisione dei non nati è considerata accettabile, impoverirli sembra essere un reato trascurabile. È anche la conseguenza dell’aver gonfiato i diritti generati dalle competenze e generosità esagerate e demoralizzanti dello Stato”.

A questo proposito, nel suo intervento all’incontro dell’Acton Institute mons. Kęstutis Kėvalas, vescovo ausiliare di Kaunas (Lituania), ha osservato come la Rerum Novarum, che faceva appello alla salvaguardia del diritto alla proprietà privata come diritto individuale e “sociale”, possa essere letta oggi come uno stimolo a riflettere sul diritto alla protezione delle opportunità di sviluppo delle aree della proprietà umana: l’iniziativa, la creatività e il lavoro collaborativo.

“I ricercatori che studiano gli effetti post-traumatici delle passate società socialiste – ha osservato mons. Kėvalas – sostengono che rimuovere la proprietà privata svaluta la responsabilità personale del lavoro e del sostentamento della famiglia, ma allo stesso tempo sminuisce l’autostima dell’uomo. Lo Stato che rimuove questo diritto fa di una persona un “mendicante” costantemente dipendente dalla benevolenza dei burocrati. Ciò implica disperazione, umiliazione e degrado. I ricercatori sostengono che l’alto consumo di alcol e il tasso di suicidi siano correlati a questo fenomeno.

Le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha continuato, mostrano proprio che i più grandi bevitori sono concentrati principalmente in Europa e negli ex Stati sovietici e che l’alcolismo è legato alla mancanza di autostima e all’assenza di opportunità di lavoro e creatività. Così come sempre nell’Est Europa c’è uno dei più alti tassi di suicidio al mondo. “Questo – ha commentato Kėvalas – si può spiegare col fatto che l’ideologia comunista non ha fatto soltanto danni materiali, togliendo l’opportunità di svilupparsi come nel resto del mondo occidentale. Ha tolto speranza e portato disperazione”.

Ecco perché, ha chiosato padre Robert A. Sirico, presidente e co-fondatore dell’Acton Institute, “indebolire o ignorare una solida comprensione del diritto di proprietà può portare a un indebolimento della libertà religiosa: l’abuso dell’espropriazione per pubblica utilità non solo può diminuire la libertà delle chiese nell’ottemperare alle proprie missioni; ma può anche colpire le famiglie servite dalle istituzioni religiose stesse”.

La tentazione di monopolizzare lo Stato come unico erogatore di benessere della società è una tentazione del socialismo. L’Europa dell’Est l’ha provata. Non ha funzionato. Il socialismo ha finito per uccidere le persone. Questo, dunque, il messaggio finale del convegno sui 125 anni della Rerum Novarum: sulla scorta delle esperienza del passato, occorre essere vigili su altri tipi di socialismo che arrivano da nuove forme di “collettivizzazione” della proprietà.

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